La Cortina di ferro pacifista: Ucraina addio!

mercoledì 1 giugno 2022


Dice un proverbio “Critica che ti passa”, parlando dei peccati capitali dell’invidia e dell’ira. Principio, del resto, ben praticato nel giornalismo, per cui chi non ha idee né proposte fa splendide analisi sulle carenze degli altri, prendendosela con i propri stessi difetti! Recenti esempi ne sono il professor Angelo Panebianco (in “Il parlar chiaro che manca”, sul Corriere della Sera) ed Ezio Mauro su Repubblica, con la sua introspezione non banale in merito a “Il mito rovesciato di Mosca”. Per il primo (come non concordare?) il pacifismo sinistrorso, politicamente corretto e cattolico, si identifica con l’antiamericanismo e l’antioccidentalismo di sempre, mimetizzandosi sotto le mentite spoglie delle bandiere arcobaleno. Per cui, invece di porre l’accento sulla difesa dei valori storici dell’antimperialismo e per la liberazione dei popoli oppressi, si fa finta di dimenticarselo, quando ad agire come oppressore non è l’America, ma Mosca. In questo caso non solo non si menziona mai il nome del colpevole ma, di fatto, si saturano i media compiacenti chiedendo pace in cambio della ragionevole resa dell’aggredito, senza mai accertare se quest’ultimo sia minimamente d’accordo.

I generali russi che in Ucraina arano a cannonate tutto quanto edificato dall’uomo nel corso degli ultimi secoli, facendo decine di migliaia di vittime civili e milioni di profughi, non richiamano la dovuta attenzione e la dura condanna da parte delle armate pacifiste. Panebianco invece di fare a pezzi questa incredibile ipocrisia intellettuale, come fa invece Ezio Mauro, preferisce ricordare a tutti costoro (illusi del fatto che una volta instaurata la pace si torni al mondo di prima) che, dopo la guerra in Ucraina, ci sarà solo il declino (irreversibile) dell’Occidente e l’avvento del multipolarismo su scala globale. Quest’ultimo, in particolare, è foriero per sua natura di instabilità permanente, visto che la partizione in “nemico/amico” diverrà un criterio fluido, completamente diverso da quello che fu nel mondo bipolare dell’Occidente libero, contrapposto all’Impero del Male comunista. Oggi, le Autocrazie di Russia e Cina si coalizzano per sottomettere un giorno non lontano l’Occidente decadente. E qui, per la verità, faremmo bene a ricordarci che quando ci fu il disaccoppiamento tra il diritto della Pax romana e la Forza imperiale che lo faceva rispettare, Roma cadde per sempre.

Infatti, il problema vero, ed è qui che si focalizza implicitamente l’analisi di Panebianco, consiste nel fatto che nella sfida già iniziata delle Autocrazie versus le democrazie mancano i Caesar, i Consoli e i Dictator (compreso il fatto che non esiste un sistema istituzionale a sostegno della legittimità di conferimento del loro mandato a tempo), in grado di mettersi alla testa dei nostri popoli narcotizzati dall’eccesso di benessere, e di dire alle loro genti “come sono cambiate veramente le cose”. Invece, i politici attuali preferiscono compiacere i loro milioni di followers con politiche di giornata, totalmente inservibili per affrontare un confronto globale come quello che ci attende. Gli elettori e i loro leader sono quindi dei bambini viziati, che si rifiutano di prendere atto dei grandi cambiamenti in corso d’opera! Ezio Mauro, invece, ricorda a tutti che Vladimir Putin non è che l’ultimo Zar, da quattro secoli a questa parte, che suona sempre la stessa musica imperialista della “Rus” primordiale: la sua radiazija (radiazione alla Chernobyl) “usa la piattaforma universale della guerra come moderna ideologia” per il restauro di una Authoritas iper-nazionale arbitraria e abusante. Qui, va detto, Mauro scopre l’ovvio, ovvero che bolscevsimo e sovietismo erano figli dello zarismo imperialista, sempre quello sotto mentite spoglie. Sotto il fuoco spento dell’epopea leninista resiste, per la sinistra europea e nostrana la cenere ardente dell’antiamericanismo (e due!).

Sul versante opposto, secondo Mauro, la destra, rompendo i valori condivisi, va alla ricerca di questa forma di stato di eccezione alla Putin, perché “cancella ogni vincolo normativo e fonda una nuova autorità autocratica e autoritaria”: insomma, i golpisti nascono solo a destra, dimenticando che l’America Latina e l’Africa abbondano di dittatori col cuore a sinistra! Per questa destra, secondo Mauro, il fine è il superamento della forma liberaldemocratica, affinché la politica divenga puro potere, trasformando il governo in comando e quest’ultimo in dominio. Concetti, come si vede, leggermente ridondanti. In entrambe le analisi dei due editorialisti l’Occidente è dipinto come una sorta di Eldorado o di Paradiso perduto, che i suoi cittadini non sanno o non vogliono più difendere. In ogni caso, ci si dimentica di denunciare i mostri generati all’interno dell’Occidente stesso, come quelli della finanza speculativa globale e della globalizzazione selvaggia. In merito, qual è la proposta dei grandi sacerdoti del tipo Panebianco-Mauro per la creazione di una governance globale, visto che l’Onu è fallito (e Noi con lui)? Quale istituzione internazionale deve prendere in carico e con quali regole condivise la speranza di fare giustizia nel mondo, eliminando satrapi e dittatori africani e amerindi che, assieme ai loro clan corrotti, depredano le ricchezze del suolo e del sottosuolo dei loro popoli oppressi, condannandoli alla fame, alla miseria e alla migrazione di massa?

Altro aspetto: come si abbatte il Muro di gomma del pacifismo dogmatico? Quest’ultimo, se valesse la dialettica, lo si potrebbe facilmente disarmare logicamente con il metodo matematico del ragionamento per assurdo che, a partire dalla condivisione dei loro assunti pacifisti, dà come risultato (assurdo per l’appunto) la negazione stessa del principio pacifista. In questo caso la dimostrazione funziona così. Ammettiamo pure che tutti i Paesi occidentali si siano rifiutati di armare in qualunque modo l’Ucraina dal 24 febbraio a oggi. Le dirette conseguenze che discendono da tale ipotesi sono le seguenti. Primo: i russi conquistano (praticamente senza trovare resistenza) l’intero territorio ucraino grande come la Francia, e quaranta e passa milioni di persone passano sotto l’egida della nuova Russia neozarista, che ne incamera le immense risorse minerarie e agricole. Secondo: Kiev perde l’indipendenza e la libertà, abbandonando per sempre il campo delle democrazie liberali. Terzo: Mosca è libera di installare ai diretti confini dell’Unione le sue batterie (offensive) di missili nucleari, precostituendo così lo stesso identico scenario dei missili a Cuba del 1963. Conclusione: il pacifismo dogmatico crea le premesse per la Terza guerra mondiale. Da qui l’assurdo. È condivisibile? Agli uomini di buona volontà la scelta.


di Maurizio Guaitoli