La manovra diventa legge, Meloni: “Fatte scelte politiche”

giovedì 29 dicembre 2022


Un fatto nuovo: più una conferenza stampa di inizio mandato che di un Governo “che ha lavorato un anno”. Così Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, nell’appuntamento con i giornalisti, nel giorno in cui la legge di Bilancio ottiene l’ok in Senato (107 sì, 69 no e una astensione).

La premier, salutando i cronisti, sostiene di considerare in maniera positiva “gli stimoli lanciati dal presidente dell’Ordine sull’affrontare i problemi dei giornalisti. Considero, sempre, che un giorno tornerò alla mia professione, che è quella giornalistica. Credo che i giornalisti debbano fare il loro lavoro con responsabilità, ma in condizioni di libertà, di stabilità, con salari adeguati a questa responsabilità. Sarò contenta di incontrare il presidente dell’Ordine per arrivare a una iniziativa del Governo su queste materie. Sono disponibile”. L’auspicio, per Meloni, è quello di lasciare una nazione orgogliosa, ottimista, “tutte cose che ci mancano. Quando si va all’estero, ci si rende conto di quanto ci sia grande voglia di Italia, di quanto siamo stimati. L’unico posto dove non c’è stima per l’Italia è all’interno dei nostri confini”. L’ottimismo, per la leader di Fratelli d’Italia, “è l’altra cosa. Bisogna dare la ragione per non mollare”.

La leader di Fratelli d’Italia – sul fronte politico – assicura di fidarsi dei suoi alleati. In sintesi: al di là dei dibattiti naturali all’interno della coalizione, e delle sfumature diverse nei programmi dei singoli partiti, c'è una visione comune, perché è normale che ci sia un dibattito. Poi contano i fatti. E, a seguire, parla della scelta fatta dall’Esecutivo. Ovvero di una manovra “politica”. La volontà è quella di mantenere le scadenze, in un clima positivo “all’interno della maggioranza”.

TEMA COVID

Sul fronte Covid e sul ritorno del virus, Meloni annuncia che sta pensando a un osservatorio. Poi, guardando più in là, spiega: “Per quanto accaduto in Cina, ci siamo mossi immediatamente, in coerenza con quello che abbiamo chiesto in passato. Abbiamo disposto il tampone per coloro che giungono dalla Cina… Ci aspettiamo che l’Unione europea voglia operare in questo senso. Abbiamo bisogno di capire se, chi sta arrivando, sia coperto dai vaccini o no”. Con la specifica: “Il lavoro è sulla responsabilità e non sulla coercizione. La situazione abbastanza sotto controllo”. Esiste, a tal proposito, “la campagna del Governo che invita alla vaccinazione, soprattutto gli anziani e i fragili, che sono i soggetti più a rischio e su cui mi sento di fare un invito più deciso” a vaccinarsi. “Per gli altri l’invito è di rivolgersi al medico, che ne sa qualcosa più di me”.

CUNEO FISCALE E REDDITO DI CITTADINANZA

Il presidente del Consiglio, in più, afferma che il Governo va avanti con la riforma fiscale. Allo stesso tempo, il lavoro proseguirà senza dimenticare che la situazione attuale è quella di “grande emergenza”. Meloni, a tal proposito, ricorda: “I provvedimenti energetici costano mediamente cinque miliardi di euro al mese. Il tetto del gas può cambiare il quadro, e se dovesse confermarsi cambiato, una parte di risorse potrebbe liberarsi per altri provvedimenti”. 

“Confermo che sulla riforma fiscale vogliamo proseguire secondo direttrici visibili già in manovra finanziaria, con le poste in bilancio”. Tra le strade su cui la riforma si deve muovere c’è “il taglio del costo del lavoro e su questo si deve fare molto di più. Abbiamo dato un segnale con il taglio del cuneo fiscale, ma su questo vorrei andare avanti. Il nostro obiettivo di legislatura sono 5 punti di taglio. Vedremo se riusciremo a fare questo”. L’altro obiettivo è promuovere una “tassazione che incentivi di più chi si mette in gioco e crea ricchezza: il tema è più assumi e meno paghi”.

