giovedì 28 luglio 2022
È consigliere comunale in quota Lega a Roma, il cui sindaco Roberto Gualtieri conserva il sogno di una “città dei 15 minuti” ma dove “tra buche, rifiuti, segnaletica sbagliata” in un quarto d’ora “non si attraversa nemmeno la strada”.
Fabrizio Santori, intervistato dall’Opinione, fa il punto sull’Amministrazione capitolina di centrosinistra (“da quasi un anno propinano solo chiacchiere”), sulle prossime Regionali nel Lazio (“faccio il tifo per un politico vero, una persona nota, conosciuta dalla gente”) e sul quadro nazionale della coalizione, al cui interno non deve essere commesso lo stesso errore, ossia presentare “personaggi improvvisati, senza spessore”.
Il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, sogna una “città dei 15 minuti”. Lei, invece, in quanti minuti la percorre?
Tra buche, rifiuti, segnaletica sbagliata o illeggibile, strisce pedonali cancellate e vegetazione infestante, in quindici minuti a Roma non si attraversa nemmeno la strada, sperando che non scoppi l’ennesimo incendio che sbarri ai cittadini pure quella. Il sindaco è molle, come molli sono i provvedimenti di questa giunta, vuoti di efficacia e fragili, come dimostra il documento di assestamento di bilancio in discussione in Assemblea capitolina.
Cosa non va dopo quasi un anno di Amministrazione di centrosinistra?
Il sindaco continua a sonnecchiare nel suo mondo dorato e i romani restano immersi nella sporcizia e nel degrado, vittime di scarsa sicurezza ed esposti a un grave e perdurante rischio sanitario, tra cinghiali e falò. Roma brucia, a differenza dell’insostenibile vanità di un Partito Democratico che ignora i cittadini e non è in grado di rispondere ai loro bisogni. Non si può governare una città come Roma, come del resto non si dovrebbe in nessuna città del mondo, al ritmo di passerelle, festicciole e rappresentanza, distribuendo incarichi e contratti agli amici degli amici fuori da ogni valorizzazione del merito e della competenza, dimenticando le necessità e i diritti di milioni di abitanti che pagano tasse tra le più alte del Paese. Ma ai quali da quasi un anno si propinano solo le solite chiacchiere condite in una salsa buonista ormai tanto rituale e stantia da indurre il disgusto.
Il 2023 sarà anche tempo di elezioni regionali. Vista la sua esperienza anche alla Pisana, quali saranno le carte vincenti del centrodestra?
Le carte vincenti sono competenza, esperienza, professionalità politica. Senza egoismi bisogna avere la capacità di chiudere l’era Pd, che ha espresso solo un presidente incapace, che ha distrutto l’Amministrazione per piegarla ai suoi interessi. Non vogliamo più vedere disastri alla Nicola Zingaretti, capace solo di trasformare la Regione Lazio in un serbatoio di marchette elettorali mentre la sanità è stata distrutta, tassello per tassello: a Roma mancano perfino le ambulanze, i malati giacciono per giorni nei corridoi di ospedali fatiscenti, pochi e in perenne emergenza. Ma si assiste al penoso balletto tra i contendenti alle varie poltrone da riempire ai vari livelli, tra Zingaretti, Alessio D’Amato e Daniele Leodori. Una vergogna. Si sono dati solo fondi ai privati, dimenticando paradossalmente il settore pubblico, medici e paramedici si arrangiano nel dimenticatoio. Ora basta, abbiamo pronti i dossier, e con numeri e documenti alla mano chiederemo conto di tutto, sia a livello politico che amministrativo e giudiziario.
Sempre sulle Regionali del Lazio, il centrodestra ancora non ha dato un nome. Nei giorni scorsi è uscita anche l’ipotesi di Luciano Ciocchetti. A suo avviso, quale è il profilo giusto? E nel caso: per chi fa il tifo?
Il centrodestra sta ancora lavorando per esprimere un candidato di spessore, un politico che sappia amministrare il territorio nell’interesse di chi lo abita e ci lavora. Faccio il tifo per un politico vero, una persona nota, conosciuta dalla gente. Basta con gli sconosciuti, con tecnici o amici fidati solo prestati alla politica e incompetenti. La politica la devono fare i politici, non le avanguardie di questo o quel partito che si accontenta di cavalcare un asino pur di non cadere di sella nella corsa per il palio elettorale. Basta scommesse e personalismi. Il nostro candidato dovrà essere un uomo o una donna in grado di rappresentare veramente tutti i cittadini, ma potrà esserlo soltanto se conosce il territorio e i bisogni veri della società civile.
In ultimo, il quadro nazionale. Cosa si aspetta per la tornata elettorale del 25 settembre? Cosa dovrà fare il centrodestra? E soprattutto: quali sono gli errori da non commettere?
Il 25 settembre spero e mi attendo una vittoria del centrodestra. Sono al fianco della Lega e di Matteo Salvini, per un progetto che sappia mettere al centro il pragmatismo nell’azione politica, il coraggio e la determinazione nel cambiare le “storture” di questo Paese e l’intransigenza nel custodire un patrimonio valoriale e politico. Anche a livello nazionale, quindi, ritengo che sia necessario non commettere l’errore di presentare personaggi improvvisati, senza spessore, ma di puntare su veri politici. Si deve proporre una classe dirigente valida e in grado di dare risposte concrete alle esigenze dei cittadini italiani, una classe dirigente fondata sul merito, sulle competenze e sull’impegno sul territorio. Solo in questo modo i cittadini si riconosceranno nei candidati uomini e donne degni di rappresentarli, capaci di ascoltare e quindi risolvere i molti problemi che attanagliano le famiglie e i lavoratori italiani, alle prese con i gravi problemi economici e di sicurezza causati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina.
di Claudio Bellumori