lunedì 28 marzo 2022
Il 23 marzo di trent’anni fa moriva F.A. Hayek. All’epoca era più comune che anche persone a lui ideologicamente molto distanti riconoscessero che si è trattato di uno dei massimi scienziati sociali del XX secolo. Oggi il nome di Hayek è stato trascinato nel gorgo delle polemiche sul “neoliberismo”, una ideologia che, a detta dei suoi critici, avrebbe dominato ideologicamente non solo l’Inghilterra della signora Thatcher ma anche l’Italia di Silvio Berlusconi, la Russia di Vladimir Putin, immagino pure la Libia di Gheddafi e, perché no, l’Iran degli ayatollah.
Lasciando perdere le miserie di certi militanti politici travestiti da studiosi, servirebbe a tutti prendere le misure a Hayek. Se non altro per accorgerci di quanto siamo piccoli, al suo confronto. Non è solo un economista i cui lavori degli anni Trenta e dei primi anni Quaranta gli valgono, nel 1974, il Premio Nobel. Hayek nel 1952 pubblicava una ricerca su come funziona il cervello, in larga misura frutto di studi giovanili, e questa viene riconosciuta da un Premio Nobel per la medicina, Gerald Edelman, come uno studio anticipatore del cosiddetto “darwinismo neurale”. Si dedica alla storia delle idee e scrive almeno un libro epocale, The Counter-Revolution of Science. Si occupa di filosofia politica e pubblica due dei libri che ridefiniscono il perimetro del liberalismo nel secondo Novecento.
Cosa rimane, oggi, di Hayek? Per alcuni di noi, Hayek ha talmente condizionato lo stesso modo in cui pensiamo che viene persino difficile rispondere. Ci ha insegnato a comprendere l’economia di mercato come un processo di scoperta, ad accostarci con umiltà ai suoi esiti, a non sovrapporvi immediatamente un modello. Ciò sfugge molto spesso agli stessi economisti e quasi sempre a quelli fra loro che occupano posizioni di potere e che tendono a considerare la società un meccano da smontare e rimontare alla bisogna.
Hayek ha spiegato che lo scienziato sociale non è un ortopedico della società ma semmai un geografo. Quanti sostengono che bisogna affrettarsi a cambiare il mondo, finendola di perdere tempo nel provare a comprenderlo, prendono una scorciatoia. Perché comprendere pezzi della realtà sociale che ci circonda è di per sé una sfida straordinaria, per alcuni studiosi la sfida della vita. Nel suo piccolo, l’Istituto Bruno Leoni tiene viva la lezione di F.A. Hayek, facendone un punto di riferimento costante nel nostro lavoro di ricerca. Di Hayek, Ibl Libri ha pubblicato Produzione e produttività e Contro Keynes. Su Hayek, il libro di Donald J. Boudreaux Hayek: l’essenziale. Proprio in questi giorni, con la direzione scientifica di Raimondo Cubeddu, si sta svolgendo un corso online sulla Scuola austriaca dell’economia.
(*) Direttore generale Istituto Bruno Leoni
di Alberto Mingardi (*)