giovedì 14 luglio 2022
Mario Draghi ha comunicato le sue dimissioni. Dimissioni respinte, secondo quanto appreso, dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
La nota del Quirinale
Questa la nota del Quirinale: “Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa sera al Palazzo del Quirinale il presidente del Consiglio dei Ministri, Professor Mario Draghi, il quale ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni e ha invitato il presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica”. Mario Draghi riferirà mercoledì prossimo alle Camere sulla attuale situazione politica. Lo si apprende da fonti di Governo. Poi colloquio del premier a Palazzo Madama con il presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Le parole di Draghi
L’annuncio del premier è avvenuto durante un drammatico Consiglio dei ministri. “Voglio annunciarvi – ha detto – che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo Governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di Governo. In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente”.
Draghi ha voluto ripercorrere il suo mandato. “Dal mio discorso di insediamento in Parlamento – ha notato – ho sempre detto che questo Esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di Governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli italiani”.
Naturalmente la decisione del presidente del Consiglio è stata resa nota al Capo dello Stato durante il confronto al Quirinale, avvenuto subito dopo il voto di fiducia. La svolta che vuole imprimere Draghi è evidente: vuole scaricare ogni responsabilità della rottura a Giuseppe Conte. Il fatto che l’ex premier abbia cercato un casus belli sul Decreto Aiuti, con l’astensione dei senatori grillini dal voto di fiducia, ha provocato una profonda irritazione a Palazzo Chigi. In ogni caso, Sergio Mattarella sarebbe intenzionato a rifiutare le dimissioni del capo del Governo. Un fatto è certo: la crisi è deflagrata. Adesso le ipotesi in campo sono due: verifica di maggioranza in aula e governo che ottiene la fiducia; crisi immediata, aperta senza il passaggio dall’aula, con il sì alle dimissioni del premier. A quel punto si aprirebbe il rituale delle consultazioni in piena estate.
La giornata
Nonostante il caos determinato dall’Aventino dei grillini, l’Esecutivo aveva incassato la fiducia sul Dl Aiuti. Al Senato era andata come previsto. Il M5s non partecipa al voto, come aveva anticipato ieri il leader Giuseppe Conte. A Palazzo Madama i voti favorevoli sono 172, 39 i contrari. L’ultimo sforzo per allontanare è opera del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. Ma il tentativo fallisce. La proposta di evitare la fiducia sul provvedimento non convince Palazzo Chigi. Così Mario Draghi marcia spedito verso la richiesta del voto di fiducia. Il premier non contempla altre strade percorribili. La fiducia viene posta al termine della discussione generale. Ora si apre una fase inedita per il premier. Il Pd spinge ancora per una verifica di maggioranza. Anche Silvio Berlusconi è dello stesso avviso. Così come la Lega. Matteo Salvini, dopo aver chiesto le elezioni anticipate, ora si mostra cauto e invoca la verifica. Luigi Di Maio è sconcertato. “I dirigenti M5s – attacca del ministro degli Esteri – stavano pianificando da mesi l’apertura di una crisi per mettere fine al governo Draghi”.
Intanto, il M5s perde un altro pezzo al Senato. Cinzia Leone lascia il Movimento 5 stelle e passa a Insieme per il futuro di Luigi Di Maio. Il partito di Conte perde un componente pesante. Perché si tratta di una senatrice, oggi chiamata a votare la fiducia sul Dl Aiuti. Così il gruppo di Conte in Senato scende a 61 eletti così come la Lega. Frattanto, Giuseppe Conte veste i panni del contestatore barricadero e “chiede rispetto” per i pentastellati. “Il M5s – attacca – ha dato sostegno a questo governo sin dall’inizio con una votazione e i con i pilastri della transizione ecologica e della giustizia sociale. Se poi si crea una forzatura e un ricatto per cui norme contro la transizione ecologica entrano in un disegno di legge che non c’entra nulla, noi per nessuna ragione al mondo daremo i voti. Se qualcuno ha operato una forzatura si assuma la responsabilità della pagina scritta ieri. L’introduzione” di quella pagina “è stata la riunione del Consiglio dei ministri in cui i nostri ministri non hanno partecipato al voto”. Secondo Conte, “se noi prendiamo degli impegni con Governo, Parlamento e cittadini e siamo coerenti, chi si può permettere di contestare questa linearità e questa coerenza? Non chiediamo posti, nomine, nulla, ma chiediamo ovviamente di rispettare un programma definito all’inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che adesso è esplosa. O ci sono risposte vere, strutturali e importanti opporre nessuno può avere i nostri voti”.
Il battibecco
In questa giornata convulsa ci sarebbe stato un battibecco in Cdm tra due ministri dopo l’annuncio delle dimissioni del premier Mario Draghi. Secondo quanto riferiscono alcuni presenti, mentre il ministro Andrea Orlando stava intervenendo, il tecnico Roberto Cingolani gli avrebbe detto che non era il caso di andare di fioretto, di fronte alle preoccupazioni sulle scorte gas per inverno. Orlando, allora, gli avrebbe risposto che proprio per questo motivo sarebbe stato meglio che Draghi rimanesse presidente.
Le reazioni
Giorgia Meloni è stata chiara. E su Facebook ha scritto: “Con le dimissioni di Draghi per Fratelli d’Italia questa legislatura è finita. Questo Parlamento non rappresenta più gli italiani. Daremo battaglia, affinché si restituisca al popolo italiano quello che i cittadini di tutte le altre democrazie hanno: la libertà di scegliere da chi farsi rappresentare. Elezioni subito”.
Giovanni Toti, presidente della Liguria e di Italia al Centro, sempre sui social ha notato: “Ora subito al lavoro per il Draghi bis. Possibilmente senza quel Movimento Cinque Stelle che oggi ha dimostrato la sua vera essenza: un partito anti-modernista, anti-sistema, anti italiano e totalmente inaffidabile. Mi aspetto che tutte le forze responsabili del Paese, nel centrodestra come nel centrosinistra facciano sentire al più presto la loro voce in tal senso”.
di Mino Tebaldi