mercoledì 9 novembre 2022
E se Leopardi avesse ragione?
Il marxismo e il socialismo reale, la sua applicazione pratica, che ha portato dove si è concretizzato povertà e miseria ancora oggi intende “salvarci” dalla nostra vita e dal nostro modello di sviluppo politico, economico e sociale, assicurandoci un futuro di disoccupazione, sottosviluppo, decrescita infelice, livellamento al ribasso, deindustrializzazione, ritorno nelle caverne, transumanesimo e postumanesimo, è risorto, o meglio non si è mai estinto ma solo mimetizzato, come l’araba fenice dalle sue ceneri trasfigurato nel più green e accattivante dei modi l’ambientalismo “verdista” intransigente. Con i soliti artifici retorici tipici del suo modo di agire, i fanatici del “green” hanno invertito i termini della realtà: hanno fatto passare l’idea che la presenza umana sulla terra pregiudicherebbe l’esistenza del pianeta, a causa di modelli produttivi (il capitalismo) che ne consumano le risorse “solo”, affermano i soloni dell’ambientalismo verde di fuori e rosso di dentro, per garantire utili e profitti agli speculatori delle plutocrazie dei “padroni” e non per far conseguire al genere umano una vita agiata, al riparo dalle fiere della foresta e dagli agenti atmosferici, come in effetti è grazie all’interesse individuale.
Contrariamente a quanto possiamo rilevare dalla vita concreta, cioè che l’umanità da quando è stata creata o da quando si è evoluta dal primo stadio dell’esistenza, pensatela come volete i termini della questione non cambiano, si è associata in comunità sempre più ampie, dalla famiglia alla nazione, per riuscire a colmare la mancanza di risorse e protezione che è connaturata alla sua stessa condizione precaria, utilizzando beni e facoltà che ha trovato nell’ambiente circostante, trasformandoli, valorizzandoli e rendendoli semplicemente utili alla sussistenza.
E cosa c’entra il capitalismo? per questi intrepidi attivisti, essendo il sistema economico-sociale caratterizzato dal possesso privato dei mezzi di produzione che coniuga intelligenza, libertà, successo e proprietà, è ritenuto da loro lo sfruttamento elevato a sistema, solo che ora caduto il mito del socialismo reale come soluzione alla profittazione dell’uomo sull’altro uomo, divenuto grazie al comunismo poi quello dello stato sull’individuo, bisognava elaborare un’altra utopistica ideologia, in cui questa volta da proteggere c’è l’ambiente dall’uomo, il tutto per giustificare l’invadenza del Leviatano nella sfera personale e per limitare libertà e proprietà.
E questo ci porta dritti dritti verso la nuova frontiera dello gnosticismo: l’ambientalismo verdista ed intransigente che è assurto a tema di politica degli stati col rischio di riportarci nelle caverne. Infatti, Eric Voegelin scriveva che per l’appunto lo gnostico crede che “se è possibile realizzare nell’ordine dell’essere un mutamento strutturale così completo da trasformarlo in un ordine perfetto di nostra piena soddisfazione, il dovere che si impone allo gnostico è quello di cercare la ricetta atta a determinare tale mutamento. La conoscenza – gnosi – del metodo per trasformare l’essere costituisce la preoccupazione centrale dello gnostico.
Quindi, la sesta caratteristica dell’atteggiamento gnostico consiste nella costruzione di una formula per la salvazione dell’io e del mondo, accompagnata dall’atteggiamento profetico tipico dello gnostico, il quale proclama di conoscere i mezzi per salvare il genere umano. Per potersi esprimere adeguatamente, l’atteggiamento gnostico ha prodotto un ricco e multiforme simbolismo nei moderni movimenti di massa”. Cosa che si nota ad occhio nudo nell’ideologia ecologista più spinta.
Attenzione! detto questo io penso che sia giusta la salvaguardia della natura, anzi del creato, ma coniugando scienza, tecnologia e sviluppo, senza farne delle neo religioni e nemmeno degradarli a sfruttamento, ma guardando queste attività umane per quello che sono: tentativi utili e mai ultimativi di miglioramento delle condizioni di vita generali. Cosa sarebbero infatti le nostre meravigliose città senza i processi di trasformazione che nei secoli hanno reso le rive dei fiumi luoghi confortevoli ricchi di monumenti, penso a quello che ha realizzato l’ingegno umano sulle sponde del Nilo, del Tevere o del Potomac su cui sorge la città di Washington? semplicemente dei lacustri abitati da serpenti e zanzare, in cui vivere sarebbe un inferno, come quello a cui vorrebbero riportarci i campioni del fanatismo verdista.
