I figli di Putin

mercoledì 23 febbraio 2022


C’è un nuovo Napoleone che decide di conquistare il mondo per renderlo migliore, più ricco e pacifico. Quando lui cammina nelle strade notturne, persino la sua ombra illumina l’oscurità. Diecimila combattenti da lui riuniti conquistano un’altra nazione, e altri diecimila combattenti vengono aggiunti al suo esercito. Mentre i politici di Hollywood Babilonia dormono, il nuovo Napoleone va avanti a conquistare terre ed eserciti, come in una specie di Risiko in cui l’obiettivo è conquistare il mondo per renderlo libero, così dice lui. Una simile panzana sarebbe stata derisa persino da Sancio Panza, eppure milioni di persone nel mondo e in Italia hanno creduto a una tale follia, iniziata da Vladimir Putin nel 2000 (il passaggio del millennio lo ha forse scritto Nostradamus? Da allora è successo di tutto).

Putin si è impadronito di parte del vecchio “Impero del Male” sovietico (Crimea, Nagorno-Karabakh, Bielorussia… vedere questa ottima ricostruzione infografica di Les Echos). Putin ha guidato la demolizione fisica della Cecenia (le due guerre hanno massacrato oltre 150mila civili e islamisti armati). Putin utilizza il carcere come mezzo di demolizione della dissidenza e la guerra come mezzo per risolvere i problemi internazionali. Eppure, nella teologia politica italiana dei radicali di destra e di sinistra, c’è un odio manifesto per gli americani “guerrafondai” e per la Nato “massonica”, ed è così anche per i radical chic di sinistra (pubblicamente disprezzano Putin e amano Joe Biden, ma al riparo delle loro coltri restano antiamericani come il vecchio Partito Comunista italiano). Anche Matteo Salvini, sempre al riparo delle avite coltri, ha avuto qualche flirt putiniano, frutto di un ondivaghismo a volte eccessivo. Si noti bene che il sottoscritto, anni fa, avrebbe redatto accordi di pace con i quali si assegnavano Crimea e parte del Donbass (entrambi russi de facto) a Mosca, ovviamente in cambio di un accordo di pace definitivo.

Il fatto è che Putin – per bocca dei suoi consiglieri – ha detto apertamente di voler costituire un regno della “Libertà” che vada dallo stretto di Bering fino a Lisbona. E in queste ore ha sostenuto di volere anche l’Ucraina e le Repubbliche baltiche. Oggi Putin – come Napoleone – conduce una guerra totale da solo contro (quasi) tutti. Per fortuna la Cina, alleata strumentale della Russia per via delle grandi mammelle idrocarburate, si è defilata facendo orecchie da mercante. La Cina, infatti, nel caso di sanzioni ai suoi prodotti, collasserebbe come un vulcano.

La Russia ha un male ontologico: un’economia basata soltanto sulle trivelle, il che è deleterio per lo sviluppo di commerci e (quindi) di libertà, com’è avvenuto nei Paesi del Medio Oriente o in Venezuela, Algeria o Libia. Ebbene, di fronte a questo comportamento ultra-militaresco, gli italiani pacifisti di sinistra e i futuristi dell’ultradestra che trovano una sponda – sic – in un quotidiano e in qualche media di una destra incerta, che oscilla tra No vax e nazionalismo solipsista e fuori tempo, continuano nel mussoliniano grido contro il complotto demo-pluto-massone-giudeo-anglosassone. Come Napoleone trovano folle che li seguano. Non parliamo dei raccapriccianti commenti a questo video sui “mercenari/volontari” italiani che hanno combattuto in questi anni nel Donbass.

Vediamo cosa pensa il leader del Partito Comunista, Marco Rizzo, definito un “putiniano di ferro” contro l’Ucraina (che, va detto, non è una nazione santa): “Giù le mani dalla madre Russia”. Ovviamente per Rizzo – marxista-leninista d’acciaio – Putin è un pacifista mentre è l’Occidente a essere “guerrafondaio”. E ancora: “Nessuno lo dice ma il riconoscimento delle Repubbliche popolari del Donbass russo da parte di Putin è una mossa per la pace”. Rizzo può contare su un senatore uscito dal Movimento Cinque Stelle. Senza dimenticare un gruppo pro-Putin con oltre 700 iscritti, alquanto povero di post e contenuti, converrà ricordare i passati flirt tra il M5S targato Alessandro Di Battista e la dirigenza moscovita.

Dal 2014 i grillini hanno partorito il mantra “Putin non è un nemico”. Da qui ripetute richieste di rimuovere le sanzioni contro Putin, imposte dalla Unione europea “massona e guerrafondaia” dopo l’invasione russa della Crimea. Alessandro Di Battista è stato uno dei più attivi nella russificazione dei pentastellati. In quella fase è diventato importante – per dettare la linea a un M5S ambidestro – il sito de L’Antidiplomatico, il quale perpetua l’antiamericanismo d’antàn e una sorta di “vicinanza” alla Russia. Tra i collaboratori de L'Antidiplomatico di 7 anni fa vi è Achille Lollo, ex militante di Potere Operaio poi latitante in Brasile perché implicato nel rogo di Primavalle, poi prescritto. Tra i collaboratori attuali figura anche Giorgio Cremaschi, già presidente del Comitato Centrale della Fiom-Cgil e portavoce nazionale di “Potere al Popolo!”. Cremaschi in queste ore scrive un articolo il cui titolo è “Fermiamo la Guerra. Fuori la Nato dall’Europa”, il che, a casa della logica, significa cadere nelle braccia di Mosca.

Molti miei amici, finora, dicevano: “Putin sì che mette le cose a posto”. Ho detto loro di ricordarsi come stavamo noi grazie all’ombrello americano, e di pensare all’Ungheria del 1956 e la Cecoslovacchia del 1968. Spero che abbiano cambiato idea.

 


di Paolo Della Sala