Nato, dopo Stoltenberg potrebbe iniziare l’era Draghi

lunedì 13 febbraio 2023


Mario Draghi è in campo per sostituire Jens Stoltenberg alla guida della Nato. Dopo nove anni, il 63enne politico norvegese terminerà il suo mandato e l’ex premier italiano appare, secondo i rumors, l’ipotesi più accreditata per il cambio di guardia. Oana Lungescu, storica portavoce dell’Alleanza atlantica, ha aperto ufficialmente la corsa alla successione annunciando al Guardian che Stoltenberg non chiederà alcuna proroga dopo quella che gli era stata assegnata la scorsa estate, con la guerra in Ucraina iniziata da una manciata di mesi. E il conflitto sarà una variabile decisiva per la scelta del successore all’attuale segretario generale. La corsa al post-Stoltenberg era già iniziata, proprio tra gennaio e febbraio scorsi, all’inizio del 2022. L’ex primo ministro norvegese si avviava a terminare il suo mandato e a tornare in patria, come probabile numero uno della Banca centrale di Oslo. Ma la guerra ha cambiato radicalmente lo scenario. I leader della Nato hanno optato per prorogare, fino al 23 settembre 2023, il suo incarico. Stoltenberg ha accettato. Ora però “non ha intenzione di chiedere un’altra proroga”, ha spiegato Lungescu, azzerando così le ipotesi di una nuova riconferma. E a Bruxelles, ormai da mesi, si rincorrono le voci su chi sarà il successore. In pista, secondo le ipotesi più accreditate, ci sarebbe Draghi. L’entourage dell’ex presidente del Consiglio, tuttavia, smentisce “con decisione” l’ipotesi. Draghi – il cui nome era circolato anche per un possibile ruolo di inviato Ue per il Global Gateway – già in passato aveva fatto trapelare una certa distanza dalla possibilità di guidare la Nato.

Il suo profilo, però, tra i membri dell’Alleanza ha più di un estimatore. L’ex premier è certamente vicino agli Stati Uniti e a Bruxelles c’è chi caldeggia un esponente di un Paese del Sud per i vertici. La guerra ucraina, tuttavia, ha cambiato drasticamente gli obiettivi dell’Alleanza, tornata a essere centrale, soprattutto sul fronte Est. Da qui la risalita delle quotazioni dei Paesi baltici. Il primo ministro estone Kaja Kallas (la cui popolarità in Europa si è impennata dopo lo scoppio della guerra) e la sua omologa lituana Ingrida Simonyte accontenterebbero i tanti che, tra i membri Nato, vorrebbero una donna alla guida. La presidente slovacca Zuzana Caputova è un altro nome che circola, così come quello del ministro della Difesa britannico Ben Wallace, che ha tuttavia l’handicap della Brexit. A guidare la Nato negli ultimi 24 anni sono stati il britannico George Robertson, l’olandese Jaap de Hoop Scheffer, il danese Anders Fogh Rasmussen e il norvegese Stoltenberg. Con un interim di meno di due mesi affidato all’italiano Alessandro Minuto Rizzo. La distribuzione geografica resta un fattore che tutti, a cominciare da Joe Biden, dovranno prendere in considerazione. E in questo senso un altro nome, nei corridoi brussellesi, era stato fatto nelle scorse settimane, quello della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.


di Ugo Elfer