giovedì 4 novembre 2021
Tra le tante manifestazioni in occasione della ricorrenza della sepoltura del Milite Ignoto segnaliamo il ricordo che il Comune di Montecilfone, in provincia di Campobasso, alla presenza del sindaco Giorgio Manes, ha voluto tributare a Costanzo Sforza. Il sergente maggiore del Reggimento Cavalleggeri – Ussari di Piacenza cadde il primo novembre del 1918 nelle Valli di Tiriton Spert, provincia di Belluno. Come riferito dal commissariato generale per le Onoranze ai caduti del ministero della Difesa, si presume che i suoi resti siano tra gli ignoti del Sacrario Militare di Pocol a Cortina d’Ampezzo. Decorato alla memoria al valor militare con medaglia di bronzo.
Alla cerimonia hanno partecipato numerose autorità civili e militari e anche associazioni combattentistiche d’arma provenienti da diverse parti d’Italia. In particolare il Gruppo Alpini di Spert Cansiglio ha realizzato un cippo commemorativo con targa sul presunto luogo di morte del cavalleggero molisano. In rappresentanza della Regione Molise hanno presenziato Vincenzo Niro e Aida Romagnolo, inoltre i sindaci di diversi paesi limitrofi e della provincia di Belluno e il presidente nazionale dell’Anac, Associazione nazionale arma di cavalleria, maggiore Alipio Mugnaioni.
Nel centenario del Milite Ignoto molto si dice e si è detto degli avvenimenti che portarono la bara di quercia lungo l’Italia fino a Roma eppure non si è dato risalto anche alle valutazioni che portarono alla scelta del luogo di sepoltura. La decisione di costruire un monumento al Re Vittorio Emanuele II o Vittoriano, oggi Altare della Patria, risale al 1878. Al concorso internazionale parteciparono 293 progetti e risultò vincitore quello dell’architetto francese Henri-Paul Nénot che prevedeva la collocazione dell’edificio all’inizio di Via Nazionale. L’assegnazione dei lavori però fu sospesa e poi revocata perché si trattava in realtà della replica di un’opera precedente realizzata oltralpe nel 1877. Un secondo concorso, dall’architetto Giuseppe Sacconi, portò alla posa della prima pietra nel 1885 e fu inaugurato nel 1911 nel cinquantesimo della Unità d’Italia.
Percorso altrettanto discusso fu quello della scelta del luogo dove dare sepoltura al Milite Ignoto. L’attuale collocazione fu in realtà una seconda scelta. Tra le varie proposte vi fu quella di collocare la salma nel Pantheon, cosa che avrebbe avuto una forte valenza simbolica, ma il Parlamento decise che il tempio doveva essere riservato ai reali italiani così si “ripiegò” sull’edificio di Piazza Venezia dove dal 4 novembre 1921 riposa il soldato italiano scelto tra undici salme alle quali non era stato possibile dare un’identità. La consuetudine di utilizzare in modo simbolico l’Altare della Patria è stata ripresa, dopo un lungo periodo di declino, dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (non Azelio) a partire dal 2001.
La memoria del “soldato di tutti” è davvero stato un momento unificante per il Paese. Oltre alle cerimonie però non andrebbero dimenticate mai le ferite di una qualsiasi guerra e magari anche i tanti errori di una parte dei nostri ufficiali di allora. Montecilfone, a distanza di secoli, conserva ancora un modo di dire ereditato dalle sue antiche tradizioni albanesi “Ghijaku shprjshur” e significa “sangue disperso”. Non importa che sia di vittime innocenti, di nemici o di eroi, onoriamo questi sacrifici continuando a costruire quella stessa Italia per la quale sono morti tanti soldati senza nome.
di Quintino Di Marco