venerdì 15 aprile 2022
In una compiuta democrazia parlamentare l’Aula e i suoi rappresentanti – deputati e senatori – sono l’espressione della volontà popolare che si manifesta con il voto alle elezioni politiche. Con il sistema elettorale vigente i candidati dei partiti o delle coalizioni vengono eletti nella quota maggioritaria o in quella proporzionale. Il Governo – organo esecutivo – dovrebbe essere formato dalla coalizione che è in grado di garantire la maggioranza assoluta sia alla Camera dei deputati che al senato della Repubblica. Un Governo politico è, quindi, il risultato del mandato popolare conferito ai partiti o alla coalizione risultata vincente alle elezioni. I padri costituenti avevano disegnato un regime democratico che doveva concretizzare un Governo debole, esposto alle segreterie dei partiti, per evitare il “rischio” di una eventuale nuova dittatura dopo la tragica esperienza del ventennio fascista. La nostra Costituzione è tutt’altro che “la più bella del mondo”. Per questa ragione l’Italia vanta il record di trenta presidenti del Consiglio dei ministri e ben 67 governi.
La governabilità e la stabilità politica del Governo sono certamente un valore importante se il potere esecutivo attua il programma politico per il quale ha ottenuto il voto dei cittadini. Se invece la stabilità politica è funzionale a perpetuare esecutivi nati in Parlamento, lontani dal mandato elettorale e che si fondano sulle continue emergenze, non solo è un disvalore ma una vera e propria forzatura democratica. Sciogliere le Camere prima della naturale scadenza della legislatura è diventato un tabù. C’è sempre una emergenza che può “giustificare” la nascita di un Governo che eviti il ricorso alle urne. La Lega e Forza Italia che hanno deciso di partecipare al Governo di “unità nazionale” presieduto da Mario Draghi hanno forse fatto una scelta di responsabilità che li sta penalizzando in termini di consensi elettorali. Tuttavia, si possono obtorto collo negoziare i programmi di Governo nati in Parlamento, sulla scia delle continue emergenze, ma non si può derogare ai principi: la riduzione del carico fiscale, la tutela delle imprese e il garantismo. Gli elettori, prima o poi si vota, non capirebbero!
di Antonio Giuseppe Di Natale