Giorgetti: “Ok a più aiuti di Stato con flessibilità sul Pnrr”

giovedì 9 febbraio 2023


Giancarlo Giorgetti invoca flessibilità sul Pnrr. “Possiamo essere d’accordo con l’aumento degli spazi per gli aiuti di Stato – afferma il ministro dell’Economia – ma in cambio di una flessibilità ampia sulla revisione di tempi e contenuti del Piano nazionale ripresa resilienza e di una riforma della governance europea che non penalizzi gli investimenti strategici”. In un colloquio con un gruppo di testate italiane e straniere, tra cui il Sole 24 ore e il Corriere della Sera, Giorgetti sostiene che “nel giro di due, tre settimane avremo i risultati della ricognizione sui progetti che abbiamo chiesto a tutti i ministeri. Probabilmente dovremo compiere la scelta dolorosa di rinunciare ad alcune iniziative” ma “se non rivedessimo il piano mi sentirei responsabile di spendere fondi pubblici per obiettivi non prioritari. Nel Pnrr ci sono opere non strategiche: per esempio siamo certi che tutti i progetti dei Comuni aiutino la crescita economica? Poi ci sono opere che si rischia di non riuscire a terminare entro il 2026. E mancano interventi essenziali”.

Ad esempio, “il governo punta a rendere l’Italia l’hub dell’energia dall’Africa, ma per riuscirci serve una rete in grado di trasmettere l’energia da Sud a Nord” e tra “i filoni da rilanciare ci sono poi l’acciaio verde e l’idrogeno, indispensabile per una transizione energetica che non ci renda dipendenti dalla Cina”. Sulla missione negli Usa dei ministri di Francia e Germania Bruno Le Maire e Robert Habeck, “non siamo stati informati” ma “la cosa non ci sorprende e non ci offende, pur sapendo che se l’avesse fatta il governo italiano ci saremmo attirati un coro di accuse di sovranismo e antieuropeismo”. La sua proposta è legare la liberalizzazione dei sussidi a regole meno rigide anche sui bilanci pubblici: “Non è che si può prendere solo un pezzo, gli aiuti di Stato, senza discutere del resto”. “Il punto di arrivo ottimale – osserva – sarebbe quello di un fondo strategico con cui l’Europa disegna davvero una strategia comune non solo su transizione energetica e digitale, ma anche su temi di cui si parla meno come difesa, aerospazio o materie prime critiche”, però “mi rendo conto che il tema non è politicamente maturo”.


di Duilio Vivanti