Le mine lungo Palazzo Chigi e l’onore della destra

venerdì 21 ottobre 2022


In queste ore impazzano gli audio di Silvio Berlusconi e tutti lì a parlarne come se si trattasse del nonno un po’ suonato che straparla durante il pranzo di Natale nell’imbarazzo generale, tra una flatulenza e una bestemmia. Crediamo che si tratti di una lettura semplicistica: forse, mettendo a sistema gli ultimi giorni di vita politica del Paese, ci apparirà con più chiarezza un quadro diverso che non porta minimamente all’identikit del rintronato che sbrocca a reti unificate.

Silvio Berlusconi sta cercando di spiegare a Giorgia Meloni, per atti concludenti, che siamo tutti ricattabili. È per questo che sta seminando di mine la strada che porta a Palazzo Chigi. Per una serie di motivi a Forza Italia interessa occuparsi di giustizia ed editoria. Per gli stessi motivi Giorgia Meloni non intende cedere su questo versante. Silvio non è uno abituato a trattare alla pari con i suoi interlocutori o, quantomeno, non gli è mai capitato con i partner politici, affrontati sempre come dipendenti delle sue aziende (il “che fai mi cacci” di Gianfranco Fini è emblematico). Qui stiamo parlando per giunta di una giovane donna dalla quale egli dovrebbe andare con il cappello in mano a questuare. Una cosa anche psicologicamente inconcepibile per il nostro dolce amico di Vladimir Putin. Ed è per questo che, dopo la fallita interdizione ai danni di Ignazio La Russa e dopo la cialtronata degli appunti contro la leader di Fratelli d’Italia “casualmente rubati” da un solerte fotografo, sono arrivate le interviste in cui il presidente di Forza Italia annunciava urbi et orbi il nome di Maria Elisabetta Alberti Casellati al ministero della Giustizia, nonostante sulla cosa non ci fosse alcun accordo.

Di fronte al silenzio di via della Scrofa (sede di Fratelli d’Italia), è apparso chiaro che i tentativi di intimorire il presidente del Consiglio in pectore con i cosiddetti “colpi di avvertimento” non hanno sortito l’effetto desiderato. E allora i colpi di avvertimento sono diventati veri e propri colpi di mortaio: gli “audio rubati”, che escono “a rate” e sono sempre più imbarazzanti, sono l’ennesima arma di coercizione, una escalation che rischia di minare il nascituro Governo dalle fondamenta, offuscandone la credibilità internazionale, mettendone in dubbio la composizione o addirittura la nascita. Vien quasi da pensar male e da ipotizzare che quegli audio possano essere addirittura auto-prodotti (ma non vogliamo credere che una simile evenienza possa essere tra le cose possibili).

Indipendentemente da chi abbia fabbricato queste armi, chi crede di poter ricattare una donna o un uomo che vengono da destra, ha fatto male i conti. Da sempre a chi ha militato a destra viene insegnato il valore della rinuncia e quello dell’onore. Queste spaccature dureranno fino alle consultazioni, momento dopo il quale chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato, ha dato. Se per una recondita imprevista evenienza ciò non dovesse essere, siamo pronti a scommettere che, tra i mille difetti che può avere, a Giorgia Meloni non manchi la caparbietà di resistere fino alle estreme conseguenze. Mai sfidare una persona di destra su questo campo pensando che ceda.


di Vito Massimano