mercoledì 31 agosto 2022
È incredibile: nella campagna elettorale in corso per le legislative del 25 settembre, Matteo Renzi si è letteralmente eclissato. Se si eccettuano alcuni suoi interventi sui social e qualche rara intervista televisiva, il proprio ruolo è del tutto marginale, come un qualsiasi senatore peones.
Nella trasmissione Quarta Repubblica – condotta da Nicola Porro su Rete Quattro – ha dichiarato di aver scelto di stare nelle retrovie (“ho fatto un passo di lato”) lasciando a Carlo Calenda il compito di condurre la campagna elettorale. Ha fatto intendere che il rapporto con l’alleato in coalizione è conflittuale, essenzialmente per il loro carattere. Senza fare alcun riferimento all’esigenza vitale, per entrambi, di superare la soglia di sbarramento che garantirà a lui e ai suoi fedelissimi la certezza di essere rieletto in Parlamento.
Gli attacchi, scontati, hanno riguardato il centrodestra (Lega e Forza Italia) che, insieme a Giuseppe Conte, ha causato la fine anticipata della legislatura e la caduta del Governo presieduto da Mario Draghi. Esecutivo che, va detto, è riuscito a far formare nonostante avesse “il 2 per cento dei voti”. Non ha poi risparmiato critiche al segretario politico del Partito Democratico, che ha scelto di coalizzarsi con l’estrema sinistra di Nicola Fratoianni e del leader dei Verdi, Angelo Bonelli, spostando il baricentro del Pd verso “manca”.
Non poteva non lodare i risultati conseguiti dal suo Governo. L’ex premier, da democristiano navigato, ha fiutato l’aria che tira. In caso di probabile insuccesso del “front runner” Carlo Calenda, il senatore di Rignano sull’Arno potrà addebitare l’insuccesso elettorale all’ex ministro per lo Sviluppo economico del suo Esecutivo e alle scelte operate dal suo storico nemico, Enrico Letta, che ha preferito allearsi con gli anti Tap, anti-trivelle, quelli contro i rigassificatori e il nucleare pulito di ultima generazione. “La mia segreteria politica guardava a Barack Obama, a Tony Blair e ai riformisti”, mentre quella attuale del Pd ha preferito inseguire i voti dell’ala più radicale dell’elettorato di sinistra. Scelta politica di schieramento che ha lasciato scoperta la parte moderata del defunto centrosinistra.
Sono convinto che Matteo Renzi, consapevole della vittoria del centrodestra e del modesto risultato della coalizione con Calenda, si stia preparando per “attraversare il deserto” di un Governo di legislatura. L’obiettivo è quello diventare il leader dell’opposizione con un Esecutivo di centrodestra. A Letta potrà addebitare la colpa di non aver saputo coinvolgere nella coalizione la componente più “riformista” che si richiama ai valori delle socialdemocrazie europee. Cercherà in più di riaggregare i cosiddetti renziani, che erano rimasti nel Pd dopo la scissione e che sono stati penalizzati nelle candidature per il rinnovo del Parlamento.
Per quanto riguarda Carlo Calenda, lo considera una meteora della politica, che ha avuto un momento di relativa gloria alle Amministrative per il Comune di Roma. E che ha confuso le elezioni per il sindaco con quelle nazionali. Da politico di razza e di esperienza ha capito, prima degli altri, che la sinistra non può più fare una politica “contro”, utilizzando argomenti che tendono solo a tentare la delegittimazione dell’avversario, senza prospettare un’idea di società.
Credo che Matteo Renzi, dopo la tornata elettorale, tornerà a essere uno dei protagonisti della politica italiana. La speranza è quella di avere in futuro due schieramenti alternativi – conservatori e socialdemocratici – che si contenderanno il Governo del Paese, senza una delegittimazione reciproca!
di Antonio Giuseppe Di Natale