“Salus rei publicae suprema lex esto”: l’imperativo categorico per Sergio Mattarella

lunedì 7 febbraio 2022


Sergio Mattarella (Palermo, 23 luglio 1941) fin dalla gioventù ha orientato il suo impegno morale, civile e politico, nel solco della tradizione del cattolicesimo sociale – come comprovato dai suoi scritti – in un percorso di costante coerenza che poneva l’autentica crescita della singola persona solo e soltanto in un saldo ancoraggio con quella dei suoi simili. Tra i primi atti del suo mandato del 2015, scelse di rinunziare all’appannaggio presidenziale, come Enrico De Nicola, dando in tal modo un esempio concreto di sobrietà a tutti gli italiani, in una fase di profonda crisi economica, aggravata da quella morale. Nel pensiero del capo dello Stato, è dato cogliere la caratteristica ricorrente della mancanza di “compartimenti stagni” tra i problemi rappresentati, per cui sono frequentemente correlati i temi dell’etica, dell’ambiente, del lavoro, della famiglia, della cultura, della vita, della dignità non solo dell’Uomo, ma dell’intera Natura in una superiore sintesi di armonia solidale ed universale. Nella costante attenzione rivolta alle nuove generazioni, ha tenuto ad evidenziare loro il valore della cultura come fondamento della libertà. A fronte di un’ informazione telematica superficiale ed onnivora, che tutto brucia nell’istante, amalgama ed appiattisce il pensiero, svuotandolo di creatività, il presidente ha esaltato l’importanza di una lettura non frettolosa, ma riflessiva, quale solo lo strumento cartaceo è in grado di offrire. La cultura – avverte – è” parte essenziale della ricchezza, anche economica, di un Paese. È quello che si ama definire capitale sociale: la trasmissione della cultura di un popolo attraverso le generazioni, base di ogni avanzamento sociale e del processo di innovazione”.

“La scuola – ha affermato – non è soltanto il luogo dell’apprendimento – tenne a sottolineare – è la vostra dimensione sociale fondamentale, nella quale, assieme al sapere e alla conoscenza, cresce e si sviluppa – anche nella relazione con gli altri, con i compagni, con i vostri insegnanti – la personalità di ognuno di voi. Cioè quel che sarete nella vostra vita futura. In fondo, costretti a casa, avvertite – molti, forse, con sorpresa – che la scuola vi manca. Probabilmente, non avreste mai immaginato che poter uscire per andare a scuola costituisse un esercizio di libertà. Della vostra libertà”.

Con lo sguardo al futuro, ha ricordato che lo sviluppo sostenibile è una condizione vitale per l’umanità e per il pianeta, doveroso verso i figli ed i nipoti:” Non è lecito –ha detto – consumare in anticipo, abusivamente, il loro domani. Sprecare il cibo mentre tante persone non ne hanno a sufficienza, è un atto immorale, oltre che anti-sociale ed anti-economico. Nel settore agricolo va combattuta la piaga del caporalato, per impedire l’umiliazione delle persone “.

In occasione della Giornata internazionale della famiglia proclamata dall’Onu, il capo dello Stato ha tenuto a sottolinearne l’essere “nucleo vitale della società – così proseguendo – l’articolo 29 della Costituzione ne riconosce espressamente il carattere di società naturale preesistente allo Stato e ne afferma i diritti. Luogo di condivisione e trasmissione dei valori, segna il rapporto tra le generazioni ed è al centro dello sviluppo dei sentimenti della comunità, oltre a rappresentare elemento centrale della sua continuità”. Ha altresì invitato a riflettere sulle misure necessarie per ridurre il divario che conduce tante persone alla povertà ed all’esclusione, mediante politiche di sostegno alle famiglie, anche al fondamentale fine della ripresa della natalità, ripartendo dopo la stagione drammatica della pandemia del coronavirus. Nel campo della salute, ha ancora ricordato che non vi può essere alcuna discriminazione tra i malati a seconda delle loro condizioni economiche. “È  necessario che la speranza di vita dignitosa si consolidi come un bene comune – ha avvertito – del quale l’intera comunità sia garante e partecipe”. Alla vigilia di una delle giornate mondiali delle malattie rare, il presidente ha sottolineato che esse possono accentuare il senso di solitudine, di incomprensione, nonché di affanni nella cerchia degli affetti familiari, tanto più gravi quanto più seria e invalidante sia la patologia.

Rimuovere gli ostacoli che gravano su di un paziente, migliorarne la qualità della vita, sostenerne le famiglie, rende tutti più forti: “Una possibilità in più offerta a un bambino – ha detto – a un ragazzo, a un adulto, è una possibilità in più per l’intera comunità di cui facciamo parte”. Dalla ricerca – ha osservato il presidente – dipende il nostro futuro, ancor più se sostenuta dai privati cittadini, senza il rischio di piegarsi agli esclusivi interessi economici e ponendosi al servizio soltanto del bene comune, il che è :”la prova che solidarietà, responsabilità, avanzamento sociale, progresso scientifico, sviluppo, (sono) una catena fatta di anelli (da) collegare. In ambito internazionale, ha avvertito che la cooperazione non è solo un doveroso contributo in termini di solidarietà e di umanità verso le popolazioni che soffrono, ma è “anche un importante fattore di pace, di stabilità, di sicurezza e un’occasione di sviluppo reciproco”. Ciò con l’ulteriore effetto di sottrarre consenso al fondamentalismo ed al terrorismo, contribuendo in tal modo a contenere il fenomeno migratorio. Su tale fenomeno, è tornato in varie circostanze, sollecitando un condiviso impegno europeo contro la tratta degli esseri umani, che causa lavoro forzato, sfruttamento inumano delle donne, spesso di minori, sostanziale riduzione in schiavitù, vendita di esseri umani, come se siano merci. Tutelare le vittime, deve essere sinergico con una lotta “determinata ed implacabile contro le organizzazioni criminali che lucrano su queste tragedie”.

