mercoledì 6 luglio 2022
Il Governo è pronto a un faccia a faccia ma non ha intenzione di inserire la retromarcia. I tassisti, dal canto loro, hanno le vetture ferme perché l’articolo 10 del Ddl Concorrenza non s’ha da fare. Non c’è aria di matrimonio tra le parti, tutt’altro: dopo lo sciopero di ieri anche oggi è tempo di mobilitazione. Taxi sul piede di guerra contro un provvedimento che mirerebbe a “delegittimare il settore a favore delle multinazionali”. Nonostante il caldo, quindi, persistono i cortei nel Paese, con proteste registrate nelle maggiori città italiane, mentre i partiti procedono in ordine sparso.
La posizione del Governo
Tra i temi nel mirino dei tassisti “l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”. Una posizione che non convince Teresa Bellanova, viceministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili: “Abbiamo due anni pesantissimi alle spalle. Perdere giornate di lavoro e creare disservizio per gli utenti è qualcosa che non dobbiamo permetterci. Limitiamo il danno, riportiamo il confronto nella sede propria, sapendo che il Parlamento dovrà normare non per penalizzare ma per aiutare. Nel testo che presentiamo in Parlamento – continua – se c’è l’intesa con le parti, intendiamo distinguere il ricorso alle piattaforme tecnologiche di intermediazione da quelle di interconnessione. Le prime sono gestite da altri soggetti a pagamento, le seconde sono quelle che oggi usano anche molti tassisti. Nel momento in cui c’è la distinzione c’è anche la possibilità, per i tassisti, di aderire a una o a tutte e due le piattaforme, ma questo non può essere impedito. Si tratta di una maggiore efficienza per la categoria e una maggiore disponibilità per l’utenza”. Bellanova che in un’intervista al Messaggero ribadisce: “Questo è un Disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri, dove siedono tutti i partiti di maggioranza. Da parte del Governo non c’è la disponibilità allo stralcio. Stiamo lavorando per chiarire meglio gli scopi della riforma e fugare i rischi che le categorie hanno intravisto”.
Perché protestano i tassisti
Braccia incrociate su più fronti. Per esempio, disagi a Genova: oltre 300 taxi in corteo dall’aeroporto fino al centro della città, con i veicoli diretti verso piazzale Kennedy e piazza De Ferrari. Auto bianche sfilano pure a Roma, con una delegazione diretta sotto Palazzo Chigi. La realtà, sostengono le sigle sindacali, “è che la nostra battaglia è la lotta di 40mila lavoratori contro la speculazione finanziaria, ma anche la difesa dell’utenza di un servizio pubblico contro meccanismi come algoritmi e libero mercato, che li andrebbero a strangolare nel momento del bisogno”.
Sciopero dei taxi: gli schieramenti dei partiti
Interessante, in relazione allo sciopero dei taxi, è la cartina degli schieramenti dei partiti. La Lega all’interno dell’Esecutivo resta un punto di ascolto importante per i tassisti, mentre fuori dal Governo Fratelli d’Italia è contro la liberalizzazione del settore. Rispetto a prima, il Movimento Cinque Stelle ha perso piano piano il ruolo di interlocutore privilegiato della categoria, anche perché adesso i pentastellati sono investiti da beghe e questioni interne. E il Partito Democratico? Nei dem, come al solito, è una gran caciara tra anime e animucce: Enrico Letta resta alla finestra, nella classica posizione di chi non fa mosse pur di non fare sbagli (e la chiamano responsabilità, verrebbe da dire). Ma c’è chi, invece, anche dentro la sinistra al caviale punta alla soppressione dell’articolo finito sulla graticola. Per il sì all’approvazione della nuova delega al Governo spingono le forze di centro, mentre Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, chiarisce: “Sulla vertenza taxi e Ncc il Governo deve mostrare maggiore apertura e maggiore saggezza, come Forza Italia chiede da tempo. In primo luogo, non è necessario inserire questa normativa nel Disegno di legge concorrenza e quindi si potrebbe procedere tranquillamente allo stralcio dell’articolo 10, come diversi gruppi parlamentari di ogni schieramento stanno proponendo. In ogni caso, sarebbe auspicabile una trattativa no-stop per dar luogo ai decreti attuativi previsti dalle leggi già vigenti. Si tratta, ovviamente, di una trattativa difficile e complessa – prosegue – ma il dovere del Governo è quello di affrontarla, ascoltando le categorie e confrontandosi con i taxi e gli Ncc. Ci sono già dei lavori su questi temi svolti nel passato dai quali si può partire. Coniugare la modernità con la tutela di attività fondamentali per la vita delle città e già gravemente colpite dall’emergenza Covid e dal caro benzina è un obbligo per il Governo. Il confronto è stato avviato – termina – ma non è stato portato avanti con la costanza e la disponibilità necessaria. Non basta la riscrittura della norma che è stata annunciata, bisogna ascoltare, dialogare e confrontarsi. Non si possono aprire le porte di Palazzo Chigi alle multinazionali e tenerle chiuse per i rappresentanti di lavoratori del territorio”.
Il Codacons dalla parte degli utenti
Una voce fuori dal coro è quella del Codacons: “Ogni volta che in Italia si tenta di migliorare il comparto del trasporto pubblico non di linea e introdurre novità che vanno a vantaggio dei consumatori e che possono determinare un calo delle tariffe, i tassisti dichiarano guerra al Governo e agli stessi cittadini, prendendo in ostaggio le città e paralizzando il servizio. Un comportamento violento e immorale – insiste – che non può più essere accettato, e sul quale devono intervenire le Procure di tutta Italia verificando se lo sciopero di 48 ore dei taxi possa rappresentare una interruzione di pubblico servizio. Chiediamo al Governo di non cedere alla violenza dei tassisti, e di proseguire sulla strada della concorrenza, per migliorare il servizio reso ai cittadini e adeguare la medievale normativa sui taxi vigente in Italia al panorama attuale”.
di Mimmo Fornari