Violenze di Milano: è solo l’inizio

martedì 11 gennaio 2022


Un profondo sentimento di disgusto e di orrore ha colto tutti noi nel momento in cui abbiamo appreso dei gravissimi fatti di Milano quando, durante i festeggiamenti di Capodanno, tra Piazza Duomo e via Mazzini, almeno cinque giovani donne sarebbero state aggredite e molestate dal “branco”: circa una trentina di ragazzi, tutti di origine nord-africana.

I racconti delle vittime sono semplicemente agghiaccianti: il più dettagliato è quello delle due turiste tedesche, le quali riferiscono di essere state palpeggiate, specialmente nelle parti intime, e che sebbene abbiano gridato aiuto e abbiano cercato di respingere i molestatori con schiaffi, calci e colpi di borsetta, nessuno sia intervenuto in loro soccorso (secondo alcune testimonianze neanche la Polizia, che era sul posto e che, a dire delle due giovani, non può non aver notato che stava succedendo qualcosa di strano) e la gang di stranieri abbia potuto continuare ad approfittare indisturbata della situazione. Ricostruzioni analoghe sono state fatte dalle altre vittime. Ora è caccia all’uomo e si cercano i responsabili.

Inevitabilmente, l’accaduto ha fatto tornare il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, al centro delle polemiche, con la Lega e Fratelli d’Italia che accusano la titolare del dicastero di incapacità e di inadeguatezza rispetto a quella che dovrebbe essere la sua funzione: garantire la sicurezza e l’ordine pubblico, specialmente in occasioni particolari come quella di specie. Il ministro, dal canto suo, si limita a delle dure parole di condanna e a garantire che sarà fatto tutto il possibile per assicurare i responsabili alla giustizia.

Non so dire se le indagini della Procura meneghina porteranno all’identificazione e all’arresto di quegli animali (con rispetto parlando nei confronti dei nostri pelosi, pennuti e squamati), ma sono principalmente tre i fatti che emergono da questa sconcertante vicenda. Primo, l’oggettiva manchevolezza della responsabile degli Interni, che – hanno ragione Lega e Fratelli d’Italia – non possiede le qualità che sarebbero necessarie per svolgere il ruolo del quale è investita: primi fra tutti l’autorevolezza e il rigore. A volte sembra che la Lamorgese non sappia con esattezza quali siano le sue funzioni: il risultato è il fallimento su tutta la linea. Dai rave party abusivi in giro per l’Italia agli sbarchi di clandestini che sono tornati a livelli record fino alla gestione dell’ordine pubblico nelle città, la linea Lamorgese è probabilmente una delle peggiori degli ultimi anni, in termini di strategie per la sicurezza, la vivibilità e il decoro. Mi chiedo perché l’attuale Governo si ostini a voler considerare “esperta” una che ha dato prova di non esserlo affatto e che dimostra puntualmente di non avere la più pallida idea di cosa fare e di come farlo.

In secondo luogo, quand’anche i responsabili dovessero essere identificati e arrestati, c’è da scommettere che se la caveranno con pene decisamente miti. Le leggi penali italiane, infatti, risultano essere inappropriate per fronteggiare la criminalità e la delinquenza. La ragione di ciò, sospetto, risiede nella loro vetustà: esse risalgono a un tempo in cui c’era molto meno teppaglia in giro e la maggior parte dei criminali erano perlopiù degli sbandati o delle teste calde, che le autorità non avevano molto difficoltà a tenere a bada. Ma oggigiorno anche la criminalità e gli stessi criminali sono cambiati: sono diventati più violenti e spavaldi, e le loro azioni si sono fatte più efferate e bestiali, non hanno più alcun timore delle centrali di polizia e delle aule di tribunale, men che meno delle carceri. Di conseguenza, sarebbe forse il caso di adeguare alle sopraggiunte circostanze le nostre leggi penali, attraverso l’inasprimento delle norme vigenti e l’affiancamento a esse di nuove fattispecie di reato. In più, sarebbe forse il caso di tornare a un’idea del carcere come luogo di espiazione e di isolamento dei soggetti socialmente pericolosi, contrariamente all’idea invalsa di una sorta di “istituto di correzione” per soggetti problematici da reinserire in società attraverso la rieducazione. Nelle prigioni, nel caso qualcuno non l’avesse ancora capito, non si trovano dei discolacci o degli adolescenti problematici, ma ladri, assassini, stupratori e spacciatori che devono pagare per i loro misfatti. Il clima di impunità che si respira in questo Paese non fa che accrescere la spavalderia e l’aggressività dei criminali i quali, consapevoli che le loro azioni non riceveranno il giusto castigo, non si fanno più scrupoli nel portare a termine le loro scorribande e nel turbare la pace civile. Come scriveva Adam Smith, la clemenza coi colpevoli è la peggior offesa agli innocenti.

