giovedì 14 aprile 2022
Da SettimoPiano osservano come Marinella Soldi, presidente della Rai in quota Pd/Renzi, sembri sbarcata direttamente da un’astronave aliena. La sua intervista su La Stampa di oggi, corredata da agiografia d’obbligo della giornalista, appare astrale e totalmente fuori dalla realtà.
Dopo le ormai leggendarie dichiarazioni dell’amministratore delegato Carlo Fuortes sulla “politica lasciata fuori dalla porta” nei giorni in cui lui stesso chiedeva alle segreterie dei partiti i nomi dei direttori da nominare, la Soldi fa di più: infila nella stessa intervista la cantilena del “fuori i partiti dalla Rai” con l’aggiunta della retorica sulla “parità di genere” e rivendica come “selezione innovativa” l’ennesima nomina politica di sinistra maschile: quella di Roberto Natale, ex segretario dell’Usigrai, già portavoce di Laura Boldrini ai tempi della presidenza della Camera e poi candidato di Sel, a direttore della Rai per il Sociale (ora ribattezzata Rai Sostenibilità) al posto del “renziano” Giovanni Parapini, trasferitosi su propria richiesta a Perugia a ricoprire il ruolo di semplice responsabile di sede mantenendo però lo stipendio di 240mila euro da top manager.
Anche perché nei corridoi di viale Mazzini si domandano: chi dovrebbe vigilare affinché i partiti non s’intromettano nella “contingenza specifica e nelle singole scelte?” La presidente della Rai, appunto.
D’altronde Marinella Soldi ha votato a favore di tutte le nomine proposte da Fuortes su indicazione dei partiti. O meglio di un partito: il Partito Democratico, cioè il suo.
Perché ormai è palese che la Rai sia diventata una succursale del Nazareno: dalle direzioni editoriali (12 su 13 in mano a direttori graditi al Pd), alle direzioni giornalistiche (Tg1, Tg3, GrRadio) alle conduzioni (l’ultima quella dell’ex direttore dell’Espresso Marco Damilano), alle direzioni della Corporate, la Rai è occupata militarmente dalla sinistra che si prepara così alla futura campagna elettorale. Il tutto nella distrazione dei due membri di centrodestra che siedono nel Cda: il leghista Igor De Biasio e la forzista/lettiana Simona Agnes che (ci dicono sempre a SettimoPiano), sarebbero impegnati in altre questioni: il primo nella sua possibile nomina a presidente di Confindustria Radio Tv e la seconda nel mantenimento da parte di Rai del Premio Agnes e del suo format Check Up confermato in palinsesto (oggetto di possibile conflitto d’interesse sollevato dalla Commissione Vigilanza).
Ma tornando all’intervista della Soldi, la cosa più lunare che preoccupa in Rai è l’assenza da parte della presidente di qualsiasi accenno riguardo la recente decisione del Governo di togliere il canone in bolletta. Una decisione che rischia di affossare definitivamente la Rai. Fu il Governo Renzi/Pd nel 2016 a ridurre il canone a 90 euro (il più basso in Europa) in cambio del suo inserimento in bolletta che avrebbe abbattuto l’altissima evasione. Matteo Renzi allora sbandierò tutta la retorica populista della sinistra del “pagare meno, pagare tutti”.
Ora la decisione del Governo rischia di far ripartire una forte evasione dal canone che nell’impossibilità ormai di riportare la tassa ai livelli medi europei (per il rischio impopolarità di una simile operazione) potrebbe abbattersi per un ulteriore 25 per cento sugli introiti Rai aprendo una crisi irreversibile per l’Azienda del Servizio Pubblico.
Forse una questione leggermente importante per un presidente Rai.
di Massimo Ascolto