mercoledì 2 febbraio 2022
Fiumi di parole sono stati scritti in merito alla appena passata elezione del presidente della Repubblica, e molti altri ce ne saranno. Questa breve riflessione vuole concentrarsi però sul ruolo predominante che il masochismo ha assunto all’interno del gioco politico. Perché masochismo? Ma perché, come l’evidenza dei fatti dimostra, i cosiddetti leader politici preferiscono farsi da soli del male piuttosto che prendere decisioni sensate che però li relegherebbero a secondi, facendogli così perdere il titolo di “primo della classe”.
È proprio questo il caso del buon Salvini. L’ei fu capitano, che solo un anno fa veniva acclamato come prossimo futuro salvatore della Patria, ha compiuto un’operazione a dir poco autodistruttiva. Non solo perché ha ceduto senza neanche combattere alla rielezione di Mattarella. Ma soprattutto perché ha deciso di scendere in guerra contro la sua più importante alleata, ovvero Giorgia Meloni.
Sì perché la sua proposta di federare il centrodestra, stile partito repubblicano Usa, include solamente chi supporta il governo Draghi. Quindi esclude di fatto l’unico partito rimasto all’opposizione: Fratelli d’Italia. E vuole escludere nei fatti l’unico leader politico, suo teorico alleato, che sta crescendo nei sondaggi: Giorgia Meloni.
Ma perché? Chi sta consigliando il povero Matteo a perseguire questa strategia?
Se volessimo fare psicologia da strapazzo diremmo che Matteo Salvini soffre di complessi di inferiorità. O forse ci aggrapperemmo alla fin troppo strumentalizzata battaglia tra i sessi urlando al maschilismo. Ma forse la risposta è banalmente più semplice: Salvini non vuole perdere lo scettro, tutto qui. Matteo si vedeva già raccogliere l’eredità di Berlusconi, (sognando magari di essere quel leader capace di realizzare la tanto decantata rivoluzione liberale?) per salpare verso mari mai esplorati prima in Italia. Forse il problema, quindi, è quel lievissimo accenno di megalomania per il quale Salvini preferisce sfasciare definitivamente il centrodestra piuttosto che fare un passo indietro utile per la propria coalizione (e, non fosse mai, per il Paese tutto).
Attenzione Capitano, la china che hai preso rischia di farti capitolare.
di Claudia Diaconale