Le critiche strumentali al governo

martedì 6 dicembre 2022


È in atto una azione concentrica contro il governo di centrodestra che non si vedeva dai tempi dei governi presieduti da Silvio Berlusconi. I protagonisti della contrapposizione all’esecutivo, voluto dagli elettori sono: la Confindustria, i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, il sistema bancario e i “giornaloni”. Se la legge di Bilancio, predisposta a tempo di record dal governo di centrodestra, è riuscita a scontentare le tre corporazioni più potenti in Italia e il quarto potere, significa che il governo presieduto da Giorgia Meloni ha colpito nel segno. Perfino la Banca d’Italia, un tempo istituzione di grande prestigio e fucina di tecnocrati di grande competenza, attraverso l’intervento di un dirigente, ha criticato il governo sull’aumento al tetto al contante e sull’uso degli strumenti elettronici di pagamento, che comporterebbero, a suo giudizio, effetti sull’economia illegale e sulla evasione.

Affermazione che contrasta con quella della Banca centrale europea. I media di proprietà degli interessati grandi gruppi industriali e quelli di diretta proprietà della Confindustria (Il Sole 24 ore e Radio 24) hanno messo in campo una forza di fuoco contro il governo che ha come precedenti solo i governi politici espressione del centrodestra. Il presidente dell’associazione delle grandi imprese italiane Carlo Bonomi ha attaccato il governo adducendo come motivazione la insoddisfacente riduzione del carico contributivo sulle aziende (cuneo fiscale) e contestato l’ampliamento del Flat tax sul lavoro autonomo. In sostanza, se si riduce il costo del lavoro per le imprese e sui lavoratori subordinati è un bene, alleggerire il carico fiscale dei lavoratori autonomi e delle micro imprese è un incentivo all’evasione fiscale. Il giornale e la radio della potente associazione si sono subito schierati contro la politica di bilancio del governo.

I sindacati confederali, che ormai sono delle organizzazioni autoreferenziali e che non rappresentano più i lavoratori italiani, hanno trovato nel nuovo esecutivo un interlocutore non più disponibile a soddisfare gli interessi particolari dei loro assistiti. Le banche che sono state “autorizzate alla raccolta del risparmio e all’esercizio del credito” che dovrebbero finanziare le aziende (credito alla produzione) e le famiglie (credito al consumo) hanno da tempo ridotto la loro attività caratteristica. Infatti, sono in continua diminuzione i finanziamenti alle imprese e alle famiglie. Si sono trasformate in un supermarket di servizi piuttosto che finanziare l’economia reale. Vendono servizi lucrando le relative commissioni. Quelli che una volta venivano considerati servizi complementari (domiciliazioni delle bollette, custodia valori) e collaterali (gestione del risparmio) oggi sono tra le voci più importanti del loro conto economico.

I pochi prestiti fatti alle aziende sono ormai assistiti da garanzie pubbliche. Il sostegno alle “aziende di credito” è sotto gli occhi di tutti. Devi avere un conto corrente per poter ricevere l’accredito anche del più misero stipendio o salario. I conti correnti sono i più costosi d’Europa. Il self service bancario (Corporate banking, home banking, bancomat, cassa continua) ha permesso alle banche di ridurre prima il personale dipendente e la chiusura di molte filiali dopo. L’obbligo dell’utilizzo della moneta elettronica anche delle più piccole transazioni permette alle “aziende di credito” di lucrare ingenti commissioni senza alcun rischio d’impresa. Sono vere e proprie rendite di posizione. L’affermazione del dirigente della Banca d’Italia che ha detto che l’uso del contante costa alle aziende di più della moneta elettronica è una opinione discutibile.

Una cosa è certa che se un risparmiatore deposita 10mila euro in banca all’inizio dell’anno al 31 di dicembre se gli va bene se ne ritroverà 9.800 euro tra spese di tenuta del conto ed imposte.  L’unico appunto che abbiamo fatto al governo, è stato l’eccessiva prudenza sulla “pace fiscale”: avremmo preferito un condono tombale che avrebbe potuto essere dirimente per la soluzione di problemi che affliggono le piccole e medie imprese ovvero la struttura portante del nostro sistema produttivo!


di Antonio Giuseppe Di Natale