Pd, Franceschini sostiene Elly Schlein: “È la sinistra moderna”

martedì 27 dicembre 2022


Dario Franceschini si schiera. E, com’era ampiamente previsto, appoggia ufficialmente Elly Schlein nella corsa alla segreteria del Partito democratico. L’ex ministro della Cultura e capo della corrente AreaDem, plenipotenziario del Pd, si è sempre schierato con il vincitore. E, a suo avviso, prova a farlo anche stavolta, seppure i sondaggi, al momento, siano tutti favorevoli a Stefano Bonaccini. Ora Franceschini, chiare origini democristiane, prova a spostare gli equilibri e, in un’intervista al Corriere della Sera, pronuncia il proprio endorsement per la candidata più a sinistra. “Schlein – afferma – ha 37 anni e tutte le caratteristiche culturali e personali per essere la leader del Pd, in questo tempo nuovo”. Poi lancia una stoccata al segretario in pectore. “La generazione mia e di Stefano Bonaccini – sottolinea con divertita perfidia – ha guidato il partito ai vari livelli, dalla fondazione nel 2007 ad oggi, ed ora è giusto che lasci il passo”. Franceschini sottolinea: “Schlein rappresenta la sinistra moderna, non c’è niente in lei del vecchio armamentario ideologico del Novecento”. Per l’ex ministro, “dopo la pandemia e la guerra in Ucraina stanno cambiando tutti i punti di riferimento attorno a noi. In Europa, nel rapporto tra Stati e mercati, tra economia e ambiente, tra era digitale e diritti. Solo generazioni nuove possono capire e interpretare veramente questa stagione”.

Franceschini riflette: “In questo momento il Pd non ha bisogno di continuità e tranquillità, ma di un punto di frattura”. L’ex ministro della Cultura cita Giuseppe Tomasi di Lampedusa: “Purtroppo mi pare che la tentazione prevalente sia ancora un passo più indietro: cambiare poco perché non cambi niente. Altro che gattopardismo, Schlein deve cambiare tutto: gruppi dirigenti, abitudini, rendite di posizione, respingendo compromessi al ribasso, anche se a proporglieli fosse uno di noi che la sosteniamo”. Quanto al rapporto con Giuseppe Conte e il Movimento 5 stelle, l’esponente dem spiega: “Noi abbiamo iniziato il rapporto con i 5 stelle quando loro erano ancora una forza populista che era stata alleata con la Lega sovranista. Il percorso che hanno fatto con il Conte 2 e con il sostegno a Draghi li ha portati a spostarsi politicamente nell’area della sinistra”. E aggiunge: “Sono venuti nel nostro campo, anche grazie a noi, e questo politicamente è un risultato. Dopodiché, è naturale che stando così le cose si crei una competizione più diretta tra noi e loro. Ma può essere virtuosa. E sono convinto che Schlein, da questo punto di vista, sia molto competitiva con i 5 stelle”.

Inevitabilmente, le parole di Franceschini aprono uno squarcio nel Pd. Alessia Morani, componente della direzione dem, sostenitrice di Bonaccini, scrive polemicamente su Twitter. “Franceschini è un politico di razza e mi stupisco che possa dire, dall’alto delle sue 7 legislature, capogruppo alla Camera, sottosegretario e ininterrottamente ministro, che nel Pd dove è stato segretario deve cambiare tutto. Magari iniziare a dare l’esempio facendo spazio, no?”.

In soccorso di Franceschini ecco Stefano Vaccari, deputato e responsabile organizzazione del partito. “Leggo di dirigenti del Pd non più rieletti in questa legislatura (casuale?) che si scagliano, palesando un certo rancore, contro i contenuti dell’intervista di oggi di Dario Franceschini che ha sollevato un punto politico che meriterebbe di contro attenzione e riflessione”. Vaccari avverte “la necessità che con questo congresso una generazione di cui fa parte anche Dario Franceschini si metta di lato per favorire un cambio reale di classe dirigente per il nuovo Pd. Mi chiedo onestamente dove sia lo scandalo visto che tranne Elly Schlein tutti gli altri candidati hanno avuto ruoli di responsabilità in segreteria nazionale e alcuni anche al governo del Paese. Ciò non significa che chi si è candidato debba ora farsi da parte – conclude – ma non v’è dubbio che il tema esiste ed è un fatto e un dato politico che, trasversalmente, deve essere affrontato e risolto in questo congresso a cominciare da scelte diverse sulla composizione delle liste che determineranno la composizione del nuovo gruppo dirigente. Mi auguro che ci sia condivisione su questo perché, a prescindere da chi vincerà le primarie, non può che far bene al nuovo Pd”.

 


di Mino Tebaldi