martedì 9 novembre 2021
La prima volta che ho scoperto Daniele Capezzone è stato molti anni fa, in televisione, quando giovanissimo – poco più che ventenne – contestò molto vivacemente un mostro sacro della politica di allora, Achille Occhetto, onnipotente segretario del Pci-Pds. Devo dire che, inizialmente, fui disturbato dall’aggressività pannelliana del giovanotto, così irrispettoso nei confronti del maturo leader, ma poi, proseguendo nel dibattito, mi accorsi che nelle sue parole c’era invece una logica politica vera e consequenziale, mentre Achille Occhetto, piuttosto disturbato dal suo ardire, sembrava solo preoccupato di lasciar cadere dall’alto una sorta di “tu non sai chi sono io”. Quella logica si è sempre più affinata e approfondita negli anni e oggi Capezzone può essere considerato, a buon diritto, uno dei capofila in Italia di quella corrente conservatrice e liberale (liberale, non liberal) declinata nella versione radicale americana dei “libertarians”.
Una corrente che parte dalla considerazione dell’individuo, della persona, come protagonista principale anche della vita sociale e come espressione della libertà di tutti, in opposizione allo stato onnipresente, lo stato Moloch che, In Italia, è stato soprattutto rappresentato dalle sinistre, ma che non solo nella sinistra ha trovato sostenitori. Una destra capace di rappresentare e difendere l’individualismo, tutto questo si ritrova nel suo libro Per una Nuova Destra (Edizioni Piemme), lettura godibile e molto ben informata su tutto quel variegato mondo della destra anglosassone, in apparenza così simile, in realtà così diversa dalla nostra, che Capezzone ci mostra in maniera molto convincente e incisiva. Nel libro, tra l’altro una miniera di informazioni (Capezzone è uno dei rari politici di vere e buone letture), sono riportate una serie di enunciazioni fondamentali per capire quella destra, soprattutto americana, che si vorrebbe esistesse anche da noi, come quel concetto di Hamilton, tratto dai “Federalist papers”, in cui il filosofo politico spiega la sua opposizione ad un “Bill of rights” ad una enunciazione dei diritti da unire alla Costituzione, perché questo starebbe a significare che quelli solo sarebbero riconosciuti come tali, mentre per Hamilton il singolo ha in maniera assolutamente innata tutti i diritti, tranne solo quelli espressamente vietati, concetto evidentemente molto più generale.
Il liberalismo riformatore di Capezzone lo spinge a proporre una riforma dello stato basata su tre pilastri e un principio: Repubblica presidenziale, collegio uninominale, federalismo e sussidiarietà, riprendendo alcuni dei temi del primo centro–destra e dei referendum Segni, ma inseriti in una visione unitaria di Libertà molto coerente. L’autore non si limita però solo ad enunciare i principi che devono reggere una società basata su di una scelta liberale, mette le mani anche nella materia più squisitamente politica, parlando ai leader di destra e lamentando, in Italia, la debolezza di una componente radicalmente liberale nell’impasto di centro–destra che si oppone alla sinistra statolatria.
Lo stesso fa con la costruzione europea, con una critica puntuale al dirigismo ragionieristico che troppe volte connota l’azione della Commissione esecutiva, motivo non ultimo della crisi di consenso verso l’Europa. Alla situazione del vecchio continente l’autore contrappone quella di Gran Bretagna e Stati Uniti, in cui le forze che si oppongono al socialismo gli sembrano molto più risolute e consapevoli di quelle europee e anche qui possiamo convenire, pure se forse la sua ammirazione per il mondo anglosassone lo spinge a sottovalutare che oggi molte delle peggiori ubriacature, dall’ecologismo antiscientifico alla “Cancel culture”, vengono proprio da quel mondo, mondo che – tra l’altro – non sembra molto aperto ai “Not english speaking”.
Molte e sempre interessanti sono le tesi presentate nel libro, sempre contro corrente rispetto al mainstream collettivista (e rozzo) che va per la maggiore, molte e presentate con uno stile brillante e mai noioso (Capezzone sa usare la penna), che ci stimola a riflettere sulle ragioni profonde di un liberalismo libertarian che appare il solo capace, oltre che di difendere il mondo libero dalla minaccia islamica o cinese, di salvare assieme le ragioni della società aperta e delle nostre libertà personali.
Per una Nuova Destra di Daniele Capezzone, Edizioni Piemme, 256 pagine, 17,50 euro
di Giuseppe Basini