L’imperativo per il nuovo governo è salvare le imprese

mercoledì 19 ottobre 2022


Dopo 11 anni di sospensione sostanziale della democrazia, anche l’Italia avrà un governo politico ed espressione di un chiaro mandato popolare. Per quanto ci è dato sapere, sembrerebbe che i ministeri chiave saranno assegnati a politici eletti. I tecnici devono essere al sevizio dei politici e non viceversa! Il percorso, a ostacoli, che dovrà affrontare il nuovo esecutivo è irto di difficoltà. La coalizione, per reggere l’impatto della crisi, dovrà essere forte e solidale perché i problemi sono gravi e di non facile soluzione. Più sarà solida la coalizione di governo meglio affronterà le difficoltà che dovrà superare. Al centrodestra non sarà consentito di sbagliare perché avrà contro l’insieme della nomenclatura che si è scientificamente incuneata nei gangli delle istituzioni.

Ecco la strategia adottata, negli anni, dalla sinistra: “I ministri passano, mentre i direttori generali restano”. La loro speranza è quella di avere il supporto delle istituzioni finanziarie e delle grandi corporazioni che non amano (è un eufemismo) i governi che non si lasciano influenzare. La caduta del Pil nel 2023, ormai data per acquisita da tutti i centri studi, causerà non solo una crisi economica ma anche un problema sociale. I primi sei mesi, dopo l’insediamento del nuovo esecutivo, saranno i più problematici. Subito dopo aver ottenuta la fiducia dalle due Camere, il nuovo governo dovrà predisporre la legge di stabilità. Il primo messaggio chiaro e inequivocabile che l’esecutivo deve mandare ai mercati finanziari è quello che il governo conservatore perseguirà una politica di riduzione del debito pubblico sia in termini nominali, che in rapporto al Prodotto interno lordo.

Occorre pianificare una strategia che preveda, nel quinquennio, il risanamento delle finanze pubbliche. Il peggiore dei mali, nelle condizioni date, è il debito pubblico che si è accumulato negli anni e che espone la politica ai mercati finanziari. Si può e si deve conciliare una politica di sostegno all’economia con il contenimento del fardello del debito cattivo. La legge di stabilità che dovrà predisporre il nuovo esecutivo deve, obtorto collo, considerare alcuni aspetti quali: la stagnazione dell’economia che riduce gli spazi di manovra, il sostegno alle piccole e medie imprese e gli aiuti alle famiglie. La coperta è corta. Nella enorme spesa pubblica ci sono spazi per una significativa riduzione della spesa improduttiva e clientelare che favorisce alcuni in danno di altri. Le clientele generate dai sussidi danno un ritorno nell’immediato in termini elettorali.

Nel medio termine possono diventare controproducenti. È evidente quanto sia difficile abolire subito la pletora di provvidenze, sussidi, agevolazioni fiscali e crediti d’imposta che appesantiscono il bilancio dello Stato. I mezzi finanziari che dovranno essere utilizzati per il sostegno, erga omnes, alle imprese e alle famiglie per il caro bollette devono essere reperiti attraverso l’abolizione di queste assurde provvidenze che si sono stratificate nel tempo.

Uno strumento che può essere dirimente è: il condono tombale. Sanatoria fiscale definitiva da adottare per le piccole e le medie imprese. L’incasso da parte dell’erario dello Stato di una percentuale sull’enorme magazzino fiscale che si è accumulato nel tempo, permetterebbe l’entrata di risorse straordinarie funzionali a risolvere i problemi che sono indifferibili. Sono certo che se oggi si chiedesse a una azienda se preferirebbe un aiuto per pagare le bollette o sanare in maniera definitiva le pendenze con l’erario, sceglierebbe la sanatoria fiscale. I bonus risolvono parzialmente le contingenze immediate, una impresa che ha definito i conti con l’erario è per sempre!


di Antonio Giuseppe Di Natale