sabato 26 marzo 2022
È falsa la narrazione secondo cui Jens Stoltenberg e la Nato sarebbero dei guerrafondai. La Nato ha fatto un’unica guerra oltre i suoi limiti difensivi, contro l’Iraq di Saddam Hussein. Ma spesso si omette di ricordare che quest’ultimo era leader di un partito che fu hitleriano, un tiranno che lanciava gas sui villaggi curdi e reprimeva la maggioranza sunnita, un crotalo che invase il Kuwait e un miserabile che pagava le famiglie degli attentatori che colpivano scuole, bar e ristoranti israeliani. La Nato si basa sul principio “armati, se vuoi la pace. Se vuoi la guerra, disarmati come ha fatto l’Unione europea con Vladimir Putin”. Nessuno al mondo, a parte Putin e i suoi sgherri, vuole una guerra lunga ed estesa. Chi parla di “lobby delle armi” dimentica che chi possiede fabbriche di armi – come chi vi lavora – non vuole morire e così vuole per i suoi cari, com’è naturale. I tiranni sono diversi: la Corea del Nord ha lanciato un altro missile nelle acque territoriali giapponesi, nel silenzio dei vari militanti dell’equidistanza tra vittima e aggressore.
È follia pensare a un’Europa priva di esercito davanti a Putin, dopo quanto sta succedendo. Disarmarsi significa dare carta bianca alle dittature, com’è successo già troppe volte. Basterebbe ricordare il caso dei Sudeti, con l’annessione della Cecoslovacchia da parte di Adolf Hitler con la scusa che i tedeschi “erano repressi”. È l’esatta fotocopia dell’invasione dell’Ucraina. Neville Chamberlain e gli imbecilli, che anche allora spargevano il loro letame, regalarono invece altri mesi ai nazisti per riarmarsi. Chi parla di storiche paure della Russia di essere invasa, dovrebbe anche ricordare la paura dell’Europa orientale di essere schiavizzata e invasa dai carri armati di Mosca (Ungheria 1956, Cecoslovacchia 1968, Ucraina 2022). Quanto all’invasione hitleriana del 1941 (Operazione Barbarossa) è il caso di due coccodrilli che si erano spartiti la Polonia: chi è simile si piglia, e a volte si accapiglia. Se una gang criminale fa irruzione nel tuo palazzo e comincia a uccidere le famiglie dei primi piani, tu sei così pazzo da scendere giù per far ragionare i banditi, oppure ti barrichi in casa, chiami aiuto e cerchi dei bastoni? Per tanti non è così: crepino pure l’Ucraina e la Nato, purché noi si eviti – fino a quando? – di diventare preda del pitone del Cremlino.
La pax difficilis del Papa
Se leggiamo i Vangeli, dove è scritto di “porgere l’altra guancia” anche al nemico (amare solo gli amici è facile e ipocrita), scopriamo che San Pietro portava la spada, un particolare dimenticato dal pacifismo del Dopoguerra (i comunisti in realtà erano pacifisti quando si trattava di Nato, ma guerrafondai quando erano i sovietici e i loro alleati a muovere guerre). San Pietro (con altri discepoli) aveva sempre la spada alla cintola. Al momento dell’arresto di Gesù, la tirò fuori e tagliò l’orecchio del servo del sommo sacerdote del Tempio. Al che – ha scritto l’evangelista Giovanni – Gesù si rivolse a Pietro: “Rimetti la spada nel fodero”. Non gli disse, però, di buttarla via. Altri evangelisti hanno aggiunto che Gesù rimarcò a Pietro che le armi erano inutili, perché avrebbero contrastato un arresto che era parte di un disegno divino. Se dal 1945 non abbiamo più avuto conflitti in Europa (quello contro la Serbia, guidata da un Massimo D’Alema guevarista e da un Bill Clinton in stile “Patton generale d’acciaio”, servì a supportare l’indipendenza di Bosnia e Kossovo), lo dobbiamo alla saggezza dei vari Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Alcide De Gasperi, Luigi Einaudi, Konrad Adenauer, Charles de Gaulle. Quando, però, il centrosinistra negli anni Sessanta e Settanta del XX secolo ha cominciato a trattare coi nemici reali e potenziali (Giulio Andreotti, Aldo Moro) sono arrivati i primi problemi. Il terrorismo di Bin Laden si è reso forte grazie a qualche cedimento di troppo di alcune democrazie europee rispetto ai petrodollari delle nazioni arabe.
