La “manina” russa dietro la crisi di governo

venerdì 29 luglio 2022


Quello che era solo un sospetto si è trasformato in una drammatica realtà. Si parla di un documento d’intelligence che avrebbe fornito le prove circa il tentativo, da parte della Russia, di destabilizzare il Governo Draghi, avvalendosi della collaborazione dell’interlocutore privilegiato di Mosca in Italia: la Lega di Matteo Salvini. Come riporta La Stampa, in un articolo di Jacopo Jacoboni, ci sarebbero stati intensi contatti tra i diplomatici e i politici russi e alcuni esponenti della maggioranza di governo, nel periodo tra la fine di maggio e la fine di giugno, a pochi giorni dalla crisi che avrebbe spinto l’ex premier Mario Draghi alle dimissioni.

Al centro della vicenda, ci sarebbe tale Oleg Kostyukov, vicario dell’ufficio politico dell’ambasciata russa a Roma – sempre secondo il documento d’intelligence in questione – che avrebbe preso contatti con Antonio Capuano, l’ex deputato forzista diventato consigliere di Salvini per gli affari internazionali, e che avrebbe chiesto al medesimo se la Lega fosse disposta a far dimettere i suoi ministri e a causare la caduta del governo. Si tratta della stessa persona che avrebbe escogitato la trovata del viaggio di Salvini a Mosca che ha suscitato tanto clamore e causato non poca irritazione all’ex premier, tanto da spingere il leader leghista a rinunciarvi. Lo stesso Capuano che, attualmente, si trova sottoposto a un’indagine da parte del Copasir per acclarare quali siano le relazioni e gli interessi che lo legano al Cremlino.

Secondo quanto si apprende dal report dei servizi segreti, il diplomatico russo avrebbe fatto trasparire l’interesse russo a mettere in difficoltà Mario Draghi, inviso a Mosca per il suo ferreo atlantismo e per la scelta di aiutare la resistenza ucraina anche con l’invio di armi. Franco Gabrielli sostiene si tratti solo di un’indiscrezione giornalistica e che i servizi non sarebbero in alcun modo coinvolti. Sembra quasi di rivivere la vicenda della rete putiniana in Italia la cui esistenza è stata svelata dall’inchiesta del Corriere della Sera. Se in un primo momento si era smentita la “fuga di notizie”, arrivando addirittura ad accusare le giornaliste Fiorenza Sarzanini e Monica Guerzoni di aver inventato tutto o di aver operato delle “ricostruzioni basate su contenuti da social”, in seguito è venuto fuori che la fonte dei servizi segreti esisteva veramente e che le due colleghe avevano visto giusto. Nessuno si è scusato con loro e della questione non si è parlato più. Sta di fatto che la notizia era vera, nonostante tutti si dicessero all’oscuro dei fatti e si ostinassero a negare la veridicità di quanto riportato dal Corriere. Probabilmente, è così anche questa volta.

Ovviamente, Salvini nega tutto e banalizza: come tutte le volte in cui non sa cosa dire o come rispondere. Liquida l’intera faccenda come una “fesseria”, come una fake news e come l’ennesimo tentativo di gettare discredito sulla coalizione di destra in vista delle elezioni. Intervistato a Radio 24, il leader del Carroccio si concede una battuta: “Non credo che Putin stia dietro al termovalorizzatore di Roma”. Eppure, proprio il fatto che l’Esecutivo sia caduto su una simile scempiaggine rende l’intera faccenda alquanto sospetta, senza contare che magari Vladimir Putin non starà dietro al termovalorizzatore di Roma, ma di sicuro potrebbe nascondersi dietro le impuntature di Lega e Forza Italia, che hanno collaborato e contribuito anche più dei pentastellati alla crisi di governo. Sentire Salvini che parla di fake news, poi, è un po’ come sentire un lupo disprezzare i carnivori: “La Bestia” dovrebbe ricordare qualcosa al segretario leghista.

