La marcia indietro di Letta: “Democrazia non a rischio”

mercoledì 7 settembre 2022


Enrico Letta fa dietrofront. Tutta la campagna elettorale del segretario del Pd è stata condotta all’insegna “dell’emergenza democratica”. Ora, ecco la clamorosa retromarcia. “La democrazia – sostiene a Rtl.102.5 – non è a rischio se vince la destra. Il nostro sistema regge e reggerà. Sono gli italiani che scelgono”. È inevitabile registrare l’ironia del centrodestra.

Il forzista Giorgio Mulè non perde l’occasione e attacca il leader dem. “Enrico Letta – scrive sui social – soltanto 24 ore fa proclamava: Voglio lanciare un allarme per la democrazia italiana. Stamattina, secondo Letta, la democrazia non è più a rischio nel caso il centrodestra vincesse le elezioni, ma per colpa di una legge elettorale illiberale, ideata e imposta dal Pd a colpi di questioni di fiducia. Domani per cosa sarà a rischio la democrazia? Costituirà un comitato di liberazione nazionale contro il suo stesso partito? I vaneggiamenti del giovane Letta. A presto per la prossima puntata”.

Letta, ai microfoni di Rtl.102.5, ha dato “ragione Meloni”, quando dice che il Rosatellum lo impose Matteo Renzi, “pensando a se stesso, pensando di prendersi il 70 per cento del Parlamento, poi è andata come è andata”. Secondo il leader dem, “questa non è una legge proporzionale, è molto maggioritaria, quindi nei collegi uninominali, che è dove si decide, chi vota Terzo polo e 5 stelle sostanzialmente favorisce la destra, perché là il Terzo polo e 5 stelle non possono vincere, se togliessero 3 o 5 punti percentuali al Pd porterebbero a quel risultato”.

Letta ricorda che il Pd è contrario al “presidenzialismo. Per un Paese come il nostro, l’idea che tutto si risolva dando in mano a uno o a una tutto il potere io la trovo profondamente superficiale e sbagliata. Noi ci opporremmo in tutti i modi”. Quanto alla Bicamerale di cui parla Giorgia Meloni, Letta spiega che i democratici sono aperti a discutere, “ma io lo dico con franchezza: la linea che ho posto è che, a differenza di quanto capitato in altre occasioni, se vinciamo andiamo al governo, se no andiamo all’opposizione e ci stiamo per tutta la legislatura”.

E il Pd farà di tutto, perché l’esperienza, il ruolo e la competenza di Mario Draghi non vadano in pensione. “Noi siamo stati quelli più lineari nei confronti di Draghi e del suo governo, anche il Terzo polo in Parlamento ha spesso votato contro”. Sempre in chiave di legge elettorale, fonti del Nazareno fanno presente che il segretario del Pd “non è mai stato contrario alla riduzione dei parlamentari in sé, anzi. Piuttosto era e resta contrarissimo al taglio non accompagnato da una riforma seria del Rosatellum, la peggiore legge elettorale di sempre”.


di Mino Tebaldi