martedì 30 agosto 2022
La bomba, che preoccupa leader e partiti, è quella dell’astensione. I principali istituti di ricerca per il 25 settembre hanno lanciato l’allarme: su 46,6 milioni di aventi diritto al voto, la previsione indica una partecipazione al 65-70 per cento, la peggiore di sempre. Nel 2018, per la Camera e il Senato votò il 73 per cento, affluenza già in calo rispetto al 2013. Ma questo sarebbe magnifico, perché sono dati ultra-ottimistici. L’indicatore coperto, che sta sconvolgendo sondaggisti e formazioni politiche, è appunto uno tsunami degli elettori, disposti a scatenare con “il non voto” un’eclatante protesta contro la catastrofe economica e l’incapacità della classe dirigente di frenare il caro bollette e prezzi, l’inflazione e le speculazioni e di trovare soluzioni ai problemi di cui sono considerati trasversalmente “responsabili”. Dall’ecatombe della guerra Russia-Ucraina, al lavoro, all’immigrazione, alla sicurezza e ordine pubblico, ai giovani, alla giustizia, alla cronaca sociale e nera.
Volete che i cittadini non abbiano occhi e cervello? Lo slogan più citato in questi giorni è “tutto costa il doppio”. Per non parlare del dramma di piccoli imprenditori e imprese: “A questi prezzi dell’energia, il 25 settembre siamo già chiusi”. Lo hanno detto chiaro e tondo alla ripresa su Rete 4 di “Quarta Repubblica”, due imprenditori a testimonianza del settore della carta e della meccanica: ordini a faville, ma impossibilità ad evaderli per il caro-prezzi. Il punto non è solo il tetto al gas, mancano i rifornimenti. In più aleggia il globale tracollo economico, sociale ed etico di un Paese da anni in bilico, aggredito e accerchiato da malgoverno e illegalità di ogni genere. A queste condizioni chi se le sente di legittimare con le urne l’imminente tempesta?
La Swg, che pubblica settimanalmente le intenzioni di voto per La7, ha rilevato che il 42 per cento degli aventi diritto non vuole votare perché “non si sente coinvolto”, soprattutto nei piccoli centri, tra i lavoratori autonomi e nella fascia di mezza età. Antonio Noto di Ipr Marketing è stato più esplicito e ha avvertito di una possibile disaffezione “forte”, tra il 40 e 50 per cento. Di poco più ottimista Lorenzo Pregliasco, direttore dell’Istituto YouTrend che fornisce dati a Sky Tg24, secondo il quale potrebbero arrivare a 15-16 milioni, cioè il 35 per cento, i “non votanti”. Un andamento negativo, che, quasi all’unanimità, gli esperti stanno diffondendo per indurre i partiti ad escogitare “un effetto partecipazione”.
Grava sull’esito della prossima chiamata di domenica 25 settembre anche l’unica giornata elettorale e il numero dei fuori sede, calcolati in 5 milioni, i quali saranno obbligati a tornare alle città di residenza. Solo militari, forze dell’ordine e ricoverati in ospedale potranno votare in altro luogo. Il dem Pietro Fassino ed Emma Bonino di +Europa hanno insistito sugli sconti che Ita e Fs stanno lanciando per ridurre i biglietti a quanti si recheranno “a casa per le urne”. Va un po’ meglio per gli italiani all’estero, i quali se iscritti all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) o in specifiche liste elettorali voteranno per corrispondenza e, dal 2018, anche chi si trova fuori dall’Italia per lavoro, studio o cure mediche potrà richiedere “il voto a distanza”.
Un quadro fosco e ingarbugliato, anche se le ultimissime previsioni danno indicazioni precise di schieramenti vincitori e leader in testa. Centrodestra al 48,2 per cento contro il 29 per cento degli avversari (Quorum/YouTrend) e per le leadership secondo Swg prima Giorgia Meloni al 32 per cento, poi Giuseppe Conte al 25 per cento, Enrico Letta e Matteo Salvini appaiati al 23 per cento, Carlo Calenda al 20 per cento e Silvio Berlusconi al 19 per cento. Ma tutto è ancora abbastanza aperto, in questi ultimi venticinque giorni crucialissimi. Chi sale e chi flette, l’incognita Terzo Polo e le sorprese partiti minori, soprattutto quello che uno dei decani dei sondaggi politici come Nicola Piepoli ha definito “effetto risveglio popolare”. Cioè una imprevedibile “resurrezione elettorale” contro il declino dell’era democratica nazionale e mondiale. A questo “miracolo della partecipazione” sta lavorando Silvio Berlusconi e potrebbe essere suo “l’asso nella manica”.
Il presidente di Forza Italia nelle sue pillole quotidiane sui temi concreti – la migliore comunicazione, secondo Klaus Davi – non è ricorso a infingimenti. “Il 40 per cento non andrà a votare”, ha detto chiaramente. “A questi si aggiunge l’11 per cento di indecisi. Vuol dire che 23 milioni di italiani non hanno compreso l’importanza di una scelta storica. Il rischio enorme è quello di una democrazia azzoppata, un comportamento autolesionista. La soluzione c’è. Votare Forza Italia”. Perché e con quali garanzie gli elettori delusi e negativi dovrebbero corrispondere la chiamata del “vecchio leone di Arcore”, il quale nei suoi spot avverte di non aver mai sbagliato una previsione e di essere ancora il goleador?
Bisogna partire da che cosa teme il partito del “non voto”. Un viaggio esplorativo tra gli astensionisti segnala, in primis, l’opposizione sinistra-destra: qualora vincesse la destra, come sembra, si procrastinerebbe lo scadente “furor del popolo” mediatico, destinato a occupare il dibattito, come già avviene per Giorgia Meloni e la schiera quotidiana dei denigratori. Questo è considerato il fattore frenante dell’innovazione, delle soluzioni e la causa del protagonismo politico, che ha allontanato il grande elettorato, i giovani e i qualificati.
Secondo: siamo sicuri che tra i conservatori e moderati siano tutti pronti a legittimare la destra al potere a Montecitorio e, con il suo presidenzialismo rampante, al comando della Repubblica? Come sostenuto dagli istituti di ricerca, la leadership della Meloni e il voto crescente di Fratelli d’Italia provengono in gran parte da Forza Italia al Nord e dalla Lega al Sud (dati Ipr Marketing) e l’exploit sarebbe il risultato dell’astensione rispetto all’assalto agli equilibri. Ma Silvio Berlusconi ha l’asso nella manica, nel nome del premier indefettibile dopo Mario Draghi, la soluzione per l’Europa, il federatore per il centrodestra e il saggio arbitro per l’Italia, un presidente del Consiglio credibile, al di sopra delle polemiche per un Governo deciso e forte. Così si vince, si cambia e si governa. Basta andare a votare Forza Italia.
di Donatella Papi