mercoledì 28 dicembre 2022
All’appello ne mancano tre, tutti italiani. Il quarto dei sette ragazzi evasi dal Beccaria il giorno di Natale è tornato in carcere ieri. È un giovane di origine marocchina di 17 anni. È stato rintracciato alle porte di Milano, in piazza Marinai d’Italia, a Sesto San Giovanni, dai carabinieri e poi consegnato alla Polizia penitenziaria. Uno dei quattro ragazzi presi è già comparso davanti al giudice delle direttissime che ha convalidato il suo arresto per evasione: ha raccontato che è fuggito perché voleva andare “in una comunità terapeutica”. Maggiorenne da alcuni mesi, di origini ecuadoriane, al Beccaria ci era finito ad aprile, ancora minorenne, con altri appartenenti alla Baby gang ‘Z4’, non esattamente una banda di Latinos, dal momento che era composta da ragazzi anche italiani, alcuni addirittura meno che quattordicenni, tanto da essere non imputabili.
Secondo Carlo Nordio, “quanto successo è l’ultima spia di un crescente e allarmante disagio giovanile, di cui tutti, ciascuno nel proprio ruolo, siamo chiamati ad occuparci. Confido che gli interventi, attuati e programmati da parte del ministero, possano contribuire a creare le migliori condizioni possibili perché non tornino più a delinquere i ragazzi ospiti degli istituti penali minorili”. Il ministro della Giustizia segue “con preoccupazione” gli sviluppi della situazione dopo l’evasione. Proporrà anche, spiega, “l’istituzione di un tavolo interministeriale”, sulla devianza giovanile. “Ho chiesto subito al sottosegretario Andrea Ostellari di verificare di persona la situazione dell’istituto, dove immediatamente sono andati anche vertici del Dipartimento della giustizia minorile e di comunità”, spiega il Guardasigilli.
Nei fatti del Beccaria, Nordio rileva “un aspetto positivo”: “trovo significativo che i familiari di almeno un ragazzo scappato l’abbiano spinto a costituirsi: è anche un segno di fiducia nelle nostre istituzioni e nei nostri validissimi operatori”. “Da qui – conclude il ministro della Giustizia – dobbiamo riprendere il nostro lavoro. Come ho detto già in altre occasioni, il contrasto alla devianza giovanile chiama in causa le istituzioni della giustizia, ma anche della scuola, della salute, della cultura, insieme al mondo dell’associazionismo e del terzo settore”, e per questo spiega che intende proporre “il prima possibile l’istituzione di un tavolo interministeriale, che coinvolga tutte le istituzioni e il terzo settore, per continuare ad osservare in modo costante il fenomeno della devianza giovanile e individuare soluzioni efficaci anche in termini di prevenzione”.
Per il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, sono comunque necessarie nuove strutture. “Per le carceri vedremo di recuperare in pochi mesi quanto altri non hanno fatto per anni – detto –. Mancano risorse, personale, carceri: il nuovo piano carceri è uno dei miei obiettivi che come ministro mi pongo”. Il cappellano, don Claudio Burgio, descrive la situazione, ancora tesa nelle ‘camerette’ del Beccaria spiegando che i ragazzi “sono agitati, sbattono sulle sbarre, chiamano gli agenti in continuazione per bisogni anche improbabili, sono provocatori a livello verbale”. Dai ragazzi, secondo il sacerdote, sembra però arrivare una sconfessione del gesto degli evasi: “Hai visto che siamo rimasti e abbiamo aiutato a mettere a posto? – gli hanno detto – per far capire che non assecondano queste ‘cavolate’. Il giudizio che hanno su chi è andato via è impietoso: li considerano dei bambini, immaturi”. Il messaggio che vorrebbe dare lui agli evasi è quello di “avere il coraggio ed essere per una volta nella vita responsabili. E capire che scappare non è la soluzione”.
Proseguono intanto le indagini per ricostruire con esattezza la fuga da film con l’utilizzo anche di un lenzuolo, attraverso un cantiere aperto nel carcere da 16 anni. Il procuratore dei Minori di Milano, Ciro Cascone, ha effettuato un sopralluogo.
In una intervista a Repubblica, Cascone sottolinea un dato che ritiene dirimente. “Un carcere minorile è cosa molto diversa da un carcere per adulti: occorrono investimenti, risorse e personale specializzato, con una formazione specifica”. Cascone è il magistrato che coordina l’inchiesta sull’evasione dei sette ragazzi dal carcere Beccaria. Il guardasigilli Nordio ha annunciato un tavolo ministeriale: “Di tavoli e cabine di regia – dice il magistrato – ne abbiamo visti tanti. Forse occorrono delle cosine semplici. Due: far funzionare quello che abbiamo e mettere risorse, risorse, risorse”. Rispetto all’evasione, “mentre tanti chiedono solo di chi sia la colpa, io dico: dobbiamo anche capire come operare in generale per recuperare questa platea. Questo è un interesse della comunità tutta, dei ‘perbene’. Invece questi minori continuano ad essere invisibili. E, nel migliore dei casi: un problema. Vuole un esempio? Lo sa che il Pnrr ci ignora completamente? Quindi il fattaccio del Beccaria deve servire ad accendere le luci non solo sulle carceri, ma sul mondo minorile: su cui non riusciamo a fare nulla, o quasi, prima che diventino giovanissimi indagati o detenuti”. In che misura il problema si aggrava? “Quest’anno ho avuto quattromila procedimenti penali, ed è più o meno in linea – risponde il magistrato – Ma ho avuto ben 9.500 nuovi procedimenti civili. Cosa mai vista. Il nostro massimo era 7mila. Dietro ognuno di quei numeri c’è una famiglia che non funziona, una forma di malessere e di disagio che affligge tantissimi minorenni”.
Il segretario nazionale della Fp Cgil Florindo Oliverio scrive un lettera indirizzata al Guardasigilli Carlo Nordio, e al Capo del dipartimento giustizia minorile e di comunità, Gemma Tuccillo. Richiede “un immediato confronto con i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento della giustizia minorile e di comunità per individuare le misure di urgenza che devono essere messe in campo ora per consentire la messa in sicurezza degli istituti, per tutelare il personale tutto, oggi stremato e demotivato, e per consentire così una adeguata risposta istituzionale alle istanze di recupero sociale che devono essere garantire ai minori in carcere”. Nella lettera di Oliverio – prosegue il comunicato – “sono diverse le criticità rilevate, ed evidenziate dalla Fp Cgil nel corso degli anni, che vanno dalla carenza di dirigenti penitenziari alle difficoltà che investono il Dipartimento di giustizia minorile e di comunità, in termini di risorse e di occupazione, fino alle questioni che investono la Polizia Penitenziaria”. Secondo Oliverio, “è indispensabile agire subito con soluzioni creative e coraggiose che tengano conto dell’emergenza che registriamo sia negli istituti minorili che negli istituti per adulti prevedendo un intervento finanziario che ad oggi, pur se richiesto, è stato ignorato da questo governo nella Legge di Bilancio in corso di approvazione”, conclude in sindacalista.
di Redazione