lunedì 21 marzo 2022
Bambini, uomini e donne delle forze dell’ordine, magistrati, preti, giornalisti, sindacalisti, politici. Sono 1.055 i nomi delle vittime di mafia. In migliaia a Napoli ha sfilato in corteo per manifestare in occasione della 27ma Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L’iniziativa è stata promossa da Libera e Avviso pubblico, in collaborazione con la Rai e con il patrocinio del Comune di Napoli, della Regione Campania e della Fondazione Polis. Da Milano a Vittoria, da Torino a Foligno, da Napoli a Roma, Firenze e ancora Pescara, Scanzano Ionico, Savona, Bari e tante altre città. Trecento i pullman giunti da tutta Italia nel capoluogo partenopeo, piazza principale della manifestazione che si svolge in contemporanea nelle altre città italiane. Presenti esponenti del sindacato e delle istituzioni, studenti, e soprattutto i parenti delle vittime. Il corteo, appena partito, ha attraversato il centro per arrivare a Piazza del Plebiscito. Lungo il percorso, a Piazza Municipio, sede del Comune di Napoli, si sono uniti al corteo il presidente della Camera Roberto Fico, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e l’ex premier Giuseppe Conte.
Per don Luigi Ciotti, presidente di Libera, “è una città meravigliosa Napoli. Una città di fantasia, creativa, con le sue ferite e contraddizioni, ma con la sua grande positività. Era stato combinato questo incontro per 6mila persone al massimo e i familiari delle vittime. I ragazzi si sono riversati in migliaia, i ragazzi sono stanchi delle parole, vogliono fatti e concretezza. La dimostrazione che hanno voglia di portare un loro contributo per il cambiamento. Delle centinaia di familiari – sottolinea – l’80 per cento di loro non conosce la verità, senza verità non si può costruire giustizia, eppure le verità passeggiano per le vie delle nostre città. Il problema dell’omertà è che uccide la verità, anche la speranza della gente. Chiedono verità, solo così possono avere giustizia. Delle stragi avvenute in Italia nel dopoguerra di nessuna si conosce la verità. Non è possibile tutto questo, chiedono una cosa che non ha senso nella politica, che le persone ammazzate prima del ‘61 non siano riconosciute come vittime di mafia. Anche se sono state ammazzate dalla mafia, hanno messo una data e quelle prima del ‘61 non sono riconosciuti. Anche loro devono essere riconosciuti. Chiedono che la direttiva europea sulle vittime dei reati venga resa concreta nel nostro Paese”.
Don Ciotti rivolge un pensiero anche al concetto di antimafia: “L’antimafia è una parola pericolosa – mette in guardia – qualcuno la usa come carta d’identità per presentarsi. E’ una parola da mettere in quarantena permanente, preferisco una città consapevole e responsabile. Il nostro impegno è per la vita, lottare contro la violenza criminale, le ingiustizie, la corruzione, le mafie, vuol dire lottare per dare libertà e dignità alle persone, la vita. Lotta alla mafia vuol dire lavoro, cultura, politiche sociali, dare gli studenti alla gente perché sennò quei vuoi li riempiono altri”.
“Memoria – sostiene Sergio Mattarella – è impegno. Onorare chi ha pagato con la vita il diritto alla dignità di essere uomini, opponendosi alla disumanità delle mafie, alla violenza, alla sopraffazione contro la propria famiglia, la comunità in cui si vive. Memoria è richiamo contro la indifferenza, per segnalare che la paura si sconfigge con la affermazione della legalità. Perché combattere le mafie significa adempiere alla promessa di libertà su cui si fonda la vita della Repubblica”.
Il presidente della Repubblica desidera esprimere la sua “vicinanza a quanti si ritroveranno nella manifestazione nazionale a Napoli e nelle altre piazze italiane per ripetere gesti insieme semplici e esemplari. Crescita civile e affermazione dei diritti si affermano con il consolidarsi della partecipazione dei cittadini. Sconfiggere le mafie è possibile: lo testimoniano i risultati dell’azione senza sosta delle Forze di polizia, della Magistratura, della società civile. Le mafie cambiano pelle, centri di affari, modalità organizzative. Si insinuano nelle attività legali, e ogni sottovalutazione può aprire varchi alla penetrazione criminale. Istituzioni, forze economiche e sociali, comunità territoriali, singole persone: tutti sono chiamati all’impegno per contrastarla e sconfiggerla a tutela degli spazi di civiltà”.
di Mino Tebaldi