martedì 15 marzo 2022
Molto opportunamente e con buona dose di realismo politico, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha invitato i parlamentari a non prendere parte alla missione umanitaria in Ucraina organizzata dalla Comunità “Papa Giovanni XXIII”. A volte anche i buoni propositi, fra i quali vanno sicuramente annoverati quelli della Comunità religiosa, possono essere controproducenti. Vediamo i fatti: la “Comunità Giovanni Paolo XXIII” ha manifestato la disponibilità a organizzare e accompagnare una delegazione di politici europei in Ucraina, offrendo la sua esperienza in zone di conflitto. Un intervento politico simbolico, quindi, connotato da una forte passione civile. Forse, però, in questo caso i buoni propositi e l’idealismo hanno finito per prevalere sulla realtà dei fatti e viene il dubbio che gli organizzatori non abbiano considerato appieno le possibili conseguenze della loro pur lodevole iniziativa.
Ed è qui che è intervenuto il ministro Di Maio, indirizzando una missiva ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati che è stata resa nota dalle agenzie giornalistiche. Ricorda Di Maio che l’Ucraina è un paese martoriato dalla guerra verso il quale la Farnesina sconsiglia viaggi a qualsiasi titolo. Ma non è in gioco solo l’incolumità dei componenti della delegazione, infatti, scrive Di Maio, “Nell’attuale contesto la loro presenza potrebbe essere facilmente strumentalizzata a scopo bellico o di disinformazione, con conseguenze pesanti per il nostro stesso interesse nazionale”.
Nella missiva il ministro invita pertanto a non prendere parte alla delegazione, alla quale avrebbero già aderito circa trenta parlamentari, aggiungendo che l’Unità di crisi della Farnesina ha assicurato alla Comunità “Giovanni Paolo XXIII” la disponibilità a fornire ogni assistenza per sviluppare in sicurezza altre iniziative umanitarie e di assistenza, anche appoggiandosi alla nostra ambasciata a Kiev. È auspicabile che l’invito del ministro venga accolto, perché un incidente bellico in uno scenario di guerra potrebbe avere conseguenze irrimediabili, soprattutto se compiuto ai danni di esponenti del parlamento. La cautela è quindi d’obbligo e l’iniziativa del ministro Di Maio è da condividere.
di Andrea Cantadori