In soccorso dell’alleato leghista arriva il solerte Antonio Tajani, il quale ricorda che la causa della caduta del Governo Draghi sono stati i grillini e i democratici: posto che non si capisce in che modo questi ultimi abbiano creato problemi all’Esecutivo, non sembra che i senatori di Forza Italia abbiano dimostrato maggiore responsabilità quando sono usciti dall’aula imitando i loro colleghi pentastellati. Di colpevoli qui ce ne sono tre e non ammetterlo non cancellerà certo la memoria di quei tanti ormai ex elettori del Cavaliere, che in Draghi credevano veramente.

La vicenda, tuttavia, sembra essere destinata a provocare qualche attrito anche all’interno della coalizione di cui la Lega fa parte. Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Francesco Lollobrigida commenta le rivelazioni chiedendo chiarimenti immediati e ribadendo la collocazione fermamente atlantista, filo-americana e filo-ucraina del suo partito, ormai azionista di maggioranza all’interno del raggruppamento politico: “Sulle questioni internazionali – dice Lollobrigida – non possono esserci ambiguità”.

Non meno severo il giudizio di Enrico Letta, che si dice intenzionato a presentare delle interrogazioni parlamentari e a coinvolgere il Copasir per far luce sulla vicenda. Il segretario democratico definisce “inquietanti” le rivelazioni e si dichiara pronto a fare tutto il necessario per chiarire se all’origine della caduta del Governo Draghi ci siano state ingerenze da parte della Russia. Anche il capogruppo di Italia viva al Senato Davide Faraone chiede l’intervento del Copasir, ricordando come questa non sia la prima volta che la Russia cerca di interferire – perlopiù attraverso campagne di disinformazione mediatica e via social – nei processi elettorali italiani. Da ultimo, l’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio intima a Salvini di spiegare cosa sia successo esattamente col suo consigliere politico e invita a stare all’erta durante la campagna elettorale, che potrebbe subire manipolazioni e intromissioni da parte di Mosca. Tutto questo, pochi giorni dopo le dichiarazioni del presidente del Copasir Adolfo Urso, in base alle quali le elezioni di settembre saranno osservate con massima attenzione dall’organo direttivo dell’intelligence, proprio per evitare “intromissioni straniere”. Questo vuol dire che il rischio esiste ed è concreto e che bisogna prendere dei provvedimenti alla svelta.

Sicuramente, qualcuno griderà alla macchina del fango. Qualcun altro dirà che è solo retroscenismo da parte di chi è incapace di accettare la fine del Governo Draghi. Dati alla mano, tuttavia, si direbbe che il vero retroscenismo sia quello dei “negazionisti” rispetto ai continui tentativi russi di destabilizzare i governi occidentali e di ingerire nei processi politico-elettorali dei vari Paesi, proprio come si direbbe che la vera macchina del fango sia quella portata avanti dall’esercito di troll e propagandisti al servizio di Mosca che inquinano il dibattito pubblico e i social con disinformazione e fake news per portare acqua al mulino delle forze populiste e anti-sistema.

Nei giorni passati si è detto che queste elezioni saranno sostanzialmente una scelta tra coloro che intendono dare continuità all’Agenda Draghi e chi, invece, ha posto fine a un’esperienza di governo che stava funzionando e che poteva fare ancora molto per l’Italia. Tuttavia, si direbbe più che altro che il 25 settembre si terrà un referendum tra gli italiani e i russi, vale a dire tra coloro che vogliono vivere in un Paese libero, democratico e saldamente inserito nel contesto euro-atlantico e tra coloro che, invece, vorrebbero trasformarlo in “Bielloitalia”. Paradossalmente, quelli che invocano tanto la difesa della sovranità nazionale sono proprio quelli che immaginano l’Italia come un protettorato di Mosca. In quel caso sì che si potrebbe rivendicare il diritto di essere “padroni a casa propria”, con la Russia pronta a inviare gli “omini verdi”, a far fuori i governanti sgraditi e a mandare i tank per “ristabilire l’ordine” quando non si seguono i diktat del Cremlino.


di Gabriele Minotti