Perché il Papa non legge “Oligarchi”?
Non sappiamo se il Papa abbia ascoltato Aleksandr Dugin, invitato a “Dritto e Rovescio” su Rete 4 pochi giorni fa. Potrebbe leggere “Oligarchi. Come gli amici di Putin stanno comprando l’Italia” di Jacopo Iacoboni e Gianluca Paolucci (Laterza, 2021), un testo che può farci capire molte cose, ad esempio perché Boris Johnson non è stato nemmeno salutato dai leader europei nel recente summit Nato-Ue tenutosi a Bruxelles. Non è successo a causa di una ripicca per la Brexit: un gesto stupido, se pensiamo all’importanza del petrolio anglo-norvegese del Mare del Nord. Forse i leader europei si sono informati meglio sulle ambiguità di Johnson con Putin. I suoi incontri con l’oligarca Aleksandr Lebedev – anche in Umbria – sono descritti in “Oligarchi” (pagine 3-17) e fanno trasparire il dubbio che la Brexit sia stata – se non pilotata – una frattura di cui il Cremlino non si è certo dispiaciuto. Leggendo “Oligarchi” ci si rende conto di quanto tentacolari siano stati i rapporti tra i governi Conte e il totalitarismo putiniano. In realtà, la politica e l’opinione pubblica italiana hanno, in parte, abbracciato orridi personaggi e tremendi burroni etici. Gli esiti nefasti si trovano nei miserabili talk-show del Belpaese.
Vi sono due concetti di pace e giustizia
Analizzando laicamente il significato della pace nella Bibbia, ho rilevato un filo unico dall’Antico al Nuovo Testamento. Già nel Proto-Isaia (V secolo avanti Cristo) c’è qualcosa di poco catechistico: “Cessate dal recare oblazioni vane (ai sacerdoti)… Ho in abominio gli incensi (…) il celebrare dei culti, il sabato… Odio le vostre feste (religiose)”. Questo si legge nel primo capitolo, dove invece si raccomanda: “Cessate di fare il male, cercate la giustizia, rialzate l’oppresso”. Nel capitolo 27 notiamo: “… L’Eterno punirà con la sua spada dura, grande e forte il Leviatano”. Il Leviatano è “simbolo delle potenze tiranniche”, annotava il traduttore protestante Giovanni Luzzi, che nel 1924 ha pubblicato una edizione riveduta della versione seicentesca di Giovanni Diodati. In tutta la Bibbia c’è una distinzione netta tra Dio e Cesare, tra la legge di Dio verso cui bisogna tendere e le leggi e i desideri degli uomini. La fede ebraico-cristiana è pragmatica e laica, contrariamente alla declinazione ideologica di molte organizzazioni ecclesiastiche. Cristo abolisce il culto e il sacerdozio e dice che solo una cristianità perfezionata dalla giustizia divina potrà realizzare una pace vera e duratura, perché giustizia e sapienza non possono essere limitate e deviate dagli egoismi di cui ciascuno è preda. Solo nella continua connessione verso nuove libertà, dove non ci sono più “né uomo né donna, servo o padrone, greco o giudeo”, come ha scritto Paolo di Tarso, “il lupo pascolerà con l’agnello”. Nel frattempo – se fossi un Papa – affiderei a Dio la sorte del Leviatano Putin ma, nel frattempo, eviterei che il mostro possa divorare le sue vittime, additando se non altro la sua pericolosità e crudeltà a chiare lettere.
di Paolo Della Sala