Cronaca di un’intolleranza annunciata

domenica 9 ottobre 2022


Come volevasi dimostrare, siamo alle solite, ogni qualvolta che viene svolta una competizione elettorale in cui la coalizione di centrodestra in generale e il partito di Fratelli d’Italia in particolare, “rischiano” di vincere, scatta la fase propagandistica di delegittimazione democratica e costituzionale dell’avversario politico da parte della sinistra e di tutto il suo variopinto accolito, formato da cantastorie, nani e ballerine di ogni tipo, opinionisti e soloni “accademici”, ossia quella cosiddetta intellighenzia militante, che ogni volta che viene richiamata “alle armi” dalla sinistra politica, si appresta a combattere fino all’ultimo sangue, con il suo atteggiamento da “illuminata”, atteggiandosi come se fosse l’unica degna di proferire il verbo, ovvero una sentenza incontrovertibile contro quegli avversari che nel frangente elettorale diventano nemici, diventando il male assoluto, che con ogni mezzo devono essere sconfitti e distrutti.

Le elezioni politiche per la “patriottica” sinistra, politica e culturale, diventano un campo di battaglia, in cui ogni arma è consentita, soprattutto quella della denigrazione e della diffamazione nei confronti della controparte. Proprio in questo frangente elettorale vediamo ogni volta reiterare lo squallido e meschino teatrino in cui i giornalisti della stampa italiana, seguace e vicina alla sinistra (ossia quasi tutta la grande stampa), si presta ad “informare” la stampa estera del pericolo totalitario e “fascista” rappresentato dalla destra italiana, accusata di possedere delle “reminiscenze politiche e culturali del ventennio”, ovviamente tutte queste informative giornalistiche sono compiute senza tener minimamente conto del danno che si reca alla stessa Italia e alla sua immagine, ma per la sinistra italiana “la guerra è guerra”, ad ogni costo, anche a scapito dell’unità e del bene nazionali.

In una nazione culturalmente e politicamente matura ci si aspetterebbe anzitutto un confronto sulle idee e sui programmi e sulle modalità di come implementarli e non un codesto combattimento tanto demagogico, quanto sterile per il progresso dell’Italia.

Come affrontare la crisi di approvvigionamento energetico e i suoi conseguenti aumenti di costo in modo esponenziale, come contribuire a risolvere, in modo costruttivo per tutti, la guerra in Ucraina, ma soprattutto come affrontare gli annosi e perniciosi problemi strutturali del sistema Italia, con la sua età anagrafica sempre più vetusta, che comprometterà nel breve termine la tenuta del sistema previdenziale, l’impellente ed esiziale necessità di pianificare la spesa del fondo del Pnrr, per non perderne l’erogazione a causa di mancanza di progetti validi d’investimento e come calmierare l’aumento del gas e dell’energia elettrica a causa delle speculazioni finanziarie in atto, sarebbero solo alcuni degli argomenti cui sarebbero profondamente interessati gli italiani (almeno la maggior parte di coloro hanno un minimo di buonsenso non compromesso dai vari invadenti reality televisivi).

Invece, ahimè, ciò non accade e il merito delle questioni fondamentali da affrontare diventano secondarie a confronto delle strategie per poter vincere le lezioni, cercando di “procacciare” in qualsiasi modo il consenso popolare. Quindi, il confronto anche duro e cinico, ma comunque basato sul rispetto e sul sinallagmatico riconoscimento dei rispettivi ruoli parlamentari, in un clima politico di legittimazione reciproca, diventa una chimera. Perché quando i sedicenti democratici sono gli stessi che si dimostrano intolleranti con chi li ha sconfitti democraticamente alle elezioni, perché non la pensano come loro, allora si capisce che il loro sentimento democratico è solo formale, visto che in loro rimane sempre ben radicato il principio totalitario dell’egemonia culturale di matrice gramsciana, a scapito anche dello stesso principio democratico dell’alternanza governativa.

Nonostante ciò continuo a confidare sul fatto che gli italiani riusciranno ad essere rappresentati da una classe politica che verta i suoi interessi sul confronto delle suddette tematiche e ciò sarà possibile solamente perché gli italiani a cui mi riferisco saranno quelli che emigreranno in nazioni dove il confronto democratico è ben radicato nella loro cultura politica, basandosi sul rispetto delle regole democratiche, anche durante le campagne elettorali, ma in Italia sarà quasi impossibile vedere sradicare questa atavica tendenza autolesionistica di compromettere perfino l’immagine del proprio Paese e la sua affidabilità e credibilità democratica all’estero, arrivando al punto di mortificarla con l’anatema di fascista l’Italia se governata dalla destra e anteponendo i biechi interessi partitici al benessere della propria Patria, su cui nessun partito dovrebbe mai avere alcun diritto di prelazione di rappresentanza, in quanto la Patria è un principio etico che appartiene a tutti i cittadini, di qualsiasi colore politico e partitico. 

Quod erat demonstrandum (Euclide)


di Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno