Draghi: le 48 ore del premier

martedì 12 luglio 2022


La vita è fatta a scale: c’è chi scende e chi sale. E ieri Mario Draghi si è arrampicato sul Colle più alto, quello del Quirinale, per un colloquio con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo la posizione assunta dal Movimento Cinque Stelle di non prendere parte alla votazione finale alla Camera sul Dl Aiuti. Una scelta obbligata, quella del premier, per fare il punto della situazione e per tastare il termometro politico, che effettivamente bolle.

Da uomo della Provvidenza a bersaglio (im)mobile: il cucchiaio di sciroppo salvifico serve come il pane all’ex governatore della Banca centrale europea, se vuole evitare lo spauracchio che si può riassumere in un solo modo. Ossia crisi di Governo. Così, le prossime 48 ore saranno lunghe per il tecnico prestato alla politica: il Dl Aiuti andrà in Senato e, lì, bisognerà vedere come si muoveranno i pentastellati. Nel frattempo, Silvio Berlusconi chiede una verifica di maggioranza. Posizione, questa, che trova il consenso della Lega. E, fuori dal consesso governativo, Fratelli d’Italia intona il coro “elezioni, elezioni”.

L’incontro con i sindacati

Mentre il Governo traballa (e c’è poco da sminuire), Mario Draghi cerca di ricucire gli strappi, con un occhio al welfare e uno al lavoro. È di oggi, per l’appunto, l’incontro del presidente del Consiglio con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, ovvero Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri. All’appuntamento anche i ministri del Lavoro (Andrea Orlando), dello Sviluppo economico, (Giancarlo Giorgetti), della Pubblica amministrazione (Renato Brunetta) e delle Politiche agricole (Stefano Patuanelli). Alla vigilia, nel computo, ecco la riflessione di Sbarra circa l’acuirsi delle crepe dell’Esecutivo, in una intervista al Corriere della Sera: “Noi pensiamo che questo sia il momento della responsabilità nel quale tutte le energie del Paese, istituzioni, forze politiche e sociali, devono unirsi in vista di obiettivi condivisi. L’Europa, e pensiamo anche la gente comune, non comprenderebbe”. Il dirigente sindacale, inoltre, si aspetta dal premier “il primo passo di un cammino stabile e condiviso. Draghi deve indicare un’agenda precisa per arrivare a un nuovo e moderno patto sociale”.

I prossimi step

L’apertura dei tavoli su cuneo fiscale, lotta alla precarietà del lavoro e salario minimo: questa la proposta del Governo ai sindacati nell’incontro odierno, che Sbarra definisce “positivo”. L’Esecutivo mira a deliberare, prima della pausa estiva, su “salari, pensioni e reddito delle famiglie”. Inoltre, prosegue Sbarra, “il Governo non esclude di lavorare su un nuovo patto sociale che guardi ai fondi del Pnrr, sulla politica industriale e ambientale”. Maurizio Landini vede altro: “Ci si è fermati a temi come la difesa del potere d’acquisto, la precarietà, il salario minimo. Al momento non abbiamo risposte. A oggi risultati non ce ne sono. Abbiamo ribadito che dobbiamo agire e non possiamo aspettare la legge di bilancio. Sul piano del metodo c’è una novità, non su quello dei contenuti”. Chiude Pierpaolo Bombardieri: “Sull’emergenza bollette, sui salari e sulle pensioni abbiamo chiesto al Governo di intervenire subito. Bisogna detassare gli aumenti contrattuali e la contrattazione di secondo livello e aumentare il netto in busta paga”.

Futuro e sabbie mobili

Per chiudere il quadro, quanto avvenuto nelle ore scorse rischia di diventare il punto di non ritorno. Le elezioni all’orizzonte (più o meno vicino dipende dai prossimi sviluppi), il M5S che non vuole accordi annacquati e una astensione grillina in Senato che, giovedì, potrebbe rivelarsi una scossa tellurica importante sia per la tenuta del Governo che per i sinistri pensieri di quel campo largo coltivato dal Partito Democratico. Intanto, tra i cespugli, Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e leader di Italia al Centro, sbotta: “Non è possibile immaginare la fine del Governo Draghi con la guerra alle porte, le aziende che chiudono per la crisi energetica, le bollette delle famiglie che stanno falcidiando il potere d’acquisto, un’inflazione all’8 per cento e le gigantesche opportunità del Pnrr da cogliere. Solo un movimento di irresponsabili può pensare per il proprio piccolo tornaconto di bottega si possa far saltare uno sforzo generale del Paese”. Invece Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, sul Corsera commenta: “Serve un chiarimento, una valutazione di quali sono le priorità, come Governo ma anche come maggioranza. Penso che tocchi al presidente Draghi parlare con i singoli partiti. Noi chiediamo obbiettivi e priorità chiare”. Lo stesso Romeo segnala che nella Lega “c’è una certa insofferenza, come si è visto nelle recenti elezioni, anche da parte di chi era convinto della necessità di entrare nel Governo. Ci si aspettavano risultati migliori. I nostri mondi di riferimento, i ceti produttivi, ci chiedono misure concrete per dare risposta alle loro esigenze. Noi siamo stati leali con il Governo finora. Adesso è tempo che anche le nostre richieste vengano ascoltate”.

Urge chiarezza

Una serie di concetti che seguono, a cascata, quanto indicato da Silvio Berlusconi, che chiede al presidente del Consiglio “di sottrarsi a questa logica politicamente ricattatoria e di prendere atto della situazione che si è creata. Così come siamo stati responsabili nel far nascere il Governo Draghi, altrettanto lo saremo nell’ultimo scorcio di legislatura. Ecco perché chiediamo che ci sia una verifica della maggioranza, al fine di comprendere quali forze politiche intendano sostenere il Governo, non a fasi alterne e per tornaconti elettorali, ma per fare le riforme e tutelare gli interessi degli italiani”.  Chiarezza pretesa pure da Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, che al Corriere della Sera precisa: “Il M5S ci deve dire cosa vuole fare. Devono spiegare se sono ancora dentro la maggioranza o se sono fuori. Serve serietà. Non si può continuare a cincischiare, le tensioni del centrosinistra si stanno scaricando sull’Esecutivo”.  Per Tajani “il M5S ha messo nel mirino il Pd, attaccandolo duramente durante la discussione. Il famoso “campo largo” è morto ieri in Aula”. E cosa potrebbe accadere se giovedì in Senato il Movimento non dovesse votare la fiducia sul decreto Aiuti? "Se ne assumerebbero la responsabilità – segnala Tajani – si aprirebbe una crisi di Governo. Per questo chiediamo una verifica: vogliamo sapere cosa vuole fare Giuseppe Conte”. Bene ma non benissimo.

La conferenza stampa di Mario Draghi

“Il Governo con gli ultimatum non lavora e non ha senso. Il resto bisogna chiederlo a Mattarella”. Il presidente Draghi, nella conferenza stampa organizzata dopo l’incontro con i sindacati, risponde a una domanda sulla situazione dell’Esecutivo e su un ipotetico rinvio alle Camere, in caso di astensione del Movimento Cinque Stelle sul Dl Aiuti: “Ho già detto che per me non c’è un Governo senza M5S e non c’è un Governo Draghi altro che l’attuale, questa è la situazione”. Il premier in più puntualizza: “Quando ho letto la lettera (dei Cinque Stelle) ho trovato molti punti di convergenza con l’agenda di Governo, quindi l’incontro di oggi con le forze sociali va esattamente in quella direzione”. In merito al tavolo con i sindacati, Draghi ammette: “Abbiamo presentato le linee guida su temi chiave, come i contratti collettivi e il cuneo fiscale. Abbiamo concordato di rivederci tra due settimane, quando il Governo presenterà un provvedimento corposo e in quell’occasione, prima di discuterlo in Cdm, avremo un altro incontro con le forze sociali”. A seguire, ribadisce: “Il Governo non è che non ha fatto nulla: abbiamo già fatto molto per famiglie e imprese. Con la postilla: Il voto in autunno? Non commento scenari ipotetici, essendo uno degli attori in questa storia non è un giudizio oggettivo e distaccato, sono parte di quel che succede”.


di Claudio Bellumori