La sentenza su Berlusconi: alcune considerazioni

giovedì 16 febbraio 2023


Il fatto non sussiste”. Queste parole si ripetono con sempre maggiore frequenza nelle aule di tribunale. Già è duro accettare queste quattro parole in sentenze rapide, emesse dopo qualche giorno, dopo qualche settimana dal presunto “fattaccio” che origina indagine e processo. Se poi tocca attendere mesi, anni, quando si è fortunati non in carcerazione preventiva...

Nel caso di Silvio Berlusconi e delle sue presunte “cene eleganti”, ben 11 anni. Da quel che si è capito da una parte assolto perché il fatto non sussiste, cioè non esiste, non è esistito. Dall’altra tutto finisce in nulla per un cavillo: tutti i verbali delle ragazze chiamate in causa non sono utilizzabili perché andavano indagate e non come testimoni. Misteri giudiziari. Toccherà attendere le motivazioni per capire come si concilia il cavillo con il fatto inesistente.

Quello che si può dire già è che al di là dell’esito processuale, e quand’anche Berlusconi fosse stato condannato, giustizia non c’è a prescindere, se un processo si trascina per undici anni.

Più in generale, “cene eleganti” e tutto il resto non sono fatto penalmente rilevante e punibile. È fatto di costume. Se un politico, leader di partito, presidente del Consiglio possa avere o no certi comportamenti, lo decida l’elettore. Decida l’elettore se lo soddisfa un Parlamento che nella sua maggioranza crede alla favola della ragazza tunisina “nipotina” dell’allora presidente egiziano Hosni Mubarak. Non è affare di un tribunale, neppure quello di Milano.

Quel processo non doveva neppure cominciare. Magistrati e giudici non sono titolati a giudicare i pur discutibili e censurabili comportamenti privati di un politico. E soprattutto non per undici anni e concludere che “il fatto non sussiste”.

Infine l’ipotizzata commissione parlamentare. Per scoprire cosa? Che la magistratura fa e ha fatto politica, che ha debordato dai suoi limiti, che destra, centro e sinistra si sono illusi di poterli usare per le contese politiche ed extrapolitiche gli uni contro gli altri. È la scoperta dell’acqua calda. Si faccia piuttosto un bell’esame di coscienza, ci chieda perché la politica ha lasciato un vuoto poi occupato dalla magistratura. Si varino per cominciare tre riforme: separazione delle carriere; riforma dell’obbligatorietà dell’azione penale; responsabilità civile del magistrato. Quello che chiedeva di fare Giovanni Falcone e che tutti sembrano aver dimenticato.


di Valter Vecellio