Pd, il morto che cammina

martedì 14 febbraio 2023


La “geometria variabile” del Partito democratico si rivela una débâcle alle Regionali di Lazio e Lombardia. Nel Lazio i dem erano alleati del Terzo polo, in Lombardia si presentavano con il Movimento 5 Stelle. Hanno perso malamente in entrambe le Regioni. Il segretario uscente Enrico Letta ha provato a farsi scudo coi dati che stimano il Pd al 20 per cento sia nel Lazio sia in Lombardia. Ma si tratta chiaramente di una battaglia di retroguardia: “L’Opa contro il Pd ha fatto male a chi l’ha tentata. Rimaniamo saldamente seconda forza politica e primo partito dell’opposizione”, ha detto. Per il candidato alla segreteria Stefano Bonaccini, “la sconfitta è in continuità con quella delle Politiche del 25 settembreDobbiamo chiudere questo capitolo e aprirne uno nuovo, dove il Pd torni centrale e attraente”. Anche più netta Elly Schlein: “Ora bisogna cambiare per davvero, nella visione, nei volti e nel metodo”. Il risultato delle Regionali era in parte prevedibile, “con il Pd ancora ripiegato su sé stesso e un centrosinistra diviso che regalano o quasi la vittoria alla destra, che pure è in difficoltà. Adesso dobbiamo chiudere questo capitolo e aprirne uno nuovo, col Pd che torna a fare il Pd”.

Lo dice Bonaccini in un’intervista a Qn. Il voto “degli iscritti nei circoli è già un segnale di questa voglia di cambiamento e alle primarie del 26 febbraio credo arriverà un’ulteriore spinta in questa direzione” aggiunge. Bonaccini è convinto che “senza un Pd che torni forte ed espansivo non c’è alleanza che tenga. Dal primo giorno della corsa per le primarie parlo di vocazione maggioritaria, perché il Pd deve tornare a essere centrale e attraente”. Le alleanze vincenti, “che sono necessarie, si fanno sui programmi e con il Pd in ​​una posizione di forza, allora sì che chi vorrà vincere dovrà confrontarsi con noi”. Alle primarie, “potranno votare tutti i nostri elettori, anche i non iscritti, e saranno una pagina nuova. Io mi rivolgerò a tutti gli italiani che non si rassegnano alla sconfitta ea un’Italia governata dalla destra”. Bonaccini è fiducioso “che prevarrà la volontà di costruire un Pd più grande e più forte. Non una sinistra di protesta o di testimonianza, ma con l’ambizione di tornare a vincere”. Per quanto riguarda le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sull’Ucraina “si tratta di parole gravi e pericolose. Ma il problema è più esteso, è tutto nella responsabilità di un governo che non ha una posizione condivisa sulla politica estera e sulle principali questioni europee: in pochi giorni hanno portato l’Italia in una condizione di isolamento e scontro con i principali alleati europei”.

Altrettanto dura l’analisi firmata da Elly Schlein. Alle Regionali “è andata male, sapevamo tutti che le condizioni di partenza erano difficilissime. Ma non è colpa dei candidati alla presidenza del Lazio e della Lombardia, che vanno solo ringraziati”. Lo dice la deputata dem in un’intervista a Repubblica. La colpa di questi risultati è “di chi per anni ha inseguito il centro, senza accorgersi che si stava perdendo la sinistra, un intero blocco sociale che ha preferito astenersi anziché votare Pd. Penso che mai come adesso serva una svolta netta: per rinascere, per risalire bisogna avere più coraggio”. Se “ci rifugiamo nell’usato sicuro non andremo da nessuna parte. Il Pd deve cambiare tutto ed essere un partito di sinistra che rappresenta chi non ce la fa. Sono rientrata per questo”. Tra gli sfidanti alla leadership “solo io non ho fatto parte del gruppo dirigente del Pd negli ultimi dieci anni, durante i quali si è rotto il rapporto con i nostri mondi di riferimento, che bisogna assolutamente ricucire”.

Per Elly Schlein, il dato dell’astensionismo “è quello che fa più male e quando ci guarderemo dentro credo si confermerà quanto già visto a settembre: sono le fasce impoverite a disertare le urne, quelle che non si sentono più rappresentate”. Elly Schlein crede poco “alle somme algebriche. Noi proponiamo battaglie che si possono e si devono fare insieme, e vediamo chi ci sta: salario minimo, congedo paritario, lotta al cambiamento climatico, per la sanità e l’istruzione pubblica che il governo vuole tagliare per favorire i privati​​. Bisogna ricostruire un campo raccontando un’alternativa possibile per l’Italia”. A destra “sono capaci di stare insieme nonostante le loro crepe profonde. Lo dimostrano le parole gravissime di Berlusconi su Zelensky. Sono divisi, ma finché dall’altra parte non si decide di unirsi intorno a un’idea di futuro del Paese sarà complicato batterli”.


di Redazione