“Vogliamo immaginare un nuovo tipo di dialogo con i contribuenti ma senza favorire l’evasione fiscale. Mi dispiace che non abbiate notato che nella manovra ci siano nuove assunzioni all’Agenzie delle entrate e la norma contro le aziende apri e chiudi. I condoni non ci sono nella nostra legge di bilancio. Le uniche cartelle stralciate sono vecchie più di 7 anni: allo Stato costa più riscuoterle che stralciarle”.

Per quanto concerne il reddito di cittadinanza e le offerte di lavoro, Giorgia Meloni spiega: “Quando si parla del tema della congruità, bisogna capirsi. Certo, non si deve e non si può parlare di lavoro sottopagato o di sfruttamento. Ma se la questione è non considero questa mansione all’altezza delle mie aspettative o dei miei studi, si tratta di un argomento diverso. Tutti vorremmo trovare il lavoro dei nostri sogni. Ma qua il tema è se preferisco stare a casa, invece di svolgere un impiego dignitoso”.

PNRR, CATASTO, QUESTIONE DEMOGRAFICA

Meloni, nel rispondere ai quesiti della stampa, confessa: “Sono contenta che il Governo italiano sia riuscito a raggiungere tutti i 55 obiettivi previsti per inviare ora la lettera (all’Ue, ndr) e richiedere la tranche di 19 miliardi di euro. Quando siamo arrivati – sottolinea – dei 55 obiettivi erano stati conseguiti 25. Abbiamo lavorato per terminare gli altri 30. Questa staffetta ha funzionato. Come? Con la scelta politica di concentrare le competenze del Pnrr sotto la guida di un unico ministero, e di mettere sotto la stessa competenza i Fondi di coesione europei, per evitare sovrapposizioni”. 

Nel dettaglio: “Abbiamo oltre 100 miliardi di euro di investimenti in opere pubbliche nel Pnrr. C’è un’interlocuzione quotidiana, che stiamo avendo con la Commissione europea. Il rischio è che le risorse non arrivino a terra. Una questione importante è semplificare: siamo tutti testimoni di come in Italia ci sia una storica difficoltà nello spendere risorse, nel portare avanti le opere pubbliche e lavorare velocemente. La riforma del Codice degli appalti – va avanti – è fondamentale in questo senso, per fare in modo che le risorse possano effettivamente essere spese”. In pratica, per Meloni la messa a terra del Pnrr “non è un lavoro facile, è molto complesso: è la questione a cui stiamo dedicando più tempo. Ma è un’occasione: dobbiamo spendere queste risorse, dandoci priorità strategiche. L’Italia deve usare le risorse del Pnrr, per darsi una strategia che non ha avuto negli ultimi anni. Costruivano ponti in dieci giorni duemila anni fa, forse ora qualche opera pubblica riusciamo a metterla a terra”.

Non solo: il presidente del Consiglio evidenzia che dall’Esecutivo non arriverà alcun aumento delle tasse per la casa. Mentre, sul catasto, osserva che “si può fare una mappatura delle costruzioni, ma da questo Esecutivo non partirà mai un aumento della tassazione sulla casa”. Soprattutto sulla prima casa, “che per noi è non pignorabile e non tassabile”. Altro capitolo è quello della questione demografica, ritenuta da Giorgia Meloni una priorità assoluta. Pertanto “anche la tassazione deve tenerne conto”.

I VOUCHER

“Dobbiamo fare attenzione a un mercato del lavoro profondamente cambiato, non c’è più solo il tempo indeterminato – ricorda Giorgia Meloni – è un tempo nel quale ci sono lavoratori che hanno necessità diverse. Penso ai voucher, una vicenda che riguarda alcune tipologie di lavoratori. Io credo che sia meglio normarle, diversificando le tipologie contrattuali e facendo i controlli, che rischiare che quel lavoro sia fatto in nero”.

