Pd, Morassut: “Sia Letta a guidare processo costituente”

lunedì 3 ottobre 2022


Nel caos dem, Roberto Morassut punta ancora su Enrico Letta. Nonostante tutto. “Se vogliamo davvero fare una Costituente che non sia un’operazione di facciata – sostiene il deputato – credo che Letta debba restare segretario e guidarla insieme alle attuali capogruppo fino a che non vi sia un processo reale di costituzione di un soggetto politico nuovo che rimescoli le carte tra interno ed esterno”. Per Morassut, “fare ora nuovi incarichi per forza di cose concordati tra correnti altera la trasparenza di un percorso costituente che deve invece svilupparsi in modo aperto con nuove procedure allargando il cammino iniziato con le Agorà”. Appena sette giorni fa Morassut aveva invocato l’azzeramento del partito. Anzi, di più: il cambio del nome. “Chiamiamoci solo i Democratici. Togliamo il partito di mezzo. Rosy Bindi pensa, addirittura, allo scioglimento del Pd. “Ci risparmi la resa dei conti interna, perché la ritualità del congresso è ormai accanimento terapeutico”.

Emanuele Fiano, sconfitto a Sesto San Giovanni, nella ormai ex Stalingrado d’Italia, nel confronto con Isabella Rauti al collegio uninominale per il Senato, crede che “il congresso con le attuali regole finisca per essere funzionale ad un accordo tra correnti su un nome. Noi invece abbiamo bisogno di un congresso a tesi su cui scontrarsi”.

In un’intervista a Repubblica, l’ex capogruppo del Pd, Luigi Zanda, sostiene che il Pd sia “un partito indispensabile per il sistema politico e la democrazia italiana. Cambiare nome e simbolo sono fatti di marketing, anche la politica fa marketing, certo. Ma ora il Pd deve riflettere sulla sua natura e sul suo orizzonte, non affidarsi a un grafico per un nuovo simbolo”. Parlando di chi invoca alleanze Zanda avverte: “Lo vogliamo capire che Conte, come Renzi e Calenda, vogliono disintegrare il Pd per prenderne i voti? Lo ripetono tutti i giorni. Il Pd dovrebbe sciogliersi e mandare allo sbando il sistema politico italiano per l’egoismo di Conte, Renzi e Calenda? Non scherziamo. Il Pd non è una costola dei 5 stelle, che hanno dimezzato i loro voti del 2018”.

L’eurodeputata del Pd Alessandra Moretti, in un post su Facebook, attacca: “Giù le mani da simbolo”. Poi ricorda le origini del partito. “Nasce per promuovere una cultura realmente progressista perché democratica e riformista; solo la sinistra avanza, mentre la destra è sempre immobile. Ecco perché il simbolo del Partito democratico non può essere messo in soffitta: semplicemente perché non appartiene a nessuno ma è bene comune, perché ambizione e ideale; perché è un sogno che è iniziato il 14 ottobre 2007 con una grande idea; vivere oltre i leader; come una casa che sopravvive alle generazioni che la abitano”.

Per Gianni Cuperlo, il Pd è “a un bivio. Riflettiamo sulla nostra identità. Cosa vogliamo essere e chi vogliamo rappresentare? Un dibattito profondo sulla nostra identità è stato molte volte evocato e, sempre, rinviato. Oggi siamo a un bivio. Smettiamola con il giochino stiamo con questo o con quello, con Conte o con Calenda, perché prima si deve partire dalle fondamenta, da noi e da tutti coloro che guardano, magari anche con critiche fondate, al Pd. Un partito deve essere all’altezza delle vittorie ma deve essere anche all’altezza delle sconfitte”.


di Mino Tebaldi