Pd, tra rischio scissione e il rebus Regionali

mercoledì 9 novembre 2022


Nel Pd alle prese con il congresso e le Regionali, la parola “scissione” non è più un tabù. Ne è convinto Dario Nardella. “Se noi non troviamo una base comune di valori tra posizioni diverse che in questi anni si sono manifestate nel nostro partito – afferma il sindaco di Firenze – noi possiamo anche rischiare una scissione”. Nardella parla del Pd alla sede della Stampa estera a Roma, nel corso di una conferenza stampa di presentazione del suo nuovo libro, La città universale. “Per evitare una scissione – prosegue – dobbiamo costruire un perimetro di valori e ideali nei quali ci riconosciamo tutti, è questo lo sforzo che secondo me va fatto ora. Io non attribuisco ai vari nomi che sono emersi o che stanno emergendo questa responsabilità è un problema di impostazione culturale che ci diamo noi come collettività politica, come comunità politica. In troppe occasioni mi è capitato di parlare con compagni e amici di partito che dicono se vince Tizio io me ne vado, se vince Caio io me ne vado. Ma secondo voi si può fare un congresso così?”. Per Nardella, “in assenza di un sistema di valori condivisi, e di una riflessione vera identità plurale, rischiamo di dividerci. Rischiamo una scissione peraltro alimentata dalle pressioni esterne, diciamo le cose come stanno. Come la questione delle alleanze: non si fa un congresso decidendo con chi ti allei, così consenti agli altri di condizionare le tue scelte”.

Sulla partita delle Regionali in Lombardia, si registra lo smarcamento di Luigi Zanda. “Non facciamo come alle Politiche – dice l’ex senatore del Pd – dove veti e attese inutili hanno determinato la sconfitta. Il nostro primo dovere è mettere al sicuro istituzioni come la Lombardia. Sostenendo il candidato con maggiori possibilità di mandare a casa Attilio Fontana e dare una lezione alla Lega”. In un’intervista al Corriere della Sera, Zanda si pronuncia in favore dell’alleanza tra il suo partito e il Terzo polo a sostegno della candidatura di Letizia Moratti alla presidenza della Regione Lombardia. Alla Moratti “i sondaggi attribuiscono ottime chance di vittoria. Ma il punto politico che mi ha colpito sono le ragioni per le quali Moratti ha rotto con la giunta Fontana. Ha denunciato che il centrodestra non c’è più né in Italia né in Lombardia e che al suo posto c’è una destra estremista. È un passaggio politico che le fa onore e che sarebbe sbagliato non condividere”. Letizia Moratti “è stata per molti anni col centrodestra. E il passato è importante. Ma per tutti, non solo per lei. Il Pd, fino a pochi mesi fa, sosteneva un governo di unità nazionale con Salvini, Berlusconi e Conte. Tutti per noi, fino a quel momento, avversari assoluti. Tuttavia, abbiamo governato per realismo politico. E non dobbiamo vergognarcene”.

Intanto, Carlo Cottarelli annuncia il proprio passo indietro rispetto a una possibile candidatura per il centrosinistra alla guida della Lombardia. “Che Moratti per il Pd non sarebbe stata accettabile, già lo sapevo. Io ho sperato in quell’alleanza” con il Terzo polo, “ma non ci sono alternative al chiamarsi fuori, se il Terzo polo propone un nome che non può essere accettato”. Certamente per l’economista c’è amarezza. “Sì, come negarlo? Però ho comunque un lavoro di grande responsabilità al Senato. E sono in ogni caso onorato che il mio nome sia stato considerato. Avevo semplicemente detto che, se fosse stata fatta una proposta da un’alleanza ampia e con una condivisone forte di programma, io l’avrei considerata seriamente. Ma così non è stato”.

Quella fra il Terzo polo e il Pd è una alleanza “di cui ha bisogno la Lombardia e in generale l’Italia, per me. Ma, al momento, non ci sono le condizioni, dato che il Terzo polo ha annunciato sostegno per la Moratti. Quello di Letizia Moratti è un nome molto difficilmente accettabile. Anzi, non accettabile dal Partito democratico e per validi motivi vista la sua storia politica, anche recente. Sinceramente non ho fatto calcoli, ho solo pensato che questo combattimento fra le due anime della parte politica a cui sento di appartenere, non mi sento di farlo”. C’è chi aveva ipotizzato anche un ticket tra lui e Moratti per la corsa alle Regionali: “Un ticket fra me e Moratti così non è possibile. Forse avrebbe potuto essere considerato se il Pd, principale partito della coalizione, avesse potuto esprimere il candidato presidente, la guida politica, tenendo Moratti come vice. Ma neanche questa ipotesi è percorribile, ora”, conclude.

Frattanto, Nicola Zingaretti domani mattina rassegnerà le sue dimissioni da governatore. A margine del suo evento di fine mandato, in piazza di Pietra, a Roma, Zingaretti annuncia la firma “dopo l’intervento alla Corte dei conti al decimo giudizio di parifica del rendiconto della Regione Lazio. Da domani divento un uomo libero. Ho ascoltato Giuseppe Conte. Rompe l’alleanza di centrosinistra che governa il Lazio, senza motivo, perché la Regione non ha mai autorizzato e mai autorizzerà nessun inceneritore. Lo abbiamo deciso noi da anni e non lo decide certo Conte. Non serve che ce lo ricordi”.


di Mino Tebaldi