Tajani: “Combattere l’immigrazione illegale, favorire quella legale”

mercoledì 26 ottobre 2022


“Dobbiamo combattere l’immigrazione illegale e favorire quella legale”. Così Antonio Tajani, ministro degli Esteri, intervenuto al convegno internazionale per i 50 anni della Fondazione dell’Avsi. Inoltre, ha sottolineato che la persona deve essere messa “al centro”.

Tajani, inoltre, ha aggiunto: “Non possiamo non avere un’azione forte dell’Italia e dell’Europa per lo sviluppo del vicino Continente africano. Dobbiamo fare di più nella lotta contro il terrorismo, per la pace. E sono azioni che dobbiamo fare con i governi africani. Lo stesso vale per l’America latina. Sviluppare azioni forti di collaborazione e coesione, creare joint venture, collaborare non colonizzare”.

Secondo il ministro degli Esteri “il contrasto alla violenza e a ogni forma di discriminazione nei confronti di donne e bambine è un pilastro dell’azione internazionale dell’Italia in materia di tutela e promozione dei diritti umani. Ricordo, a titolo di esempio, il nostro contributo di lungo corso ai programmi delle Nazioni Unite per la lotta alle mutilazioni genitali femminili e ai matrimoni forzati precoci e la nostra fattiva adesione all’Agenda Donne, Pace e Sicurezza”.

A seguire, Antonio Tajani ha notato: “In Niger le donne hanno subito e subiscono violenze inaudite. Violentate più volte davanti a padri e fratelli dai trafficanti di esseri umani che chiedono più soldi per farli salire sui barconi della morte. Questo non deve accadere mai più, mai più”.

Nel frattempo, è previsto per domani alle 12 – al Viminale – il primo Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Nella riunione, secondo quanto appreso, verranno approfonditi le questioni del contrasto ai flussi migratori irregolari e dell’ordine pubblico.

Sull’argomento, in colloquio con La Stampa, Piantedosi ha dichiarato: “Ho voluto battere un colpo per riaffermare un principio: la responsabilità degli Stati di bandiera di una nave”. Una posizione, questa, all’indomani della direttiva sulla condotta della Ocean Viking, battente bandiera tedesca e della Humanity 1, bandiera norvegese, ritenuta non proprio “in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”. Ciò perché “le operazioni di soccorso sono state svolte in modo sistematico in area Sar di Libia e Malta, informate solo a operazioni avvenute”. Gli sbarchi, ha aggiunto, “non dipendono solo dalle Ong. Però è anche vero, pur se negano, che queste navi umanitarie sono un fattore di attrazione per i migranti, il cosiddetto pull factor”.

Secondo Piantedosi, non è possibile accettare “il principio che uno Stato non controlli i flussi di chi entra. Io credo molto nei corridoi umanitari di Sant’Egidio. Frenare le partenze significa anche limitare le morti in mare, che mi ripugnano e che vedo ormai quasi non fanno più notizia”. Da prefetto di Roma, ha concluso, “ho visto a Roma gente che era sbarcata 2-3-4 anni fa, ha fatto richiesta di asilo, e adesso sta gettata in strada senza speranza. Chi parla di integrazione, di ruolo dei Comuni e dello Stato, non sa di che parla. Come? Chi? Con quali soldi?”.


di Redazione