Un passo verso la localizzazione del deposito rifiuti radioattivi

lunedì 3 gennaio 2022


Mentre si torna a discutere del nucleare, riaffiora dal dimenticatoio anche un altro problema che troppo a lungo si è voluto nascondere sotto il tappeto, cioè quello dei rifiuti radioattivi. I rifiuti radioattivi non sono solamente quelli che provengono dalla pregressa gestione degli impianti nucleari, ma anche quelli a bassa e media radioattività derivanti da attività industriali, di ricerca e medico-sanitarie. L’Italia è rimasta uno dei pochi Paesi europei a non avere ancora individuato il luogo dove stoccare questi rifiuti, dotandolo delle necessarie misure di sicurezza. Le incertezze della politica e la prevedibile mobilitazione dei soliti comitati del “no” a tutto sono la causa di un ritardo che finisce per ripercuotersi nelle tasche degli italiani. Il protrarsi dell’immobilismo non ha ovviamente risolto il problema: i rifiuti trovano oggi stoccaggio in siti provvisori, in larga parte concentrati al Nord, oppure vengono trasferiti all’estero a caro prezzo.

A fare chiarezza sul tema è intervenuta la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, presieduta dal deputato Stefano Vignaroli, che ha affrontato l’argomento riuscendo nel miracolo di mettere d’accordo tutte le forze politiche. La relazione finale, approvata alla unanimità da tutti i parlamentari, non individua (e non potrebbe farlo) la collocazione del Deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi, ma riassume tutto lo scibile sull’argomento ponendo le basi per decisioni che si presentano sempre meno dilazionabili. Il tema si intreccia fatalmente con quello del caro bollette, sul quale il governo è intervenuto recentemente.

Difatti, ogni anno si pagano in media nella bolletta elettrica 300 milioni di euro per finanziare le dismissioni e per gestire i rifiuti radioattivi, compresi quelli a bassa radioattività. Considerato che la dismissione delle otto centrali nucleari italiane dovrà avvenire entro il 2035, è facilmente prevedibile che sino ad allora la spesa ammonterà a qualche miliardo di euro. Di qui l’esigenza, richiamata dallo stesso Vignaroli, di fare presto. Per motivi di trasparenza, sempre apprezzabili su argomenti che riguardano l’intera collettività, la relazione approvata dalla Commissione parlamentare è stata resa consultabile anche online.


di Andrea Cantadori