Da ultimo, come in molti hanno notato, i fatti di Milano ricordano quelli di Colonia del 2016. Anche in quell’occasione, durante i festeggiamenti di Capodanno nella piazza principale della città, un gran numero di giovani donne vennero aggredite e molestate sessualmente da bande di immigrati. Purtroppo, temo che laddove non si decida di prendere la situazione in mano e di risolvere il problema alla radice, simili eventi diventeranno sempre più all’ordine del giorno. La verità è che con le politiche migratorie “a maglie larghe”, con la retorica buonista e pseudo-umanitaria, con la miope strategia dell’accoglienza senza limiti, stiamo importando criminalità e devianza. E, peggio ancora, stiamo importando culture ostili al nostro stile di vita, incompatibili con la nostra cultura che attribuisce grande importanza al rispetto dei diritti e della libertà altrui e, in definitiva, pericolose per l’ordine, la stabilità e la fiducia sociale. Sì, la presenza di immigrati provenienti da realtà socio-culturali così tanto diverse dalla nostra, sta minando la stabilità e i rapporti di fiducia che legano i consociati gli uni agli altri. Tali rapporti nascono e prosperano laddove determinate regole di vita sono comunemente accettate, e ciò sulla base del presupposto che tutti si riconoscano negli stessi principi e nei medesimi valori fondamentali. Ma se ciò non avviene, perché all’interno dello stesso contesto sono presenti individui e gruppi che non solo non si riconoscono in questi valori, ma si fanno portatori di valori diametralmente contrapposti, questo rapporto di fiducia e il conseguente sentimento d’unione tra i consociati viene meno, e si genera conflitto.

Bisogna essere onesti e ammettere – senza edulcorazioni e idiozie politicamente corrette – che per la maggior parte degli immigrati, specialmente per quelli islamici, le donne sono semplicemente degli oggetti, privi di qualsivoglia dignità, e che pertanto non hanno il diritto di rifiutare le avance di un uomo o anche solo di scegliere se accettarle o meno. Nei loro Paesi è perfettamente normale trattare le donne in questo modo barbaro. Sì, la maggior parte delle legislazioni arabe puniscono severamente lo stupro: ma non in quanto offesa all’integrità fisica e morale della donna, ma all’onore dell’uomo, sia esso il marito o il padre della vittima.

Avrò letto con troppa passione Oriana Fallaci e interiorizzato il modo di pensare di questa grande italiana, ma queste hanno tutta l’aria di essere “azioni di guerra”. Chi conosce il mondo islamico e il modo di pensare dei musulmani sa benissimo che la vita, per loro, non è che una guerra religiosa, per Allah e contro gli infedeli. Ebbene, sospetto che ci sia qualcosa di più profondo dietro queste vicende della mera incapacità di dominare i propri impulsi, come si conviene agli uomini: in tal caso si tratterebbe solo di bestialità. Al contrario, ritengo che questi siano stupri di guerra, un modo per umiliare e per mandare un messaggio preciso agli occidentali: ormai questa è casa nostra e tutto quello che un tempo era vostro, le vostre città, le vostre strade e perfino i vostri corpi e la vostra volontà, ora appartiene a noi.

Forse in Italia non siamo ancora arrivati al punto da abituarci a simili fatti di cronaca e ancora conserviamo la capacità di scandalizzarci dinanzi a simili vicende. Ma posso assicurarvi, cari lettori, che è tutta una questione di tempo. Arriverà il giorno in cui, proprio come nei Paesi del Nord-Europa, certe notizie non susciteranno più tutta questa indignazione, perché saranno cose talmente tanto usuali da passare quasi inosservate. Ebbene, io sono tra quelli che non vogliono accostumarsi a certe cose e come me sono sicuro che molti altri non lo vogliano. Perché ciò non accada è necessario che ci si interroghi sull’opportunità di continuare con una politica migratoria suicida e fondamentalmente autolesionistica, che si prendano i provvedimenti dovuti, primo fra tutti una selezione rigorosa del tipo di persone che vogliamo entrino a far parte della nostra realtà. E porre fine alle politiche di integrazione forzata e al multiculturalismo, che si sono dimostrati fallimentari e capaci solo di portare conflitto, tensione e distruzione ovunque si sia tentato un simile esperimento.

Anche stavolta le femministe tacciono. Si sono forse distratte? Non hanno ascoltato i notiziari o letto i giornali questa settimana? Oppure, più verosimilmente, il loro femminismo è solo una parte della più vasta ideologia politicamente corretta (o neo-marxista) che vede solo nel maschio cisgender, bianco, lavoratore onesto, padre di famiglia e abituato a pensare secondo gli schemi tradizionali, il nemico da abbattere per giungere alla “fine della storia”, cioè alla dissoluzione delle identità etnico-nazionali, culturali, sociali, religiose e biologiche nel calderone dell’indistinto, dell’egualitario e dell’indifferenziato?


di Gabriele Minotti