Pittelli, Cesa, Gratteri

giovedì 9 febbraio 2023


Accade questo: dopo ben tre anni e due mesi di privazione della libertà personale, una detenzione nel carcere sardo di Badu ’e Carros, una carriera professionale praticamente distrutta, costi personali e familiari irrisarcibili, l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e altri reati, nell’ambito della maxi-operazione contro la ’ndranghetaRinascita Scott”, si sente dire dal Tribunale del riesame di Catanzaro che gli strombazzati indizi di colpevolezza sono di fatto insussistenti. Tre anni e due mesi di calvario giudiziario, quelli però eccome se sussistono.

Riportare qui l’intera motivazione del provvedimento, oltretutto redatta in burocrate/giuridichese, risulta complesso, complicato, lungo e noioso. Basti un passaggio: l’intercettazione (perché le intercettazioni giocano un ruolo fondamentale) letta nell’intero contesto intercettato scagiona Pittelli. L’intercettazione va letta nell’intero contesto. Non piccoli brani scelti. E andrebbe soprattutto ascoltata, perché dal tono di voce si comprende molto, se non tutto.

Ma ora vale la pena di leggere il brano di un articolo pubblicato da Repubblica il 19 dicembre 2019: “Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, volto stanco ma soddisfatto di chi ha seguito personalmente le delicatissime operazioni… il motivo sta tra le carte dell’inchiesta, che non solo ha ricostruito assetti, gerarchie e affari di 9 locali di ’ndrangheta, 4 omicidi e 3 tentati omicidi per lungo tempo rimasti insoluti, ma ha toccato il più alto e fino ad oggi impenetrabile livello, in cui la ’ndrangheta si mischia con la politica, le istituzioni, la pubblica amministrazione. “La cosa che più mi ha impressionato in questa indagine – dice il procuratore Gratteri – è stato il livello di permeabilità alla ‘ndrangheta dimostrato da politica e istituzioni…. Per i magistrati “la messa a disposizione di Pittelli nei confronti di esponenti della ’ndrangheta reggina e via discorrendo è costante e sistematica”.

“Oggi è giornata storica e non solo per la Calabria”, commenta Gratteri. Chissà che giornata è quella dell’insussistenza stabilita dal Tribunale del riesame. In automatico, la memoria corre al 27 gennaio del 2021, quando giornali e tv annunciano una mega operazione che coinvolge Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, indagato per associazione mafiosa. Una quantità di articoli e, ancora, il procuratore Gratteri confida a Repubblica: “È quello che avevamo visto arrivare vent’anni fa: la ’ndrangheta che si traveste da imprenditore. E bussa alla politica. E la politica, per lo meno una parte importante di essa, risponde. Aprendo la porta”. Peccato però che Cesa, indagato e perquisito per associazione per delinquere aggravata dalla mafia, mesi dopo non è stato neppure rinviato a giudizio. Magari uno a questo punto vorrebbe avere qualche spiegazione. E il tutto è in uno stralcio dell’intervista rilasciata da Gratteri a Giovanni Bianconi per Il Corriere della Sera: “… Se altri giudici scarcerano nelle fasi successive non ci posso fare niente, ma credo che la storia spiegherà anche queste situazioni”. Tocca attendere la storia, dunque. Ma nelle aule di giustizia occorrono prove che si basano su fatti. E questo vale anche per la storia.


di Valter Vecellio