venerdì 11 marzo 2022
Un giorno il presidente Antonio Martino mi ha riferito con la sua ironia e cortesia: “Ma lei ha visto che ai suoi convegni liberali non c’è pubblico?”. Lo ha detto con il dubbio diretto su di me, certo, che non avrei potuto non accorgermene, essendo dotata di normale comprendonio.
“Certo, lo so – ho continuato – non è importante presidente. Per due ragioni, la prima perché i liberali sono sparuti (non spariti, sparuti, pochi in Italia) e la seconda, non meno importante, è che le idee liberali dei nostri convegni “passino” e si diffondano con i video e le news. Che ci sia pubblico o meno non conta”.
È proprio così: le idee liberali sapientemente sparse non muoiono, si inseriscono nel terreno e piuttosto fermentano. Ci vuole tempo, ma risorgono. Sono naturalmente infettive. Prima o poi, per quanto si faccia, riemergono e contaminano l’esistenza e l’organizzazione dei nostri Paesi. Inutile dire che le idee liberali in Italia sono oggi surclassate, sovrastate e oppresse da quelle illiberali. Nel Belpaese siamo senza liberalismo. Non è un caso che, a suggello di cotanta illiberalità e del funerale delle nostre libertà – sociali, economiche ed istituzionali – sia venuto a mancare e abbia deciso di andarsene il presidente dei Liberali italiani. Scompaiono i liberali come il caro presidente Antonio Martino, e siamo in mano agli eterni illiberali. Siamo, in Italia e in Europa, come negli Usa con Biden /Obama/Clinton, nella illiberalità. Sprofondiamo nelle guerre degli illiberali senza regole e democrazia.
Come far tornare e tornare all’essere sia democratici che liberali? Il voto rientra sempre nelle regole democratiche liberali, costituendo il rimedio possibile per cambiare le facce illiberali di oggi con altre le quali, per quanto possano fare, difficilmente saranno in grado di eguagliare i presenti. Addio caro presidente Martino. Addio al nostro presidente degli italiani liberali.
di Francesca Romana Fantetti