E inoltre come ci muoveremmo senza automobili, treni ed aeroplani? sfruttando ancora i bellissimi cavalli, i valorosissimi muli o i generosissimi asini? Ed ecco che arriviamo al sodo di una delle questioni: la mobilità sostenibile. Possiamo realizzarla a danno di imprenditori, lavoratori e consumatori o c’è anche un’altra via? Pretendono i neo gnostici dell’ecologia, tinteggiati con pigmenti di giada cinese, di farci abbandonare entro domani mattina il motore endotermico, che ci ha garantito comfort e sviluppo, per passare a quello elettrico o non si sa bene a cosa (idrogeno, e-fuel, alcool?) con costi elevatissimi, sia in termini di perdita di posti di lavoro reali, che di profitti per le aziende e possibilità per i consumatori, che non sono accettabili nel breve e medio periodo, anche se nel lungo forse sì.
Ovviamente non mi sogno di negare che l’industrializzazione ed il progresso tecnico scientifico abbia creato problemi per l’ecosistema, ma questo è naturale che fosse, visto che l’attività umana comporta sempre una modifica dell’ambiente circostante, che bisogna cercare di minimizzare, senza però pregiudicare la vita di coloro che questa “rivoluzione verderossa” se la vedranno calare dall’alto in maniera brutale.
E allora che fare? lasciare spazio alla ricerca in tutti i campi (elettrico, e fuel, idrogeno, idrocarburi), rendere stringenti le norme sui motori termici che già hanno raggiunto un elevato standard in termini di emissioni di CO2, e lasciare al consumatore di direzionarsi sul prodotto che lo appaga maggiormente nel pieno rispetto dei suoi gusti estetici, delle sue tasche e delle sue facoltà di scelta. Forse è questo che fa impazzire i più fanatici ambientalisti: la Libertà di scelta. La possibilità che l’individuo sappia decidere per sé quale sia la via per la autosalvezza, ammesso che ci sia. Li urtica a tal punto quest’idea che, pur di affermare la supremazia del collettivo sulla persona, sono disposti a rischiare di gettare sul lastrico un numero esorbitante di lavoratori, seicentomila solo in Europa secondo il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton, salvo poi accusare il capitalismo, invero la proprietà privata, come la causa ultima dello sfascio da loro provocato.
E le materie prime necessarie? Secondo sempre Thierry Breton avremmo un consumo di quindici volte più di litio entro il 2030, quattro volte più di cobalto e grafite, tre volte più di nichel per non parlare dell’energia elettrica, in tempi così sfavorevoli per il suo costo, che servirebbe per alimentare un tale sistema di trasporto pubblico e privato. Un grande affare per chi detiene le risorse, la Repubblica popolare cinese, un massacro per la nostra economia. La maschera verde del marxismo rischia di portarci verso una crisi ben peggiore dell’attuale. Ecco perché un governo che si definisce “liberale” dovrebbe cancellare, da un lato gli inutili incentivi statali per l’acquisto di una nuova “ecovettura”, cosicché saranno le case automobilistiche a realizzare prodotti sempre più economici e sofisticati che persino i loro dipendenti potranno acquistare senza indebitarsi, contemporaneamente elevare gli standard ecologici per le omologazioni, dilazionare e razionalizzare la tempistica della transizione energetica senza ideologismi e permettere la coesistenza di più soluzioni sia a motori termici che elettrici o diversamente ecosostenibili.
L’unico sovrano del mercato è il consumatore non il radical chic, veganverdista, degustatore transumano di cibo artificiale postumano realizzato dall’intelligenza artificiale, che vive in una bolla di utopismo, pronto, come il marxista classico, a sostenere di fronte al disastro che non ha sbagliato il pensiero ecologista ma chi lo ha applicato male. E se Giacomo Leopardi, come ho scritto in Il solco delle libertà, Palermo, 2021, edizione Fondazione Thule Cultura, avesse ragione quando ci mostra tutta la nostra arroganza nel credere di essere così potenti da modificare le sorti addirittura dell’universo? Infatti nel suo Dialogo della natura e di un islandese alla prima fa dire: “Se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei”. “Tu mostri non aver posto mente che la vita di quest’universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera, che ciascheduna serve continuamente all’altra, ed alla conservazione del mondo; il quale sempre che cessasse o l’una o l’altra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. Per tanto risulterebbe in suo danno se fosse in lui cosa alcuna libera da patimento”.
di Antonino Sala