INTERCETTAZIONI E RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

Giorgia Meloni, sulle intercettazioni, dice che rappresentano uno straordinario strumento a disposizione della magistratura, ma va limitato l’abuso, per evitare “quel cortocircuito nel rapporto fra intercettazioni e media, con intercettazioni senza rilevanza penale che sono finite sui quotidiani. Non credo sia giusto in uno Stato di diritto. Abusi ci sono stati e vanno corretti. Francamente, io la morale, da chi oggi è all’opposizione e quando era al Governo ha impedito che la Corte dei conti mettesse bocca sulle spese per la pandemia e ha approvato il condono di Ischia, non me la faccio fare. Ognuno risponde alla propria coscienza”. Parallelamente, “nei prossimi mesi lavoreremo per mettere a punto la riforma della giustizia col tema anche della separazione delle carriere”. Quello della giustizia, puntualizza Giorgia Meloni, “sicuramente è uno degli elementi che ci stanno a cuore. La riforma della giustizia per noi è una priorità, serve un Governo coraggioso e deciso, qualità che non ci difettano. È materia delicata, ma credo che questo Governo, mettendo insieme le anime della maggioranza, abbia complessivamente una visione molto equilibrata. Abbiamo scelto un ottimo ministro della giustizia che, coadiuvato da partiti della maggioranza, è molto deciso ad andare avanti”. “Il Parlamento ha presentato un ordine del giorno per chiedere il ritorno della prescrizione a come era prima della modifica del ministro Alfonso Bonafede e abbiamo dato parere favorevole. È una dichiarazione di buonsenso”, secondo Meloni, per evitare “che ci siano indagati a vita. Credo che su questo ci sia un consenso trasversale”.

IL PRESIDENZIALISMO

“Confermo che il presidenzialismo è una mia priorità – annuncia Meloni – punto a farlo entro questa legislatura. Può solo fare bene all’Italia, consente stabilità e governi che sono frutto di indicazioni popolari chiare. Sono sempre partita dal sistema francese, non perché sia il mio preferito, ma quello più condiviso. Penso a una riforma condivisa. Sullo strumento, bene la Bicamerale se utile, altrimenti è dilatorio”.

QATARGATE, “UN SOCIALIST JOB”

Sullo scandalo del Qatargate, Meloni rivela: “Una cosa mi ha molto innervosito: molti colleghi internazionali definiscono questi fatti con la locuzione italian job, come se fosse una macchia sulla nostra nazione. La vicenda non riguarda solo italiani ma anche belgi, greci ed esponenti di altre nazioni. Semmai, è un tema di partito, un socialist job. Se avesse riguardato i conservatori, sarebbe stato un conservative job. Riguarda una famiglia politica, ma non l’Italia. Va difeso l’orgoglio e l’onore della nazione che rappresento. Le responsabilità sono trasversali, non fra i partiti ma fra le nazioni. Su questa questione si deve andare più in fondo, senza fare sconti”. Poiché “le istituzioni, di ogni ordine e grado, non devono accettare una vulnerabilità in questo senso. Fondamentale sarà la risposta che le istituzioni europee e ciascuno di noi saprà dare”.

IRAN

“Sono stata colpita dalla storia di questa campionessa di scacchi (Sara Khadim al-Sharia, che ha preso parte al campionato mondiale in Kazakistan) che decide di partecipare togliendosi il velo. Mi ha fatto riflettere – confessa Giorgia Meloni – siamo abituati a gesti simbolici ma, di solito, i nostri non hanno conseguenze potenzialmente gravi. Questo riguarda lei e gli altri che in Iran stanno facendo gesti simbolici, sapendo che possono pagare prezzi altissimi. Ciò deve farci riflettere sul valore della libertà, che noi diamo per scontata”. Quello che sta accadendo in Iran, sottolinea Meloni, “per noi è inaccettabile e non intendiamo tollerarlo oltre. Abbiamo sempre avuto un approccio dialogante ma, se queste repressioni non dovessero cessare, e non si dovesse tornare indietro, l’atteggiamento dell’Italia dovrà cambiare”.

