Diritti di proprietà: lo studio

venerdì 10 dicembre 2021


È molto interessante e utile leggere i dati dell’International property rights index 2021, promosso dalla Property Rights Alliance, dedita allo sviluppo dei diritti di proprietà. Non si tratta di turbo-capitalismo ma di democrazia, perché difendere il diritto di proprietà significa difendere gli individui dalla longa manus di dittatori o delle culture statolatriche in cui il “bene generale” coincide con quello imposto da poteri più o meno occulti. L’Indice dei diritti di proprietà 2021 vede nel suo board, oltre al presidente Hernando de Soto, il Direttore esecutivo ed editor Lorenzo Montanari, ex collaboratore de L’Opinione, poi trasferitosi negli Stati Uniti, dove in breve tempo è diventato responsabile Esteri della Fondazione Americans for tax reform di Washington.

I “diritti di proprietà” sono la base di un’economia prospera e giusta. L’Indice 2021 esamina il contesto di 129 nazioni con la grande capacità degli yankee di lavorare sui big data e darne conto con una veste grafica eccellente. In particolare, i diritti di proprietà sono collegati con altri indicatori sociali ed economici come il diritto di genere, il commercio illegale, la tassazione, la capacità di innovazione, la competizione come motore della crescita, gli investimenti, lo sviluppo sociale, la corruzione, l’efficienza e libertà delle reti web. Nel 2021 hanno direttamente collaborato all’Indice 125 organizzazioni di 73 nazioni.

La notizia da dare a questo punto è prevedibile: l’Italia tutela male i diritti di proprietà. Non è colpa del cinema o di Fedez, o della lettura del Sillabo marxista, o delle parole del papa gesuita venuto dall’Argentina, dove i “senza proprietà” sono certamente troppi (forse si dovrebbe pensare al perché una nazione che un secolo fa stava meglio della Svizzera si sia ridotta così a pezzi). Colpa del liberismo come ci fanno credere? No, colpa del peronismo in versione ultra-socialista e in veste da caudillo, cui vanno iscritti anche i leader delle giunte militari.

Veniamo ai dati. In Europa, l’Italia è penultima nella tutela dei diritti di proprietà, davanti solo alla Grecia: abbiamo un ranking di 6099 punti, la Grecia ne ha 5322. Al top la Finlandia con 8.078, superata dalla Svizzera con 8148 punti. Nel conteggio mondiale, l’Italia occupa il 44esimo posto. Se ci confrontiamo con un continente povero come l’Africa, vedremo che il Botswana ha un ranking quasi uguale al nostro: 5750 col 54mo posto su 129 nazioni considerate, il Rwanda ha 5942 punti e il 51esimo posto. L’Argentina certo sta peggio: 4702 punti e 97esimo posto. Ma il Cile ha una struttura politico-burocratica e giuridica migliore della nostra: 6589 e 31esimo posto. La Francia, statalista quasi come l’Italia, ci supera largamente, così come Germania, Spagna e le altre nazioni della Ue.

Le voci prese in considerazione

Molto interessante il dettaglio delle voci prese in considerazione. Per esempio, il Rwanda ha una valutazione pressoché nulla sulla protezione del copyright. L’Italia (44esima) è pessima nell’accesso ai finanziamenti bancari, e deludente nella difesa dei diritti di proprietà e di quelli di copyright; la Francia (22esima) è debole nella tutela dei brevetti e nella stabilità politica; la Spagna è pessima nella indipendenza dei giudici dal potere politico. La Germania (17esima al mondo) ha un solo punto relativamente debole: la stabilità politica. Venezuela e Haiti le nazioni ultime nel ranking. Poveri quei popoli, in tutti i sensi.

Le aree geografiche

Come già avevo avuto modo di rilevare dieci anni fa in una ricerca da me condotta sulle migliori public policy nelle diverse nazioni del mondo, l’area più avanzata politicamente e burocraticamente nel pianeta è l’Oceania (la Nuova Zelanda in particolare non è soltanto un paradiso naturale, ma lo è anche per la libertà dei singoli e per l’efficienza del servizio pubblico). Dopo l’Oceania, le aree più rispettose della proprietà individuale sono il Nord America e la Ue. L’area peggiore invece non è quella africana ma il Sud America.


di Paolo Della Sala