Spine migranti tra corridoi e muri

martedì 23 novembre 2021


Siamo all’infanzia dell’Asilo. Infatti, la civiltà occidentale, e con lei i Paesi democratici che la compongono, hanno firmato una Convenzione capestro (quella di Ginevra sui rifugiati) che doveva servire a dare conforto e asilo ai perseguitati politici della terra e che, invece, si è rivelata il passepartout per l’abbordaggio e l’assalto indiscriminato al welfare occidentale da parte di tutta un’umanità diseredata. Stiamo parlando, per capirci, di centinaia di milioni di persone, in assoluta maggioranza immigranti illegali rispetto al cui status il Politically correct ha volutamente sovvertito il senso, definendoli in modo neutro migranti. Una volta così inquadrati, il ricorso generalizzato al grimaldello della Convenzione impone ai Paesi firmatari di accogliere a priori chiunque faccia richiesta di asilo, con divieto di refoulement (respingimento). Costoro, pertanto, possono permanere legalmente sul territorio del Paese d’accoglienza in attesa che venga definita la relativa domanda d’asilo, indipendentemente dalla sua ragionevole fondatezza, anche se una innumerevole casistica ci dice che, in genere, la presunta persecuzione si basa su racconti sostanzialmente inverificabili!

Questi imponenti flussi migratori mettono a durissima prova le strutture legali dell’accoglienza nelle democrazie occidentali, che non dispongono per la loro gestione né dei mezzi materiali, né di quelli politici. Mancano, in generale, accordi bilaterali con i Paesi di provenienza per l’autorizzazione al rimpatrio, in modo che divenga efficace l’espulsione dei non aventi diritto, la cui mancata esecuzione alimenta oggi l’esercito degli immigrati senza titolo di soggiorno ma impossibili da allontanare. Costoro, rimangono così a tempo indefinito sul territorio nazionale del Paese ospitante, andando fin troppo spesso ad affollare la marea di diseredati e di marginali, vittime della criminalità organizzata, dei traffici di droga e della vendita ambulante non autorizzata di merci taroccate, provenienti dai mercati asiatici e cinesi in particolare. I migranti bussano in massa alle porte dell’Occidente con un mix inscindibile di prepotenza (grazie alla forza dei numeri) e di disperazione, per condividere un benessere materiale che rappresenta un bene sempre più scarso, nell’era della globalizzazione. Proprio a causa di quest’ultima, infatti, si è creata una forte disoccupazione di massa nei distretti industriali tradizionali e nelle middle class della borghesia urbana, controbilanciata in minima parte da milioni di nuovi posti di lavoro nelle tecnologie e nei servizi digitali, dei cui skill però sono del tutto sprovvisti i supposti migranti!

Con il bel risultato che l’arrivo in massa di immigrati non rappresenta affatto una risorsa economica, dato che si tratta di manodopera priva di formazione specifica che, quando va male va a gravare su di un welfare già alle corde e, quando va bene, viene ipersfruttata nei rami bassi dei lavori di fatica nei servizi (vedi il dilagante fenomeno dei raiders!), nei commerci e nella ristorazione. Questa umanità dolente si fa addirittura naufrago nelle acque del Mediterraneo per entrare a tutti i costi in Occidente, pronta a giocarsi la vita pur di poter presentare ai Paesi democratici rivieraschi, che offrono loro un porto sicuro di approdo, una finta domanda d’asilo. Ben sapendo che, comunque sia, al momento in cui avranno messo piede sul territorio della Nazione ospite, sarà praticamente impossibile rimpatriarli per le autorità che la governano. Si tratta, in fondo, di una violenza indiretta e di un sopruso fatto a danno dell’ospite, in quanto si pretende di entrare a casa altrui con uno stratagemma (consentito dalla Convenzione di Ginevra e da quella del mare) per poi rimanerci di fatto, anche quando si è espulsi o qualora la domanda d’asilo sia respinta.