IL DIRITTO INTERNAZIONALE E GASDOTTI

“Confermo che, storicamente, i rapporti culturali con la Russia sono antichi e solidi. Infatti, ho difeso la scelta della Scala di dedicare la sua “prima” a un’opera russa. Le scelte del Governo russo non devono ricadere sul suo popolo e sui suoi cittadini. Voglio distinguere le due cose, ma quelle scelte ci sono, sono di violazione del diritto internazionale che, se fossero accettate, farebbero crollare la costruzione della legalità internazionale. Temo che il principio di chi, con l’uso della forza, possa invadere il vicino sia poco conveniente per tutti. Per noi – puntualizza Meloni – è inaccettabile: spero che la Russia fermi questa inaccettabile guerra di aggressione Sino a quando non accadrà, noi non ci fermeremo”.

“Stiamo lavorando per risolvere il problema della strettoia dei nostri gasdotti nel Centro Italia, che attualmente è troppo piccolina. Quando si risolverà, l’Italia avrà la possibilità di valorizzare anche diverse città del Sud del Paese, anche sul tema dell’approvvigionamento del gas e dei gasdotti”.

“BLOCCO NAVALE? LAVORO PER UNA MISSIONE UE”

“Non ho attuato il blocco navale per come molti di voi lo hanno raccontato in questi anni, ossia come un atto di guerra – specifica Giorgia Meloni – non lo intendo come mandare le navi della Marina contro i Paesi del Nord Africa e scatenare una guerra. La mia ipotesi è una missione europea, in accordo con le autorità nordafricane, per bloccare le partenze, formare degli hotspot e ridistribuire rifugiati in Europa. È quello su cui continuo a lavorare. Le cose si fanno con serietà. Abbiamo posto alcune questioni a livello europeo, che consentono oggi di discutere questa materia, come finora non è stato fatto adeguatamente”. A corollario, Meloni ricorda: “Abbiamo approvato una norma che riguarda il rispetto del diritto internazionale da parte delle organizzazioni non governative”.

LOTTA ALLA MAFIA

“La mia e la nostra battaglia per la legalità e contro la mafia sarà a 360 gradi. Confermo che la mia carriera è stata ispirata da Paolo Borsellino, il nostro primo provvedimento è stato contro la mafia, salvando l’ergastolo ostativo. Dispiace aver visto una opposizione così dura su un provvedimento di questo genere”.

MSI, 25 APRILE E INDOTTRINAMENTO POLITICO NELLE SCUOLE

Giorgia Meloni, inoltre, risponde “sì” a chi le chiede se parteciperà alle celebrazioni previste per il 25 aprile. E sul Movimento Sociale italiano chiarisce il ruolo avuto dal partito nella storia del Paese. Specificando: “Non mi torna il gioco al rilancio eterno, per cui si deve sempre cancellare di più. Il Msi è sempre stato chiarissimo sulla lotta all’antisemitismo, ha fatto il suo percorso. Oggi alcuni esponenti del Governo vengono da quell’esperienza. Ci sono arrivati con un voto democratico. Vuol dire che la maggioranza degli italiani non considerava quella storia impresentabile. E penso che anche questo si debba rispettare”. 

