lunedì 22 agosto 2022
Silvio Berlusconi è un genio. Tolta la “sbandata” in tema di vaccini, ci ha abituato i suoi colpi di tacco, tipo l’incontro a Pratica di Mare quando ha portato la pace nel mondo, mentre non è un caso che ora, assente il Cavaliere dal palcoscenico nazionale e internazionale, ci sia la guerra.
Le parole di Berlusconi sulle dimissioni di Sergio Mattarella, nel caso in cui venisse varata la riforma presidenziale proposta dal centrodestra, sono estremamente corrette, logiche e razionali. È ovvio che quando la legge sarà modificata, l’intero nostro ordinamento verrà chiamato ad adeguarsi. Le modifiche costituzionali italiane entrano in funzione appena attuate. Non certo in attesa che lo desideri o lo voglia colui che deve lasciare il posto. I precedenti costituzionali dimostrano che il Parlamento italiano non è affatto vincolato all’attesa che la riforma diventi efficace al termine del mandato di chi deve essere “sollevato” e salutato (nel caso quirinalizio, dello stesso Presidente della Repubblica in carica).
Sia concessa un’ultima osservazione rilevante. Una volta introdotto il presidenzialismo in Italia – riforma, peraltro a ragione, già proposta dal centrodestra nel 1995 – non solo saranno modificati formalmente gli articoli della Costituzione italiana relativi al Presidente della Repubblica ma, nella sostanza, con il presidente eletto, eserciterà in senso maggiormente liberale rispetto ad oggi quelle libertà e diritti fondamentali attualmente sovente faziosamente interpretati e attuati, con opere e financo omissioni. Il Capo dello Stato omologa gli atti e i provvedimenti di Governo: non li crea, non li induce, non li determina. Paradossalmente, eletto, ne è garantita la terzietà, più di oggi, apparentemente ineletto e nella sostanza di parte.
di Francesca Romana Fantetti