Putin, La Stampa e l’assassinio politico

mercoledì 23 marzo 2022


Lettera al direttore

Gentile direttore,

sul quotidiano La Stampa del 22 marzo, il sempre rigoroso Domenico Quirico firma un articolo intitolato “Guerra Ucraina-Russia: se uccidere Putin è l’unica via d’uscita”. Nel suo preambolo, si legge che “il piano è uno solo: che qualcuno a Mosca uccida Putin, liberandoci dal fardello”.

A parte il tentato suicidio – proposito che si potrebbe anche essere liberi di perseguire – che qui Quirico sembra intentare, credo che la pubblicazione di questo articolo non possa lasciare silenti, e apra nella mente di qualunque persona di buon senso una immediata riprovazione. Verrebbe da dire “ripudio”, se tale vocabolo non fosse stato, per l’appunto, ormai “ripudiato” dal dizionario del nostro Governo, nel momento in cui si è ritrovato guerrafondaio, calpestando così l’articolo 11 della Costituzione e, dunque, oltrepassando la linea rossa della guerra come prima scelta.

Ora, invece, “La Stampa” detta un nuovo mantra, e – forse confondendo realtà e gioco, giovanilisticamente plagiata dai videogames e dalla setta degli Assassin’s Creed – oltrepassa anche quella linea rosso-sangue che mai era stata superata: una linea che, di punto in bianco, nella storia della libertà di stampa dell’Occidente contemporaneo non contempla più il “ripudio dell’assassinio” come soluzione, facendone al contrario una innovativa risoluzione, da usare persino nelle controversie internazionali.

Una stampa – in questo caso, con la “s” minuscola – e un’Italia che vogliono dunque tornare, disperatamente e tragicamente, a innovare, proprio alla stregua di chi cento anni fa riformò violentemente linguaggio, cultura, politica e infine istituzioni, prendendo il potere con la marcia su Roma, avviando così per primi in Europa, la spirale del totalitarismo di stampo reazionario, nel quale il culto della morte aveva un posto d’onore.

Del resto, in origine, scrive Tito Livio, “i fasci littori con la scure simboleggiavano una punizione da infliggere” e Domenico Quirico, con la bella teoria dell’assassinio, non fa altro che esporre l’Italia intera alla punizione di una possibile ritorsione internazionale. Ritorsione che, stranamente, non aveva preso invece forma, qualche giorno fa, ai danni del nostro ministro degli Esteri, forse per mera pietà nei confronti di quell’ignaro passante che siede alla guida della Farnesina, che infatti, compreso il misfatto, ha neanche troppo presto cercato di mettere una toppa alla sua gaffe. Tale misura potrebbe invece arrivare domani, a causa della “teoria dell’assassinio”, un “piano” che non può certo essere attribuito a una testata giornalistica.

Si tratta infatti di un teorema di “regime change” che è espressione di un milieu culturale e politico assai pericoloso, pernicioso e arrogante, che si sta facendo sempre più largo in Occidente, guidato da vari settori delle élite e strillato da media compiacenti che hanno ormai smesso di fare il loro mestiere, rinunciando anche al sacro dovere della cronaca.

Insomma, da domani ormai noi italiani non si starà più “come d’autunno sugli alberi le foglie” come recitano i versi dei “soldati” di Giuseppe Ungaretti, bensì “come dalle colonne della Stampa, sul filo del rasoio, stanno i suoi giornalisti”, e questo a causa delle scelte eversive ed estreme del loro direttore.

Andrea De Angelis


di Redazione