“Quello sui post relativi al Movimento sociale italiano è un dibattito che mi ha molto colpito. Credo che il Movimento Sociale italiano sia stato un partito che ha avuto un ruolo nella storia repubblicana, nel traghettare verso la democrazia milioni di italiani usciti sconfitti dalla guerra. È stato un partito della destra repubblicana, ha partecipato alle elezioni del Presidente della Repubblica, è stato pienamente presente nelle dinamiche democratiche, è arrivato al Governo prima del congresso che lo trasformò in Alleanza Nazionale. Uno può condividere le idee o no, ma è stato un partito della destra democratica, dell’Italia democratica e repubblicana... Ha avuto un ruolo molto importante nel combattere la violenza politica, il terrorismo. Era un partito che aveva la responsabilità di accompagnare persone che altrimenti avrebbero fatto scelte diverse. Non capisco perché qualcosa di assolutamente presentabile dieci, venti, trenta anni fa, quando partecipava alle elezioni dei Presidenti della Repubblica, debba essere impresentabile oggi”.

Invece, sulla scuola come luogo di indottrinamento politico, riflette: “Penso che ognuno debba avere le proprie idee, ma ritengo che chi ha la responsabilità di insegnare debba fare attenzione”.

BCE E AUMENTO TASSI

“La Banca centrale europea ha una sua autonomia, noi la rispettiamo. Così come la Bce rispetta l’autonomia della politica, così quando su qualcosa non si è d’accordo è normale dire come la si pensi – dichiara Meloni – nella situazione in cui ci si trova, sarebbe meglio evitare delle scelte peggiorative. È più utile gestire bene la comunicazione sulle scelte che si fanno. Altrimenti, si rischia di generare non panico, ma una fluttuazione sui mercati che vanificano il lavoro che i governi svolgono quotidianamente”.

Sull’aumento dei tassi, continua, “più o meno ci eravamo messi in sicurezza nella legge di bilancio. Abbiamo scontato l’aumento dei tassi, maggiori oneri per il nostro debito. Avevamo tamponato la situazione”.

IL TRATTATO DEL QUIRINALE

“Ho contestato il Trattato del Quirinale perché il Parlamento non era stato minimamente coinvolto – incalza Giorgia Meloni – quindi i contorni del Trattato non mi sono ancora chiarissimi, banalmente perché non ho avuto la possibilità di approfondirlo come avrei voluto. Mi pare che non sia ancora pienamente operativo. In ogni caso, non lo è in questo momento, perché io ed Emmanuel Macron in queste settimane, pur avendo parlato di mille cose, non ci siamo confrontati sulle materie oggetto delle varie discussioni. Mi riservo di valutare se il Trattato sia o meno operativo. Sulla base di questo deciderò come andare avanti”.

PATTO DI STABILITÀ E AIUTI DI STATO

“Le interlocuzioni sul nuovo patto di stabilità sono già iniziate – racconta Giorgia Meloni – non si è ancora entrati nel dettaglio, ma posso dire che siamo tutti d’accordo che non si possa tornare alle regole precedenti. Erano parametri sbagliati, a maggior ragione adesso che è cambiato il mondo. Penso che in passato il patto sia stato concentrato moltissimo sulla stabilità e poco sulla crescita. Ora, il nuovo patto deve essere più concentrato sulla crescita: torno su una mia vecchia proposta, quella di uno scomputo delle spese degli investimenti dal rapporto deficit-Pil. In una nuova versione penso che debba essere una delle prime regole”.

E di seguito: “La situazione molto complessa in Europa costringe a un cambio di passo, a un’accelerazione, a una visione completamente diversa, ad esempio sul tema degli aiuti di Stato. Ci troviamo in un’Europa in cui non governiamo più niente, mentre intorno a noi gli altri si organizzano. Il piano anti-inflazione rischia di produrre un’assenza di competitività per le nostre imprese. Possiamo continuare con le norme che abbiamo oggi in tema di aiuti di Stato, fondi per mettere in sicurezza le nostre aziende e tempi delle decisioni? Credo di no. Nellultimo Consiglio europeo – continua – abbiamo iniziato un dibattito molto interessante, che deve andare avanti. Si deve ripartire dalla ridefinizione delle catene di approvvigionamento. La globalizzazione senza regole non ci ha salvato. Per l’Europa, secondo me, la sfida non è gestire il quotidiano ma darsi obiettivi strategici: il primo che l’Ue deve darsi è come controllare le catene di approvvigionamento fondamentali, senza dipendere dal battito di farfalla. Oggi lo vediamo con l’energia, quando scoppiò i Covid l’abbiamo visto sui chip cinesi”.

