lunedì 22 agosto 2022
Settimane fa avevo scritto qualcosa sul nodo ferroviario di Bari bloccato dal Tribunale amministrativo regionale (Tar), ed avevo anche ribadito quanto fosse ancora importante la presenza di un sindaco del Movimento Cinque Stelle nella gestione di un Comune di questo Paese. E mi dilungai a lungo nel raccontare come fosse stato possibile bloccare un’opera del Pnrr per un tempo forse illimitato. In particolare, precisai in modo dettagliato che l’asse ferroviario che interessa il nuovo nodo di Bari attraversa la realtà comunale di Noicattaro dove esiste un insediamento archeologico che il ministero dei Beni culturali (non la Confraternita preposta alla organizzazione della festa del patrono) lo ha considerato di non rilievo artistico.
E malgrado sia la Regione Puglia, sia la Sovraintendenza si siano opposti al riconoscimento del parco, un Comitato locale, denominato “Le Vedette della Lama”, aveva presentato un ricorso al Tar che lo aveva accolto, anche perché tale ricorso era supportato dal richiamato Comune di Noicattaro. Un blocco del genere in fondo era simile a quello effettuato, sempre in Puglia, per la Trans Adriatic Pipeline (Tap), un caso che ha prodotto un ritardo nella realizzazione della condotta di oltre un anno e che solo oggi stiamo capendo quanto sia stato folle quel comportamento, quanto abbia pesato sul bilancio energetico del Paese quell’immotivato ritardo.
Questa volta, però, il blocco era stato attivato da un Tar e avevo sollevato una giusta osservazione: forse oltre al parere da parte di coloro che partecipano al dibattito pubblico, al parere del ministero dell’Ambiente attraverso anche gli elaborati legati alla Valutazione ambientale strategica (Vas) e alla Valutazione di impatto ambientale (Via), al parere del ministero dei Beni culturali e delle varie Sovraintendenze, al parere della Conferenza dei Servizi al cui interno sono presenti tutti gli organismi direttamente o indirettamente interessati, al parere del ministero dell’Economia e delle Finanze sulla copertura finanziaria dell’opera, sarebbe stato opportuno procurarsi anche un parere propedeutico del Tribunale amministrativo regionale competente.
Invece, ha preso corpo una inimmaginabile azione del passato Governo di Mario Draghi. In realtà una azione che ha dimostrato apertamente che quando un Governo vuole davvero realizzare un’opera, quando vuole davvero evitare che il fattore tempo renda inutile ogni scelta strategica, ha gli strumenti adatti per farlo. Infatti, ha fatto sì che con un decreto legge, prodotto il 7 luglio, il Consiglio di Stato potesse applicare per la prima volta un provvedimento che impone alla giustizia amministrativa il rispetto delle scadenze del Pnrr, scadenze che vanno considerate priorità assoluta per tutti gli organi dello Stato.
In realtà, il Consiglio di Stato ha accolto la istanza cautelare di Rete ferroviaria italiana (Rfi) di sospensione delle misure cautelari decise dal Tar e ha fissato al 21 luglio la Camera di consiglio per la trattazione della domanda cautelare. Ed è interessante leggere attentamente l’articolo 3 di tale Decreto perché si evince in modo chiaro quanto sia finalmente diventato essenziale il superamento di vincoli procedurali, che finora producevano ritardi superiori addirittura ad un anno mettendo in crisi lo stesso Pnrr. Ma nel mese di giugno il Governo si era anche convinto che l’avanzamento delle opere del Pnrr era solo teorico, era solo legato a previsioni ottimistiche e, in assenza di un Codice degli Appalti adeguato e, soprattutto, in presenza di una macchina dello Stato non cosciente di cosa sia il fattore tempo soprattutto nella fase progettuale e autorizzativa di un’opera, era necessario intervenire invocando procedure più incisive. E per questo ha varato il decreto legge 78/2022. Se leggiamo attentamente tale provvedimento, troviamo che all’articolo 1 si invoca un cambiamento sostanziale delle procedure con cui si affidano i lavori, si invoca un cambiamento sostanziale nei rapporti tra pubblico e privato; in particola il provvedimento parla in modo chiaro di:
– razionalizzazione, semplificazione, anche mediante la previsione di contratti-tipo e di bandi-tipo, ed estensione delle forme di partenariato pubblico-privato, con particolare riguardo alle concessioni di servizi, alla finanza di progetto e alla locazione finanziaria di opere pubbliche o di pubblica utilità, anche al fine di rendere tali procedure effettivamente attrattive per gli investitori professionali, oltre che per gli operatori del mercato delle opere pubbliche e dell’erogazione dei servizi resi in concessione, garantendo la trasparenza e la pubblicità degli atti;
– individuazione delle ipotesi in cui le stazioni appaltanti possono ricorrere all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori, fermi restando il possesso della necessaria qualificazione per la redazione dei progetti nonché l’obbligo di indicare nei documenti di gara o negli ì inviti le modalità per la corresponsione diretta al progettista, da parte delle medesime stazioni appaltanti, della quota del compenso corrispondente agli oneri di progettazione indicati espressamente in sede di offerta dall’operatore economico, al netto del ribasso d’asta.
Chi legge da tempo le mie considerazioni ricorda benissimo che più volte ho ribadito la opportunità di coinvolgere subito il privato, ricordando che il Partenariato pubblico privato e le procedure più innovative nell’affidamento delle opere bisognava invocarle subito se non si voleva rimanere fermi nell’attuazione delle opere del Pnrr. Finalmente, anche se con un ritardo di 17 mesi, il Governo Draghi non solo aveva compreso la necessità di ricorrere ad un provvedimento incisivo ma, come nel caso del decreto legge 85/2022, aveva anche azzerato un vincolo che ritenevamo insuperabile quale quello dei Tribunali amministrativi regionali.
Grande merito quindi all’operato del passato Governo Draghi ma, al tempo stesso, grande denuncia di responsabilità perché con questi due provvedimenti è emerso, chiaramente, una possibilità concreta, incisiva e immediata del Governo. E automaticamente nasce spontanea una triste accusa all’assenza, sempre del passato Governo, di un responsabile convincimento ad attuare davvero il Pnrr utilizzando, al tempo giusto, quelle norme che rendono davvero inesistenti i vincoli sistematici alla predisposizione dei progetti, all’affidamento delle opere, all’apertura dei cantieri.
(*) Tratto dalle Stanze di Ercole
di Ercole Incalza (*)