Una politica estera eterodossa

mercoledì 15 febbraio 2023


È preoccupante la mancanza di veri statisti tra i leader del mondo occidentale. Stiamo vivendo un momento storico molto pericoloso perché nessuno dei politici che governano le democrazie ha il coraggio di scegliere la trattativa diplomatica alla guerra a oltranza. L’ultimo vero statista che ha governato l’Italia è Silvio Berlusconi. Personaggio scomodo per le sue idee eterodosse in politica estera. Leader politico pragmatico che non si lascia condizionare dall’opinione corrente che Volodymyr Zelensky sia l’argine ai valori della democrazia occidentale. Siamo sicuri che il presidente ucraino rappresenti quel campione della democrazia in contrapposizione all’autarca russo Vladimir Putin? Siamo certi che l’unica via percorribile alla risoluzione del conflitto tra la Federazione russa e l’Ucraina sia la fornitura di armi sempre più sofisticate? Le dichiarazioni di Berlusconi riprese al seggio elettorale “io, da presidente del Consiglio, a parlare con Zelensky non sarei mai andato. Senza i suoi attacchi in Donbass non ci sarebbe la guerra” sono state oggetto di un fiume di articoli sulla stampa di opposizione per tentare di alimentare pseudo-controversie tra il presidente di Forza Italia e la premier Giorgia Meloni.

La realtà è che Berlusconi non è per il “pensiero unico” e nessuno potrà mai impedirgli di avere una sua opinione soprattutto in politica estera. Il tempo, come si dice, è galantuomo. Aveva ragione, ex post glielo riconoscono tutti, quando ha cercato disperatamente di evitare la violenta defenestrazione dal potere a opera dei francesi e americani con l’avallo in Italia dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del colonnello Muammar Gheddafi. Il dittatore libico, comunque, garantiva stabilità politica nella sponda sud del Mediterraneo. La sua eliminazione fisica non ha risolto alcun problema, ma ha provocato una situazione di sostanziale anarchia che ha danneggiato l’Italia e ha fatto il gioco degli scafisti che si arricchiscono sulle spalle dei poveri migranti. Ancora più lungimirante fu la straordinaria opera diplomatica che portò allo “spirito di Pratica di Mare”, dove il 28 maggio 2002 George Bush e Vladimir Putin con una stretta di mano segnarono la fine della “Guerra fredda”. Analizziamo i fatti. Il presidente statunitense Joe Biden, per ragioni elettorali interne, ha cercato e trovato in Vladimir Putin il nemico esterno e in Volodymyr Zelensky l’argine ai valori democratici dell’Occidente.

Facendo leva sulle storiche pulsioni antirusse degli americani è riuscito a contenere le perdite nelle elezioni di Midterm. Adesso spera in una ricandidatura alle presidenziali. Le medesime ragioni muovono gli interessi del cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, che sono in crisi di consensi nei loro Paesi. Comportamento miope con obiettivi di breve termine senza considerare gli effetti devastanti su un’Europa che fa comodo Oltreoceano mantenere divisa. Così da permettere agli Stati Uniti di attuare una politica estera funzionale ai suoi interessi. La leader di Fratelli d’Italia non ha bisogno di legittimazione politica. Gode del consenso degli elettori italiani, ribadito nel successo elettorale alle Regionali in Lombardia e Lazio, che non amano essere solo portatori d’acqua degli interessi di Stati Uniti, Francia e Germania. Come con Silvio Berlusconi cercheranno in tutti i modi di indebolire l’azione dell’esecutivo. La differenza sostanziale rispetto ai governi Berlusconi è che oggi il centrodestra ha imparato la lezione ed è molto più unito e forte del passato!


di Antonio Giuseppe Di Natale