martedì 4 gennaio 2022
La campanella per gli studenti suonerà il 10 gennaio. Confermato quindi il calendario scolastico da parte del Governo: questa la linea che l’Esecutivo, salvo ripensamenti, ha deciso di seguire, anche se non sono escluse possibili modifiche legate alle quarantene o alla distinzione tra vaccinati e non nelle aule.
Dad e la posizione delle Regioni
Su quest’ultimo aspetto sopracitato le Regioni pare cantino la stessa melodia: mettere da parte il distinguo e, di pari passo, implementare la soglia dei positivi: superata quest’ultima, le classi finirebbero in Dad. Vincenzo De Luca, governatore della Campania, ha messo sul tavolo la proposta di rimandare di 20-30 giorni la ripresa delle lezioni in presenza. Un’idea che ha trovato d’accordo il presidente della Toscana, Eugenio Giani e quello del Veneto, Luca Zaia, il quale sul Corriere della Sera nota: “Tifiamo tutti per la ripartenza il 10 gennaio, ma se ce lo consigliassero gli scienziati, non sarebbe una tragedia rinviare all’inizio di febbraio”. E ancora: “Ci vuole l’onestà intellettuale di avvisare i cittadini, se i dati epidemiologici dovessero peggiorare, l’ipotesi dello slittamento della data del ritorno in classe è sul tavolo”.
La bozza delle Regioni
Nel frattempo, le stesse Regioni stanno lavorando sul nodo della scuola. Alle elementari e in prima media, con quattro o più contagi in classe, è prevista una settimana la Dad e la quarantena per tutti gli alunni della classe, oltre al tampone (necessario quest’ultimo solo per i non vaccinati, se quelli con copertura vaccinale non hanno sintomi). Sotto questa soglia è prevista l’auto-sorveglianza per tutti e la raccomandazione di indossare la mascherina Ffp2, oltre a quella di astenersi dalla frequentazione di ambienti differenti da quelli familiari. In sintesi, è quanto prevede la bozza delle Regioni, che i vari governatori oggi discuteranno per illustrare la proposta al Governo.
Super Green pass per il lavoro
È chiaro che il tema caldo è quello dell’estensione del Super Green pass per il lavoro. Una questione che bolle in pentola e che, per adesso, appare complessa, soprattutto per quanto concerne il settore privato. Sul calendario, così, il cerchio rosso è disegnato intorno alla giornata di mercoledì 5 gennaio: domani, difatti, il Consiglio dei ministri dirà se le ipotesi in ballo diventeranno realtà (da febbraio?). Prima di tutto, però, dovrà essere trovata una sintesi in seno alla maggioranza. Il che è tutto dire, visto l’andamento in ordine sparso tra chi ha una posizione più rigorista (Partito Democratico, Forza Italia, Liberi e Uguali) e chi storce il naso (Lega e Movimento Cinque Stelle). Chi vivrà, vedrà.
Smart working nella Pubblica Amministrazione: sì e no
Il virus che viaggia e il ricorso allo smart working nella Pubblica Amministrazione, come richiesto dai sindacati. Una possibilità sposata pure da una parte del M5S ma rispedita al mittente dal ministro Renato Brunetta, propenso invece per il lavoro in presenza. Parallelamente, una nota del Dipartimento della Funzione pubblica sottolinea: “La normativa e le regole attuali già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato”. Aggiungendo: “La linea fin qui seguita dal Governo, grazie alle vaccinazioni, al Green pass e al Super Green pass, ha reso pienamente compatibile il massimo livello di apertura delle attività economiche, sociali e culturali con il massimo livello di sicurezza sanitaria”. Mentre Sandro Colombi, segretario della Uil Pubblica Amministrazione, chiosa: “A differenza del passato (marzo 2020) oggi le Amministrazioni hanno a disposizione strumenti normativi e contrattuali molto più efficaci per gestire con flessibilità e intelligenza l’organizzazione del lavoro da remoto”. Nel mezzo Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, a Repubblica afferma: “La recrudescenza del virus impone al Governo un’assunzione di responsabilità”. In sintesi, la richiesta è quella di un vaccino obbligatorio per tutti, non solo per i lavoratori.
La vendita delle mascherine Ffp2: che marasma
Volgendo lo sguardo sulle mascherine Ffp2, c’è l’accordo del Governo con le farmacie per la vendita al prezzo calmierato di 75 centesimi. L’intesa di massima con FederFarma, AssoFarm e FarmacieUnite è stata raggiunta dalla struttura commissariale del generale Francesco Figliuolo, di concerto con il ministero della Salute e sentito l’Ordine dei farmacisti. Eppure su Huffington Post, in un articolo di oggi firmato da Livia Paccarié, viene specificato: “L’accordo è stato raggiunto con le associazioni di categoria delle farmacie FederFarma, AssoFarm e FarmacieUnite, ma deve essere formalizzato, quindi non è ancora effettivo. Non riguarda inoltre gli altri rivenditori, come catene di supermercati e negozi di e-commerce. Il prezzo infatti varia da meno di 50 centesimi on-line, su Amazon o altre piattaforme, fino ai 2,50 euro che finora si potevano dover pagare in farmacia”.
Il “picco dei contagi”
Possibile picco di contagi nel nostro Paese, tra cinque-dieci giorni, dell’ondata pandemica relativa alla variante Omicron. Le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone” del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr): “Lo shopping per i saldi e la riapertura delle scuole potrebbero cambiare le carte in tavola, aumentando significativamente il numero di contatti tra le persone e soprattutto tra i più giovani, che al momento sono i più colpiti dal contagio: l’incidenza del Covid nella fascia sotto i 20 anni è tre volte più alta rispetto a quella delle persone dai 20 anni in su”.
di Mimmo Fornari