Pd, Bonaccini assicura: “Se non prevarrò al congresso, aiuterò chi vince”

mercoledì 7 dicembre 2022


Stefano Bonaccini si augura che dopo il congresso non ci sia il rischio della scissione. Per queste ragioni, il presidente dell’Emilia-Romagna e candidato alla segreteria del Partito democratico, vuole rassicurare militanti e dirigenti. Parlando alla trasmissione Agorà, su Rai 3, Bonaccini è convinto che i candidati debbano evitare divisioni. “A partire da me e a partire da Elly e da altri o altre che vorranno aggiungersi alla candidatura, come ha fatto Paola De Micheli e se arriveranno altri anche loro”. Sulle parole del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, legate all’ipotesi di lasciare il partito in caso di vittoria di Schlein, Bonaccini dice che “Gori peraltro ha corretto e spiegato che non ha detto esattamente questo, ma io una cosa l’ho detta immediatamente, appena mi è stata chiesta: se io diventerò segretario lavorerò per un Pd plurale che includa la classe dirigente anche laddove ci siamo divisi, che però invece di parlare di noi, parli di problemi degli italiani, dei cittadini. Non ne posso più di parlare di nomi e cognomi del Pd. Se io non dovessi prevalere al congresso il minuto dopo darò una mano a chi vincerà il congresso, perché mi sono sempre comportato così”.

Per Stefano Bonaccini le accuse che gli vengono rivolte di essere un renziano fanno parte di un “dibattito surreale”. “Renzi vinse il congresso con oltre il 70 per cento dei voti. E quindi vuol dire che la gran parte di coloro che votavano Pd scelsero Renzi in quel momento, nel 2014, nove anni fa, perché lo riteneva una figura che poteva rappresentare una speranza. È andata come è andata. Abbiamo perso rovinosamente le elezioni politiche del 2018. Poi non è che sia andata molto meglio successivamente dal punto di vista elettorale. Renzi è andato in un altro partito e per me è andato in un altro partito sbagliando. Io sono sempre rimasto nel Pd”. Bonaccini si rivolge ai transfughi. “A chi parla di garantire il pluralismo e dal Pd ogni tanto se ne va o se ne è andato vorrei ricordare che c’è chi come me, e per fortuna tantissimi altri, che dal Partito democratico non se ne sono mai andati, anche quando magari c’era un’opinione che non si condivideva fino in fondo, perché in una grande famiglia bisognerebbe comportarsi così. Perché se ogni giorno si apre e si sbatte la porta a seconda delle proprie, non dico convenienze, ma idee, va a finire che tu fai fatica a tenere insieme la famiglia. Vorrei essere giudicato per quello che ogni giorno faccio o dico e non perché mi viene assegnato un cognome di altri”.

Bonaccini parla anche di alleanze. “Si fanno sui programmi. Fino a qualche anno fa il Movimento 5 stelle governava con Salvini e basta, oggi si definisce una forza progressista. Va misurato sui contenuti e i programmi. Due giorni fa ho proposto a Terzo Polo e Movimento 5 stelle di fare un’opposizione insieme, che per chi ha certi valori e sta nel campo riformista e progressista dovrebbe essere un must, cioè la difesa della sanità pubblica”.

Per Bonaccini, “questo Governo dice che aumenta i fondi per la sanità, ed è vero perché ci sono alcuni miliardi in più, ma a parte che erano già praticamente stati previsti dai governi precedenti, però con l’inflazione al 12 per cento ciò che ti do con la mano destra – aggiunge – te lo tolgo immediatamente con la sinistra. Siccome abbiamo forze politiche, in questo governo, che dove governano nelle regioni, a partire dalla Lombardia, hanno impostato un sistema, un modello sanitario che ha punte di eccellenza mondiali ma che per metà è privato, io sono contrario a un governo della sanità che veda favorire i privati. Terzo polo e M5s facciano insieme al Pd in Parlamento una battaglia durissima per prendere più risorse, perché non ci hanno riconosciuto né i costi del Covid né le spese energetiche”.

E sulla proposta del Terzo polo di prendere i fondi del Mes per la sanità, Bonaccini sottolinea: “Io proposi inascoltato di prendere i fondi del Mes due anni fa e a suo tempo c’era ancora più ragione di oggi. Detto questo, io sono uno di quelli che vorrebbe sedersi, discutere anche di questa proposta, se questo viene a beneficio dei cittadini”.

Il governatore parla anche della sua diretta competitor. “Pregi e difetti di Elly Schlein? Di difetti non ne parlo. Il pregio è di essere una persona molto perbene, appassionata e che può garantire davvero una apertura verso mondi ed elettori che magari non ci votavano e non ci votano. Io di Elly parlerò sempre bene, non mi sentirete mai dire una parola sbagliata, perché non sopporto più un Pd che ha visto a volte dilaniarsi tra scontri tra classe dirigente, invidia, ripicche. Noi dobbiamo farci scegliere, io per primo, dagli italiani, da coloro che vorranno partecipare alle primarie, prima gli iscritti e poi gli elettori, chiunque voglia venire il 19 febbraio, per le nostre qualità, non perché si denigra gli altri”.

Frattanto, secondo un sondaggio di Nando Pagnoncelli annunciato nel corso della puntata di ieri sera della trasmissione Dimartedì di Giovanni Floris, in onda su La7, il 25 per cento degli elettori indica Stefano Bonaccini come futuro segretario dem. A seguire Elly Shlein, con il 12 per cento, Paola De Micheli con il 6 per cento”. Il 22 per cento invece “ritiene che sarebbe meglio si presentasse qualche altro candidato e il 35 per cento non si esprime”. Tra gli elettori del Pd sondati da Pagnoncelli, tuttavia, “prevale nettamente Bonaccini con il 41 per cento, seguito da Schlein con il 21”.


di Mino Tebaldi