EXPO 2030

“Da italiana e romana, penso che lExpo 2030 sarebbe una grande occasione, e non ci darei per vinti – dice Meloni, a proposito della candidatura di Roma all’esposizione universale – in passato sono stata polemica con chi credeva che un grande evento non dovesse celebrarsi in questa città, perché Roma non aveva gli anticorpi. Io penso che l’Italia e Roma abbiano tutti gli anticorpi per fare quello che vogliono. Noi siamo subentrati su Expo 2030 quando la questione era già avanti. Io ho segnalato questo nostro interesse ai moltissimi esponenti internazionali che ho incontrato, penso 30-40 persone fra capi di Stato e Governo, per capire come è messa la situazione. Intendo spendermi, anche in prima persona. Non posso garantire come andrà a finire. Io ho cominciato a lavorarci un po’ tardi rispetto a quanto mi sarebbe piaciuto fare, senza nulla togliere al lavoro del Governo precedente, e degli altri livelli istituzionali. Ce la mettiamo tutta, è una grande occasione. Ci stiamo lavorando, non ci darei per vinti, con garbo ma non ci darei per vinti”.

LE CONCLUSIONI

“Cosa ritengo di aver portato al Governo non lo posso dire io, lo possono dire gli altri: i miei collaboratori dicono che sono una persona veloce, questo serve e le donne lo sanno. Spero che la concretezza possa essere un valore aggiunto – termina Giorgia Meloni – la questione non è arrivarci, ma dimostrare che si può fare meglio e rompere tanti tabù e pregiudizi. Ho avuto sempre l’impressione che noi donne fossimo le prime vittime dei tabù che ci siamo autoimposte: alcune vittorie considerate tali, in realtà, non lo erano. In politica – rimarca – si pensava a un campo di battaglia alternativo, come se ci fosse un altro campionato. Ma non bisogna aspettarsi che gli altri ti regalino qualcosa. Se vuoi essere un leader ci devi diventare lavorando dal basso, non dall’alto. Non ci si può accontentare delle quote”.

LEGGE DI BILANCIO: LA FIDUCIA DEL SENATO

Disco verde a Palazzo Madama per la legge di Bilancio. Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, commenta: “Sono soddisfatto di questa prima manovra economica. La considero una missione compiuta. Scritta in tempi record e in una situazione di contesto eccezionale non positivo, il bilancio che abbiamo presentato rispetta gli impegni presi con gli elettori e ha maturato prima la fiducia dei mercati e delle istituzioni europee e ora, ancora più importante, quella del Parlamento. Prudenza, coerenza e responsabilità costruiscono fiducia. Avanti così”. E poi: “Ringrazio tutte le persone che mi hanno supportato in questo breve e intenso percorso: credo che gli effetti di questa manovra si vedranno nel tempo. È un testo coraggioso – insiste Giorgetti – con uno sguardo al futuro e alla costruzione di un nuovo assetto sociale, che privilegia e tutela i figli e le nuove generazioni senza trascurare la stabilità dei conti pubblici”.

Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, in sede di dichiarazioni di voto nota: “Noi siamo a fianco del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e di tutto il Governo, perché non abbiamo paura di queste cose. Abbiamo il desiderio e tutto l’impegno necessario per mettere in atto l’intero programma di Governo, a cominciare da questa legge di stabilità su cui votiamo convintamente la fiducia”.


di Claudio Bellumori