Contro questo sopruso, nel caso prevalente in cui non viene riconosciuto all’asilante (che in questo caso diventa un profugo economico e un immigrato illegale) il titolo a soggiornare, si è di recente risvegliato il demone del sovranpopulismo evocato dalla sensazione dell’invasione e dalla minaccia di sostituzione etnico-religiosa delle popolazioni autoctone. Falso o vero che sia, l’Isis e il fondamentalismo islamico fanno di tutto per rafforzare i sentimenti negativi anti-immigrazione perché, in fin troppi casi, il bisogno economico dei migranti è solo la conseguenza della mala gestione politica da parte delle loro élites. I continenti di Africa e America Latina, ad esempio, hanno immense risorse di materie prime e di terra fertile, per cui, invece di costringerli a migrare, il mondo libero dovrebbe condurre una guerra a tutto campo contro chi li malgoverna. Sarebbe appena il caso, poi, a proposito di migrazioni, che anche le Autorità religiose di tutto il mondo scaglino quotidianamente i loro anatemi contro i responsabili veri, che non stanno in Occidente, denunciandone gli orrendi misfatti che generano povertà e inaccettabili diseguaglianze per i loro cittadini! Sotto questo profilo, i conservatori francesi sembrano avere l’occhio più lungo del nostro per guardare lontano, a proposito di immigrazione irregolare. Piuttosto incisivo, in merito, è Le Figaro del 16 novembre, con l’editoriale Crise migratoire: le bal des hypocrites (Crisi migratoria: il ballo degli ipocriti), a proposito della crisi alla frontiera tra Polonia e Bielorussia.

In buona sostanza, fa notare il quotidiano conservatore, tutto accade come se non esistessero le leggi europee e le relative procedure di ammissione, per l’ingresso degli stranieri extracomunitari che arrivano alle frontiere comuni. È lecito o no consentire che giovani uomini in buona salute si armino di cesoie e di picconi per abbattere le recensioni poste a difesa dei confini dell’Ue? E, come loro, si possono incentivare giovani altrettanto determinati a espatriare a ogni costo, disposti ad aggirare controlli e divieti grazie alle reti di trafficanti e di passeurs contattati su Internet? E come mai le Autorità di polizia europee non dichiarano una guerra a tutto campo contro questi reseaux criminali, spesso legati ai traffici di droga e ai finanziamenti destinati alla galassia jihadista? Sarebbe sufficiente un potente spyware, come il Pegasus dell’Nso israeliana, per assicurare alla giustizia i responsabili smantellandone i network criminali. Qualcuno dovrebbe spiegare ai contribuenti europei il perché non si passa all’azione in tal senso. Questa inazione determina la spiacevole condizione per cui l’Ue è l’unica organizzazione al mondo a essere ricattata (con successo!) da altri Stati. Vedi ieri la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan, e oggi la Bielorussia di Lukashenko.

Del resto, sono parecchi anni che l’Europa stenta a trovare una politica coerente per la gestione dei flussi migratori. Ed è proprio questa lassitudine che nutre il sogno di decine di milioni di potenziali migranti, pronti a partire a qualunque costo dall’Africa e dal Medio Oriente per raggiungere la nuova Mecca del welfare che, però, non ha né mezzi, né strutture e tantomeno spazi sufficienti per accoglierli e offrire loro una sistemazione appena decorosa. Così, ai numi tutelari di Bruxelles non resta che recitare il mantra vuoto delle buone intenzioni, evitando accuratamente di chiedere ai cittadini europei che cosa ne pensino a proposito di una società multietnica. In concreto, le domande serie alle quali dare una risposta sono le seguenti. Primo: quanti migranti siamo disposti ad accogliere? Secondo: vogliamo limitarci ai soli rifugiati politici, perseguitati nel loro Paese per aver promosso i valori europei? Terzo: intendiamo accogliere anche i rifugiati economici? Se sì: a quale ritmo e in base a quali condizioni? Risposte? Finora nessuna. Solo bla bla bla.


di Maurizio Guaitoli