venerdì 22 aprile 2022
De-globalizzazione o ri-globalizzazione? Per Sabino Cassese (che interviene sul Corriere della Sera con il suo editoriale “Non erano illusioni”), in questo mondo sconvolto da una guerra in stile Novecento si può solo parlare di una ricombinazione della precedente globalizzazione, in base ai principi irrinunciabili e intramontabili degli scambi commerciali, che hanno favorito l’indubbia crescita del benessere dei popoli coinvolti ed è pregiudicata oggi dai nazionalismi di ritorno e dal recupero degli Stati-Nazione, a spese del multilateralismo e dell’intermediazione dell’Onu. Anche per colpa di quest’ultima, che ha dato ampia dimostrazione della sua incapacità di risolvere i conflitti nel mondo, per cui (e come non essere d’accordo?) occorrerebbe pensare a una sua radicale rifondazione. L’impressione che si ricava dall’intervento del Professore è di un’operazione intellettuale decisamente gattopardesca: ricombinare il tutto purché nulla cambi nel mantenimento delle catene di valore e dei poteri globali. Per Cassese, l’unica vera lotta ideologica è tra democrazie e autocrazie, destinate a ricombinarsi in blocchi coesi. Peccato, però, che la grande maggioranza della popolazione mondiale si trovi dalla parte sbagliata delle autocrazie!
Cassese, inoltre, si dimentica di osservare che mentre gli altri (Russia, Cina, India, e così via) si richiamano, a torto o a ragione, a un sistema di valori, l’Occidente rimane un adoratore del Dio Denaro e si trincera dietro al sacro mito del diritto internazionale che nessuno peraltro sa come far rispettare. Perché, poi, il Diritto senza la Forza, come abbiamo visto con la Russia e la Cina, non sta in piedi da solo. Sul piano puramente filosofico, poi, nella nostra Patria mondiale del diritto dominano le mafie più pericolose del mondo, che si possono permettere di spendere fortune per sovvenzionare gli studi legali di mezzo mondo, utili per aggirare i gravami sugli uomini di mafia e sulle loro imprese, grazie a cavilli giuridici e procedurali. A ben vedere, una sperequazione inaccettabile e assoluta questa della giustizia ingiusta, in quanto un recluso, presunto innocente ma sprovvisto di mezzi, non potrebbe mai permettersi il lusso di una difesa così costosa. Nell’intervento di Cassese manca poi del tutto la prospettiva geostrategica, come quella dell’ipotesi di una solidificazione per grandi Blocchi, rispetto all’attuale fluidità che caratterizza la politica internazionale, del tipo Usa-Europa-Giappone-Australia-Israele; Cindia-Russia; America Latina-Africa e Medio-Oriente. Cosa che comporta in sé due innovazioni fondamentali come la formazione di valute continentali alternative a dollaro ed euro, nonché il riarmo generalizzato e una neo-compartimentazione delle economie, caratterizzate da scambi sempre più chiusi tra i neo-blocchi.
Da un simile scenario in evoluzione, si può ipotizzare una crescente e duratura rigidità nella mobilità globale di idee, valori, merci, persone, tecnologie e digitalizzazione. In quest’ultimo caso la creazione di Internet chiuse tra blocchi non consentirà più il monopolio e il conseguente arricchimento planetario delle Major della Silicon Valley (denominate collettivamente Gafa= Google, Amazon, Facebook, Apple), cambiando così radicalmente il mondo della comunicazione. Per di più, in questo contesto mutato, l’Europa slava e nordica non dimenticherà per secoli a venire l’odio scatenato dalla guerra di Putin contro l’Ucraina. In tendenza, anche noi siamo destinati a privilegiare lo sciovinismo del nostro Made in Italy, per quanto riguarda alimentazione, moda, tessile, meccanica fine, artigianato di qualità e turismo. Sempre di più, quindi, il consumatore italiano eviterà di acquistare le scadentissime merci a buon mercato prodotte in Asia e in Cina, avendo già accumulato negli armadi delle famiglie tonnellate di inutili stracci, a beneficio di merci nazionali di elevata durata e alta qualità di prodotto. Il problema che sembra sfuggire all’analisi del Professor Cassese è che proprio la globalizzazione, con le sue spaventose forbici reddituali tra individui, ha riesumato il germe del nazionalismo che, a sua volta, ha resuscitato l’ambizione imperiale mai sopita (lo Zar, il Khan cinese, l’imperatore persiano, il Califfato ottomano della Grande Porta, e similaria).
Ed è così, grazie alla nostra impotenza democratica, che Iran e Russia giocano agli incendiari nel Medio-Oriente e nei Balcani, avendo rispettivamente come alleati il radicalismo islamico e i nazionalisti che hanno dato l’assedio a Srebrenica! Piuttosto, chi deve scegliere tra globalisti da un lato e patrioti dall’altro (identica all’altra formula di “nazionalisti versus internazionalisti”), che hanno sostituito letteralmente l’antica e ormai nonsense contrapposizione tra destri e sinistri derivata dall’Ancien Régime francese? Di fatto, il mondo è divenuto un’unica, gigantesca Giostra, per cui i sellini sui quali sono seduti passivamente gli individui girano vorticosamente tutti assieme attorno al Dolmen del Dio Denaro che, come un pianeta artificiale, tutto muove e dà a tutte le particelle lo stesso moto e identica velocità, per cui a staccarsi ci si rimette l’osso del collo. Come si fa a parlare solo di “Diritto” e mai di Etica e di Valori? Se Marine Le Pen ha un grande seguito elettorale e di consensi quando denuncia il fatto che i globalisti trattano i suoi francesi come dei “senza radici” (déracinés o rootless in inglese), invece che da cittadini a pieno titolo, orgogliosi della propria lingua e cultura, dice una cosa infondata o effettivamente sentita dalla maggior parte degli europei, che non siano fanatici globalisti alla Macron?
E, forse, bisognerebbe prendere in seria considerazione questa nuova contrapposizione, dato che i più influenti consiglieri politici di Vladimir Putin, del calibro di Aleksandr Dugin e Konstantin Malofeev, insistono nel denunciare il “globalismo” come un complotto contro la Nazione russa e la sua cultura. E poiché non tutte le vacche di giorno sono nere, è pur vero che molti tra i denigrati globalisti sono pur sempre persone di buon senso che credono nella necessità di una solida cooperazione internazionale, per promuovere pace e prosperità, ai fini di un Governo ragionevole dei problemi globali. Ed è vero che, per loro stessa natura, i nazionalisti sono inclini per temperamento a credere che gli accordi internazionali siano opera dei “Poteri Forti” a danno dei popoli, e rappresentino quindi un tradimento della Nazione, se non il frutto di una cospirazione globalista: vedi Gideon Rachman nel suo “Patriots vs Globalists is the new Battlefield”, pubblicato dal Financial Times. Ecco perché, secondo Rachman, il mood antiglobalista dei vari Donald Trump, Putin e Le Pen, che hanno in antipatia gli stranieri e sono ossessionati dalla restaurazione della Grandeur nazionale (imperiale) perduta, è sicura fonte di conflitti, di cui l’Ucraina è un doloroso, drammatico e lampante esempio. L’origine di tutti questi guai? L’Onu, che è una fucina inesauribile di rivendicazione di diritti, completamente paralizzata dalle sue contraddizioni, mentre il suo presupposto Governo mondiale rimane una desolante, vuota cassetta degli attrezzi.
di Maurizio Guaitoli