Nello specifico di riemergenti pulsioni xenofobe e razziali, il presidente si è interrogato :”ancora oggi (come è ) possibile che, sotto forme diverse, che vanno dal negazionismo, alla xenofobia, all’antisionismo, a razzismi vecchi e nuovi, al suprematismo, al nazionalismo esasperato, al fanatismo religioso, si sparga e si propaghi il germe dell’intolleranza, della discriminazione e della violenza?”. Il capo dello Stato ha voluto altresì fare un intervento in occasione della Giornata internazionale contro lomofobia, la transfobia e la bifobia, sostenendo che bisogna ribadire il rifiuto assoluto di ogni forma di discriminazione e di intolleranza, riaffermando la centralità del principio di uguaglianza, sancito dalla nostra Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dellUnione europea. Un campo a lui particolarmente caro è quello del volontariato, poiché – ha detto – “donare il proprio tempo, impegno, lavoro non significa privarsi di qualcosa. Al contrario, chi dona riceve un multiplo di umanità, e di questo si avvantaggiano tutti coloro che gli stanno intorno, rivelandosi anche scuola di cittadinanza e di democrazia”. L’altruismo, il dono, si confrontano da sempre con l’utilitarismo e l’individualismo che, talvolta, appare come il metro del successo personale nella vita quotidiana; ma la vicenda umana, la storia – ha precisato – non è un recinto entro il quale ripararsi o rinchiudersi, bensì una strada all’aperto, nella quale poter essere protagonisti. Gli uomini e le donne che hanno maggior coraggio – ha avvertito – sono coloro che avvertono la reciproca interdipendenza, che hanno la pazienza di costruire e la lungimiranza per guardare lontano. Bisogna pertanto essere capaci di cercare le verità presenti negli altri, compresi coloro che non la pensano come noi.

I volontari – ha rilevato il capo dello Stato – sono diventati veri e propri corpi intermedi della Repubblica, pronti all’intervento di urgenza, impegnati nelle ricostruzioni delle lacerazioni patite dalle popolazioni, delle ferite presenti nel tessuto sociale – ed alle quali non sempre le istituzioni riescono a porre rimedio – nella gestione e nel perseguimento di obiettivi di sostenibilità ambientale. Non esistono cittadini di serie B o scarti dellumanità neanche nel caso di delinquenti, dato che a tutti deve essere data una possibilità di riscatto morale, civile e sociale. Mediante la rieducazione del condannato – ha avvertito – “consentendo ai carcerati una vita dignitosa durante la pena e dando loro la possibilità di progettare un futuro, dopo aver effettivamente pagato per gli errori commessi. La dignità di ogni uomo non è una variabile indipendente, ma il fondamento della civiltà”. Durante una celebrazione del Giorno della memoria, il presidente ha detto che la Shoah riguarda non soltanto gli ebrei, che ne sono stati le vittime designate, ma che è stato posto a rischio il concetto stesso di umanità ed il suo futuro, in una diffusa indifferenza, che ha costituito l’anticamera della barbarie, anche in Italia. Il perdono esiste – ha chiarito – e concerne la singola persona offesa, ma non può essere inteso come un colpo di spugna sul passato.

Nel 70° anniversario della Giornata mondiale della salute, concomitante con la pandemia del coronavirus, il presidente ha sottolineato che la valenza universale del correlato diritto, chiama tutti ad un impegno di carattere globale “mettendo da parte egoismi nazionali e privilegi di sorta, al fine di dare alla cooperazione mondiale un impulso di grande forza per ciò che riguarda(va) le cure, la ricerca, lo scambio di informazioni, la fornitura di strumenti capaci di salvare vite umane. “L’impegno solidale per la salute – ha concluso – potrebbe diventare “così un vettore di pace e amicizia”. Durante la pandemia ha espresso un significante auspicio per tutti gli italiani: “Questo è tempo di un impegno che non lascia spazio a polemiche e distinzioni. Tutti siamo chiamati a lavorare per il nostro Paese, facendo appieno il nostro dovere, ognuno per la sua parte. Qui a Codogno, oggi – come poche ore fa a Roma all’Altare della Patria – è presente l’Italia della solidarietà, della civiltà, del coraggio. In una continuità ideale in cui celebriamo quel che tiene unito il nostro Paese: la sua forza morale”.

Un tema da lui particolarmente esecrato è quello della corruzione, nel cui merito ha evidenziato che occorre, innanzi tutto, partire dalle famiglie, dalle scuole, dai corpi intermedi, per affrontare un vero e proprio “furto di democrazia”, che crea sfiducia, inquina le Istituzioni, altera ogni principio di equità, penalizza il sistema economico, allontana gli investitori ed impedisce la valorizzazione dei talenti. Nell’assumere ora il nuovo incarico al vertice della Repubblica, dopo aver ringraziato i presidenti della Camera e del Senato, i parlamentari ed i delegati delle Regioni per la fiducia accordatagli, ha al contempo sottolineato che le emergenze politiche, economiche, sanitarie e sociali, hanno costituito un richiamo” al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento”. “Queste condizioni – ha affermato – impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati – e, naturalmente, devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti – con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini”. Poche e sobrie parole, come è suo costume, ma tanti inespressi e pur percepibili significati, circa la vita da intendersi come missione al servizio del bene comune, innanzi al quale gli stessi affetti familiari divengono necessariamente – e non senza pena – recessivi. “Salus suprema rei publicae ante omnia...”.


di Tito Lucrezio Rizzo