martedì 5 aprile 2022
La sintesi più efficace l’ha pronunciata Ettore Rosato, coordinatore di Italia viva, al primo Congresso nazionale di Azione, il partito fondato da Carlo Calenda e Matteo Richetti: “Faccio molta fatica a individuare cosa ci divide, mentre mi viene molto facile trovare ciò che ci unisce”. Rosato ha ragione e con schiettezza ha posto un problema, cioè quello della proliferazione di piccole e medio-piccole formazioni politiche che si accavallano e si contendono visibilità nell’area del centro politico.
Oltre ad Azione e Italia viva, convivono infatti nel medesimo spazio politico che si ispira a valori liberali e democratici svariate formazioni, come +Europa di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova, Coraggio Italia-Cambiamo! del governatore ligure Giovanni Toti e del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, Noi con l’Italia di Maurizio Lupi e Gianpiero Samorì, oltre a una miriade di altre sigle che nei sondaggi elettorali figurano sotto la voce “altri”. È evidente che la governabilità presuppone la presenza di coalizioni, ma qui non si tratterebbe di costruire alleanze tra partiti che la pensano diversamente su tutto e si mettono insieme per conquistare seggi con il retro-pensiero di tornare a dividersi subito dopo.
Più che a differenze sostanziali e programmatiche, la linea di divisione passa nel riconoscersi nell’alleanza di centrosinistra o in quella di centrodestra, ma anche in questo caso i confini non sono così marcati, come ha dimostrato il voto favorevole di Noi per l’Italia alla riforma del catasto, nonostante che questa sia invisa a buona parte della coalizione di riferimento. Poi c’è la differenza fra cattolici e laici, ma i tempi sono cambiati ed entrambe le anime oggi convivono all’interno di molti simboli. Probabilmente nessuna formazione sarà disposta a rinunciare al proprio spazio di autonomia, ma sinergie su alcuni obiettivi da qui alle prossime elezioni politiche sono probabili e forse auspicabili.
di Andrea Cantadori