Attori e non comparse in geopolitica

lunedì 21 marzo 2022


I politici della Prima Repubblica sapevano fare politica estera. Le loro straordinarie capacità diplomatiche permettevano all’Italia di svolgere una funzione attiva nelle crisi internazionali. Durante tutto il periodo ricordato come la cortina di ferro e della Guerra fredda, la nostra diplomazia era ascoltata nella vecchia Unione Sovietica senza mai mettere in discussione la nostra assoluta vocazione atlantista. Le nostre imprese esportatrici operavano con profitto con i Paesi dell’Est europeo ed erano parte integrante e sostanziale di tutte le organizzazioni internazionali quali Oece (Organizzazione per la cooperazione economica europea), l’Efta (Associazione europea di libero scambio), il Wto (Organizzazione mondiale per il commercio), la Unione europea, già Comunità economica europea.

Il mondo riconosceva all’Italia un ruolo di mediazione e pacificazione. I nostri militari erano e sono apprezzati in tutte le aree di crisi per la loro professionalità e capacità di peacekeeping (mantenimento della pace) anche a dispetto dei nostri alleati del Patto Atlantico che ci hanno sempre considerato il ventre molle della Nato, salvo poi ringraziarci per come sapevano svolgere il loro compito i nostri militari. I grandi statisti, e ce ne sono stati, della cosiddetta Prima Repubblica riuscivano a dialogare con tutti e perfino con due popoli perennemente in conflitto: gli arabi e gli israeliani.

L’ultimo statista che ha fatto politica estera, sulla scia dei grandi predecessori, è stato Silvio Berlusconi. Era riuscito, nello storico incontro dell’aeroporto militare di Pratica di mare del 28 maggio 2002, tra George Walker Bush e Vladimir Putin, ad allargare il Consiglio della Nato alla Federazione Russa. Con il “Trattato di amicizia e cooperazione” tra l’Italia e la Libia del 6 febbraio 2009 era riuscito chiudere con Muammar Gheddafi lo storico contenzioso tra i due Paesi. Con la sua naturale empatia era riuscito ad avere un rapporto privilegiato anche con la Turchia del primo Recep Tayyip Erdogan. Quante cose sono cambiate in negativo dopo la caduta dell’ultimo Governo Berlusconi.

Oggi siamo diventati tutti europeisti e atlantisti alla ennesima potenza, ma non contiamo nulla nei consessi internazionali e siamo costretti a subire persino l’ironia, nei confronti del nostro presidente del Consiglio, dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Le decisioni più rilevanti a livello internazionale vengono prese sulla testa dell’Italia e sulla pelle degli italiani. Quando ritorneremo a essere attori e non più mere comparse nella geopolitica internazionale?


di Antonio Giuseppe Di Natale